La favola dell’orso e la casa col camino
C’era una volta un orso che viveva da solo su una montagna.
Aveva una casa tutta di foglie: i muri erano di foglie, il letto era di foglie, la cucina era di foglie e anche il televisore era fatto di foglie. Nella sua montagna trovava ghiande, castagne, funghi, fragole, patate, miele e tutto quello che gli piaceva. Era grande, grosso e forte e non soffriva mai la solitudine. Ma arrivò l’inverno e portò un freddo freddissimo che non si era mai sentito.
Una notte, mentre dormiva nel suo letto di foglie, nevicarono fiocchi grandi come batuffoli di cotone. L’orso non si accorse di niente perché quando la neve cade non fa mai rumore. Quando si svegliò, aprì la porta di foglie e vide tutta la montagna coperta di neve. Pensò che si sarebbe divertito a rotolarsi e diventò subito un orso bianco di neve. Poi, gli venne una gran fame. Scavò nella neve per trovare i funghi ma sotto la neve c’era altra neve e sotto ancora neve. Allora cercò delle ghiande vicino a un albero ma sotto la neve trovò sempre e solo neve.
Passarono i giorni e l’orso non aveva più mangiato neanche un chicco di grano. Era dimagrito, triste e debole. Non aveva più la forza di scavare e faticava anche a camminare. Pensò che presto sarebbe morto di fame. Con le poche forze rimaste, salì in cima alla montagna e guardò la valle che stava sotto. Lontano lontano vide una grande casa col camino che fumava e, attorno, tanti animali felici: mucche, galline, conigli, oche, cavalli, maiali e un vecchio cane. Pensò di scendere dalla montagna ed arrivare fin là per mangiare tre galline, due conigli e un bel maialino grasso. Così, non sarebbe morto di fame.
Partì subito e la discesa fu facile e veloce. Ma poi arrivò nella valle e scoprì che quella casa, in realtà, era molto lontana. Quando ormai era buio, arrivò finalmente a quella casa. Purtroppo per lui, tutti gli animali erano già a dormire nelle loro casette: le galline nel pollaio, le mucche nella stalla e anche le api erano nell’alveare. Non c’era niente da mangiare per l’orso stanco e infreddolito. Il cane dormiva nella sua cuccia.
L’orso, in silenzio, si avvicinò ad una finestra e guardò dentro la casa. Tutta la famiglia era seduta a tavola. Dal camino usciva un profumo di carne abbrustolita, formaggio fuso e pane scaldato. Aveva una fame terribile e così graffiò la porta con le unghie e si lamentò:
“Sono il vostro cane e sono molto affamato. Tutti i giorni faccio la guardia alla vostra casa e ogni sera porto gli animali nelle loro casette. Ho bisogno di mangiare!”.
Subito, i padroni della fattoria prepararono una grande ciotola con latte caldo, pane, tre uova fritte, riso, salame, una pizza, dieci polpette e sette caramelle.
Quando aprirono la porta, col buio non si accorsero che non era il loro cane ma un orso, che a forza di dimagrire era diventato piccolo come un cagnolino. L’orso divorò tutto, ingrassò di dieci chili e si addormentò. Ma il profumo di quel cibo arrivò fino al naso del cane che si svegliò di soprassalto. Cominciò a graffiare la porta con le unghie e si lamentò:
“Sono il vostro cane e sono molto affamato. Tutti i giorni faccio la guardia alla vostra casa e ogni sera porto gli animali nelle loro casette. Ho bisogno di mangiare!”.
I padroni della fattoria si guardarono negli occhi e il nonno disse:
“Non può essere il nostro cane, gli abbiamo appena dato una grande ciotola piena di cibo!”. Andarono tutti alla porta con una grossa pila e videro che era proprio il loro cane che stava bussando, affamato e infreddolito. Chiese il nonno:
“Ma allora, chi ha bussato alla nostra porta poco tempo fa?”.
Uscirono tutti e videro un orso che dormiva vicino alla cuccia del cane. Prepararono subito un’altra grande ciotola per il loro cane con latte caldo, pane, tre uova e tutto il resto. Poi, presero l’orso addormentato e lo portarono dentro casa, davanti al camino. L’orso, con quel calduccio, si svegliò, ma trovò nove persone arrabbiate che gli chiedevano:
“Da dove vieni?”, “Perché hai fatto finta di essere il nostro cane?”, “Volevi mangiare tre galline, due conigli e magari anche un bel maialino grasso?”.
L’orso non ebbe il coraggio di dire bugie. Raccontò della grande nevicata, delle ghiande e dei funghi sepolti sotto la neve, di quanto era dimagrito e di tutte le forze che aveva perso. Confessò che voleva mangiare qualche animale, ma solo per non morire di fame.
Dopo quella storia così triste nessuno era più arrabbiato con l’orso. Anzi, il nonno gli fece una proposta:
“Se ci prometti che non mangerai i nostri animali puoi restare qui fino a quando la neve si sarà sciolta. Dormirai davanti al camino e mangerai con noi.”
L’orso accettò entusiasta e mangiò così tanto che ingrassò di cento chili. Tornò forte come prima della grande nevicata. Poi, una mattina, guardando la montagna, vide che non era più bianca ma era verde, verde di primavera. Ora, poteva ritornare nella sua casa di foglie.
“Vieni da noi anche il prossimo inverno” lo invitò il nonno.
L’orso salutò e ringraziò tutti.
Salì sulla montagna veloce come una lepre. La sua casa di foglie era lì dove l’aveva lasciata ma aveva cambiato colore: non era più marrone come il suo pelo ma era tutta verde, verde di primavera.