La favola vera

Ho letto un post che iniziava così

LA FAVOLA BELLA
Raccontateci una storia. Raccontatela bene e fateci credere che sia vera.
...

Ed io, accogliendo l'invito, ho scritto la mia favola bella.
Che non è una favola bella, è una favola vera.

La Favola Vera
Mia figlia ha svolto a casa un compito d'italiano bellissimo.
Ha sempre delle belle idee e sviluppa pensieri profondi, ma quello svolgimento li superava tutti.
"Lo faccio pubblicare", pensai.
Il giorno dopo mia figlia torna a casa e racconta che la professoressa aveva letto il compito a tutta la classe.
La professoressa aveva la voce rotta dall'emozione, mentre tutti i compagni gli occhi lucidi di lacrime. 
Avevo avuto ragione a considerare quello svolgimento bello: era tanto bello che la professoressa aveva trattenuto il compito.
Sono riuscita a recuperarlo quattro mesi dopo.
A seguito della mia richiesta, la professoressa dapprima mi aveva 'rifilato' una fotocopia del compito.
"Ah, carina!", pensai io, che sono molto più prosaica di mia figlia, "Tu ti tieni la fotocopia. A me dai l'originale".
Naturalmente quando le ho fatto presente il mio lieve disappunto non mi sono espressa in questi termini.
In principio per la pubblicazione avevo pensato a qualche testata nazionale. Megalomane.
Poi, vuoi per pigrizia, vuoi per riduzione della megalomania, mi è tornato in mente di avere contatti diretti con due direttori di fogli locali.
Uno, mio compagno di scuola, dirige un quindicinale pubblicato nella mia città natale.
L'altro un periodico nella città che mi ha adottato di recente e che si stende ai piedi di una collina sulla cui cima si erge un castello, circondato da un parco, che hanno il mio cognome.
Il mio compagno di scuola ha riconosciuto che il brano era molto duro, bello, intenso, vero, ma la tipologia dell'articolo non trovava spazio nella loro linea editoriale.
Invece il direttore del periodico della mia città d'adozione propose di pubblicare il tema con il nome e la foto di mia figlia.
Mia figlia era lusingata.
Io avevo pensato ad una pubblicazione anonima per discrezione dato l'argomento molto delicato: i diritti dell'infanzia e dell'adolescenza.
In tutto questo non avevo mai chiesto il parere del padre, il quale, interpellato, pose il veto in quanto non d'accordo con l'indirizzo del periodico che aveva accettato, mentre non avrebbe avuto obiezioni nel caso del quindicinale della mia città natale.
Chiusa la faccenda.

Arriva giugno e mia figlia sostiene l'esame che chiude quel suo ciclo di studi.
Al termine della prova orale, la preside, che presiedeva la commissione, si è alzata in piedi ed ha iniziato un discorso con le parole: <<Sei stata tu a dare a noi una grande lezione...>>.
Alla fine del discorso, tutti i professori si sono alzati in piedi ed hanno tributato a mia figlia un lungo applauso.
È stato un momento molto emozionante.
Fine della favola vera.

No, c'è un prosieguo.
Tre mesi dopo è stato il compleanno di mia figlia e la sorella minore come regalo le ha scritto una poesia.
Una bellissima poesia.
E ho ribussato alla porta del mio amico direttore del quindicinale della mia città natale e gli ho proposto questa poesia.
Una poesia è perfettamente in linea con le strategie editoriali del suo giornale che da quasi un anno prevede proprio una rubrica per le poesie scritte dai lettori.

Fine della favola vera.

Le favole 'finte' raccontano tutte le peripezie che passano i protagonisti per poi giungere al lieto fine: "e vissero per sempre felici e contenti".
La favola vera ha raccontato solo cose belle. Qual è il finale di una favola vera?
"Attento dottore, il diavolo è in agguato".
Rubo la frase al finale della prima serie (l'unica che valga la pena di vedere) di 'Betty la fea', telenovela colombiana.
E' l'accorto padre di Betty a pronunziare questo avvertimento al genero.
Davanti l'altare al quale gli sta consegnando la mano della sua preziosa Betty.
"Attento dottore, il diavolo è in agguato".