La favola Y
Che dici se ti racconto una favola, Sandro? ‐Una favola tipo c'era una volta, Cobra?‐.
Sì, Sandro. ‐Ok dai, Cobra. Perché no?‐.
Allora ovviamente c'era una volta una fanciulla carina carina, Sandro e viveva in una povera casa piena di poveri fratelli, poveri nonni e povera mamma, sottomessi ad un bruto padre terribile, Sandro. E vagando nel bosco alla ricerca di cibo e legna, Sandro, codesta fanciulla una mattina si perse spaventandosi, non appena ne fu consapevole, senza equilibrio alcuno. E venne il temporale, Sandro e l'impaurita fanciulla cammina cammina e vennero i fulmini, Sandro e la terrorizzata fanciulla cammina cammina e vennero i lupi, Sandro e questa fanciulla cammina cammina e vennero gli orsi, Sandro e la fanciulla cammina cammina e venne la notte, Sandro e fanciulla cammina cammina e venne il gufo, Sandro e cammina cammina e vennero scricchiolii inquietanti nel buio, Sandro e cammina cammina e vennero parecchie albe liberatorie, Sandro e cammina cammina, cammina cammina, cammina cammina la fanciulla infine si rese conto d'essere rimasta incinta, Sandro. Non so se comprendi, Sandro. Ora non era più perduta nel bosco, Sandro, ora il bosco rappresentava il solo luogo sicuro in cui sottrarsi dai rimbrotti dei grandi e dalle vergate violente del padre. Che peraltro, non appena realizzato la perdita, nel frattempo, Sandro, si dava da fare preoccupato, organizzava squadre di ricerca ed aveva ingaggiato perfino un principe azzurro, di pronto intervento, nel caso la sua creatura fosse caduta nei malefici d'una strega. Ma lei cammina cammina si nascondeva sempre meglio e cammina cammina s'allontanò inesorabilmente. I fratelli piangevano, Sandro, i nonni disperavano, Sandro e non ti dico i numeri della madre, Sandro.
Uno strazio struggente quella dimora, Sandro. Bensì il padre inalberato non s'arrese mai e continuò a cercare, a perlustrare, a chiedere ed a informarsi su avvistamenti fugaci o misteriose fanciulle sconosciute di passaggio, finché, ventisei anni appresso, finalmente la riconobbe in una senzatetto della capitale. E lei insieme lo riconobbe e l'emozione d'entrambi scaturì in un tenero abbraccio ed in una domanda dalla voce roca e grezza, Sandro. Perché non tornasti fanciulla?
All'inizio cammina cammina mi persi padre, fu la risposta e cammina cammina vagai per ritrovare la strada, se non che cammina cammina ad un certo punto mi ritrovai gravida, padre e cammina cammina realizzai di non sapere assolutamente nulla di chi potesse ritenersi il papà, né della maniera in cui fece in modo di potersi ritenere tale e dunque cammina cammina con paura e vergogna decisi d'andarmene, padre.
Per così poco fanciulla mia? sbottò l'uomo. Su dai torniamo a casa. Tutti t'aspettano e bastava lo chiedevi a me chi era il papà fanciulla cammina cammina. Tu non hai niente da nascondere e non hai nessuna colpa fanciulla cammina cammina. Sarò anche un orco, però so riconoscere ed accettare gl’indotti che ottengo allorché, ubriaco, perdo la testa libidinoso fanciulla cammina cammina. Li so ammettere ed accogliere e per il resto qualcuno ha voluto nel violento frangente svenisti ed è ottimo, credi, il non ricordi conseguente fanciulla cammina cammina. È ottimo e. E così andò Sa. Sandro. ‐E vissero felici e contenti, Cobra?‐. Non sviare, Sandro. M'avevi chiesto se la favola iniziava con c'era una volta, non se finiva e vissero felici e contenti ed adesso, Sandro, non sarà una caduca morale pseudo universale da fiaba a decidere, per tutti, s’avrebbero potuto ancora vivere felici e contenti insieme, Sandro, ma il senso in merito che hai tu, Sandro.
Il senso in merito che hai tu Sa. Sandro.