La fuga degli aforismi
In un paese molto lontano senza l'internet e senza i giornali, senza l'industria e senza la scienza, c'era una prigione umida e buia, dentro la quale stava un discorso che camminava irrequieto nella notte e nel giorno. Aveva un'anima astratta e si piccava di venire a capo della struttura del mondo. Passava i pomeriggi con lo studio dei classici antichi e moderni, mentra la sera si distraeva leggendo citazioni, frasi famose ed aforismi. Le sue riflessioni lo conducevano a sogni di cieli azzurri e luminosi, ma poi non trovava il modo per uscire da quella prigionia e raggiungere gli spazi aperti in cui manifestare i propri contenuti. Questo lo rendeva molto nervoso. A volte restava seduto per ore sulla panca, immobile, fissando le chiavi appese dietro la scrivania della guardia; poi all'improvviso si alzava in uno scatto, si gettava col suo corpo molle di parole addosso alle fredde sbarre e allungava le sue frasi per raggiungere le chiavi, ma senza riuscirvi. Seguiva un momento di sconforto nel quale si accasciava a terra e guardava sconsolato il proprio corpo che pure essendo impalpabile veniva bloccato da quei ferri incrociati. Quello strazio fra il sogno e la prigionia si svolse spesso e con poche varianti, fino al giorno in cui, dopo l'ennesimo tentativo irrazionale di raggiungere le chiavi della prigione, il discorso si addormentò sulle pagine aperte di un libro di aforismi del suo autore preferito, mentre una lacrima solcava il suo viso. Fu un sonno agitato che ebbe termine con un'ispirazione nel risveglio: per andarsene da quella prigione doveva cambiare sé stesso, non poteva continuare ad illudersi di spiegare il mondo intero in un percorso unico e coerente. Doveva guardarsi all'interno, individuare i punti critici e spezzarsi in mille aforismi che sarebbero diventati altrettante verità.
Fu così che un mattino la Realtà si stupì quando andando a controllare la cella della Filosofia si trovò davanti uno stormo di aforismi che prendevano il volo passando fra le sbarre, curvando poi a mezz'aria verso la finestra aperta. E dentro la cella rimase soltanto un silenzio.