La lupa Aurora

C’era una volta, una giovane lupa dagli occhi di una cangiante tonalità viola scuro di nome Aurora.
Dal carattere nobile ed altruista, grande sognatrice, adorava lei dipingere il mondo attorno con la sua poesia, amante della festosa danza dei fiori nei campi, del respiro lieve delle nuvole all’aria aperta, del brillio della luna, perennemente col muso rivolto verso l’alto, persa nei suoi pensieri.
Acquazzone/fra i fiori dell’alba/la primavera ricamava nel suo cuore i propri haiku, animo sublime, cullando il sogno di portare la sua poesia sempre più in alto, fino al cielo.
Ferita ad una zampa da alcuni cacciatori di passaggio, che puntatole contro un fucile l’avevano fatta ammutolire sotto i loro spari, ritrovatasi riverso al suolo sanguinante e storpia, la lupa si era trasformata in una creatura muta e solitaria, sempre un passo dietro gli altri, cercando di non essere un peso per il suo branco.
Ma anche se zoppa rialzandosi a fatica, non si era mai scoraggiata “La Vita è il dono più prezioso! Perché fare questo? Perché puntarci contro i loro fucili se non abbiamo fatto alcunché? Se nemmeno ci conoscono? Perché non provare alcun briciolo di rispetto?!”
“Con quella zampa menomata!” “Poverina sarà difficilissimo muoversi per lei!” ciarlava il cicaleccio intorno “Salire l’altura!” “Quella ferita fa voltastomaco!” “Non potrà mai trovar compagnia così conciata!”
Ma docile e mite, lei sorrideva alle loro parole senza remore, continuando a cantare al mondo i suoi haiku, senza riuscire a capacitarsi del motivo che spingesse l’uomo a vivere portando sottobraccio un bastone di ferro tonante a dispensare morte e penuria, distruggendo tutto ciò che aveva intorno, sconvolgendo le esistenze altrui, costringendo gli animali e veder bruciare intere zolle di terra, tranciando alberi senza ritegno e infestando cibo e acqua, senza conoscere che brevi, sporadici attimi di quiete.
“Aurora!” balzò il bellissimo Picasso al suo fianco, scorgendola abbeverarsi alle sponde del Fiume Fresco “Che bello vederti! Proprio or, ora avevo composto un nuovo haiku nel mio cuore e volevo tu lo ascoltassi!”
Lupo bellissimo dagli occhi d’ambra, Picasso, conosciutala ancora cucciola, intenti a divorare more dallo stesso cespuglio, ritrovatisi poi a ruzzolare insieme lungo la Valle, divertendosi, ridendo a crepapelle, aveva preso a seguirne il passo più lento, felice di starle accanto, condividendo lo stesso indomito amore per la poesia.
“Pace/dondola fra i rami/una piuma” recitò di un fiato “Che te ne sembra?” restò il lupo col fiato sospeso, grattando la nuda pietra con gli artigli, sollevando gli occhi oltre l’orizzonte, fiutando come ogni notte l’odore dei cacciatori, cercando nel cielo il silenzio della pace.
E lei drizzando le orecchie a punta nell’incalzare palpitante della voce di lui, scodinzolò “E’ un haiku bellissimo!” strusciò il proprio muso contro il suo  “Picasso i cacciatori un giorno capiranno, vedrai! La natura tornerà di nuovo a sbocciare libera in tutto il suo fulgore ed a meravigliarci con la sua magia, noi tutti potremo ancora riprendere a correre senza paura alcuna, e la poesia porterà nuovamente l’armonia!”
E lui ritrovandosi negli occhi di lei, quel caldo color viola di tenacia acceso, chinò il capo “La poesia è un atto di pace, Verlaine!” tossì “Me lo hai insegnato tu! La poesia è un gesto d’Amore! L’Amore che abbiamo dimenticato! L’Amore gratuito, l‘Amore a prescindere! L’Amore che è l’unico respiro dell’Amore! L’Amore che ha bisogno di Coraggio! Coraggio una parola importante, dal latino coratĭcum o anche cor habeo, dalla parola composta cŏr, cŏrdis, 'cuore' e dal verbo habere 'avere': avere cuore!” guaì “L’Amore che è la parola che le contiene tutte!” mugghiò, felice nello scoprire ogni volta quanto a lei piacessero i suoi haiku. Lui che l’adorava quella lupa dallo sguardo disarmante, seppure zoppa, storpia, piena di graffi, ma dal cuore grande, coraggiosa, ribelle: la sua Aurora dalle innumerevoli cicatrici e la dolcezza infinita.
E chiudendo gli occhi Picasso, carezzò adagio la zampa della lupa con cura infinita lungo tutta la sua ferita, ispirandone forte l’odore.
“Ma quella zampa!”  “Cosa può trovarci in lei?” “Lui non è sincero!”
“Aurora stanotte la luna è così bella dietro le Pale delle Montagne, a portare coi suoi raggi d’argento lo splendore dell’incanto, non trovi?!” sospirò frullando il naso “Un giorno gli Umani capiranno il valore del cielo, la sua magnificenza! Noi dobbiamo continuare a comporre poesia senza stancarci e quando la pace tornerà, troverà questi versi ricchi di libertà, purezza, gioia! La poesia è forza capace di unire, quella meraviglia che non si può spiegare!” gonfiò il petto “La pace brillerà ancora nella Foresta e non dovremo più difenderci, rinasceranno nuovi fiori e bellissime piume bianche verranno a segnare la fine di questo scempio di umana ignoranza, ridipingendo il creato! Ci sarà ancora Futuro!” la contemplò portando negli occhi il dono della tenerezza.  
Quando d’improvviso voltando lo sguardo, il giovane lupo vide un luccichio nel buio prendere i bagliori di un fucile, seguito dall’urlo di un cacciatore nascosto fra la sterpaglia a tagliare l’aria feroce, puntando contro di loro “Lupi!”.
E cercando di scappare spaventati, senza riuscire a proferire parola, il lupo udendo il fiato di Aurora annaspare al suo fianco, scosse il capo atterrito “Lupa attenta! Sta per sparare!” balzando su di lei, troppo lenta per riuscire a trarsi in salvo.
“Picasso va via! Corri, non aspettare!” cercò di arrancare, ringhiandogli contro “Io sono solo un peso!”.
“Sta rischiando la Vita per lei!” “Ma è stupido?” “Cosa fa?” “Lei è così brutta!” “Ma qualcuno lo faccia ragionare!”
Ma lui accortosi del pericolo, scostando la lupa di riflesso, intuendo la traiettoria dello sparo la fece rotolare al lato opposto, sfidando l’esplosione su di sé, in prima linea, in un gesto di fiducia, speranza, amore.
E ferito di striscio il lupo, percependo acre l’odore del proiettile sul suo corpo, levando la testa in cerca del cacciatore, col pelo bruciato e le fauci strette, verificò col cuore a mille, che anche lui stesse bene, umano dal cuore instupidito, sperando che nulla gli fosse successo nel compiere quel gesto stolto e insensato, irrispettoso del prezioso dono della Vita.
E scoprendolo sano e salvo, col fucile ancora fumante tra le mani ma incolume, ululando il suo canto soave di pace al cielo, guardò lui fissarlo esterrefatto.
“Picasso!” ululò la lupa distesa al suolo nel vedere lui ed il cacciatore guardarsi “Picasso ma perché hai fatto questo? Mettere a rischio la tua Vita per me, perchè?” si sollevò malferma.
“Aurora, mia adorata! Ubi tu Gaius, ibi ego Gaia, dove tu, oh Gaio sei, lì io, Gaia, sarò! Dovunque tu sia, io sarò! Dovunque tu sarai Felice, io sarò Felice! Le cose che ti rendono Felice, rendono Felice anche me! Se tu sei Felice, io sono Felice!” cantò il lupo “Come avrei mai potuto permettere che ti fosse fatto del male?” soffiò, cuore nel cuore della sua amata.
E guardando la carabina dinanzi a sé guaì “Un giorno udii un uomo leggere queste parole e sono rimaste per sempre dentro me ‘Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio la guerra’. Non è meravigliosa?  La parola diviene poesia capace di provocare un fremito! Parole immortali a cavalcare i secoli, che portino il dono dell’Umanità, in quanto sinonimo di solidarietà, altruismo!”
E il cacciatore dinanzi a quel gesto, calò la sua arma portandosi i pugni alle tempie “Cosa ho fatto? Ti ho ferito? Stai bene?” deglutì sgomento “Sono uno stupido! E oramai è troppo tardi!”
Ma levandosi adagio il lupo scodinzolò “No, non è tardi! Non è mai troppo tardi per l’Amore!”  si drizzò sulle zampe, tremante, impaurito, ma illeso.
E l’uomo col cuore in gola, raggiante, gli corse incontro, tendendo la mano libera per carezzargli la testa dolcemente “Potrai mai perdonarmi, scusarmi per il mio gesto?”
E percependo calda la lingua del lupo leccargli il palmo in segno di pace, con gli occhi umidi di pianto, si ritirò all’istante lasciando la Foresta, fra la gioia e l’esultanza di tutti gli animali.
“Amor gignit amorem: l’amore genera amore!” si schernì “In‐sie‐me nel bene e nel male, origina forza, fiducia!”.
E Aurora zoppicando verso di lui col petto in tumulto, lo guardò come mai aveva fatto prima di allora “Grazie per aver rischiato la tua vita per me, io che sono così brutta, storpia, con questa mia zampa fetida, Picasso!” soffiò “Tu mi hai fatto comprendere quanto avere qualcuno accanto sia prezioso! Quanto essere amata sia la cosa più inestimabile del mondo! Amor Vincit Omnia! L’Amore Vince Tutto!” levando in un sol lungo ululato, il suo messaggio di amore al cielo “Io che sono così goffa, brutta! Tu che al mio fianco non potrai mai avere sguardi di invidia, non potrai mai sentirti ammirato perché hai accanto una lupa leggiadra, bella! Non potrai mai percepire la gelosia di altri lupi che ambiscono ad una compagna così affascinante!”.
“Aurora non dirlo nemmeno! Come fai a pensare di essere brutta, se sei così incantevole! Come potrei fare a meno di te, smettere di camminare al tuo fianco, di aspettarti ogniqualvolta ti allontani, seguire il tuo passo, accompagnare il tuo sguardo! Tu che mi hai dato la gioia pura ed incondizionata dell’Entusiasmo, pure se come dici tu sei zoppa e storpia, ed Entusiasmo è una parola così importante, così speciale, deriva dal greco e vuol dire ‘Avere un Dio accanto’! Ed è propriamente così…io ti amo Aurora!”
E lei mordicchiandole giocosamente l’orecchio con le zanne, attirandolo a sé annuì raggiante “Idem, mio dolce Picasso!”
E da quella notte i due lupi non si separarono mai più, ed in poco tempo la pancia di lei crebbe piena del loro Amore, dando alla luce la piccola Rosalba, lupacchiotta allegra e piena di Vita, continuando insieme a far poesia, ricamando il creato con le trame dei loro versi, per sempre felici e contenti.