La mano
Al cinema, in proiezione il film della Cortellesi: "C'è ancora domani". Seduta in platea, terza fila, un silenzio assoluto avvolge la sala. Passono le immagini di una pellicola in bianco e nero, la trama è sempre la stessa. La protagonista una donna che soffre, un tacito dolore che avvolge e porta lontano. A rappresentare un'altra donna, vittima di un essere senza scrupoli che impone la sua volontà con la forza. La mano alzata a marcare un territorio, il suo. Basta, non ci sono abbastanza parole per parlare dell'ennesimo femminicidio. La mano che afferra e distrugge, troppe volte, visto e rivisto. I segnali ci sono sempre, episodi che fanno riflettere, ma non so per quale motivo non riusciamo a coglierli in tempo. È subdolo quel dolore silente, quel grido si infila sottopelle, attanaglia prima ancora di rubare la vita. Per te Giulia non ci sarà più un domani, tutti i tuoi sogni annegati in quell'acqua che non potrà mai lavare le coscienze.
(Ho sperato fino all'ultimo, purtroppo non è andata così)