La mia liberazione
Di quella sera, avevo cinque anni, ricordo il piacere di una trasgressione. La sensibilità ignorata di un bimbo è superiore ad ogni adulto. Ci sono sensazioni che restano scolpite nel nostro DNA per una vita. E tu cosa ricordi della LIBERAZIONE? Un piacere sensuale che mi viene dalla pianta dei piedi.
Oggi a 80 anni, passeggiando per la campagna calabra di Scalea ho scorto un campo di erba medica. Intatto il ricordo di quel momento. Corriamo io ed Ernestino nei campi di erba medica per conigli che dividono le nostre abitazioni, a Villa Adela, Serravalle Scrivia. Il tramonto è già avanzato. Quel suono dei gambi di erba medica che si frantumano sotto le nostre suole. Un fremito che sale su per le gambe. Se ci vedesse il contadino! Stiamo volando, tra salti ed inciampi. Felici. Lasciamo una doppia scia di verde calpestato. Sicuramente è la trasgressione ad acuire il piacere. Ad un tratto Ernestino urla.
‐“Lucio, guarda lassù, il sentiero della pietraia!” ‐
Una fila nera, silenziosa di uomini scendono di costa in silenzio. Intravvedo i fucili in spalla. I tedeschi, vicini di casa, con la batteria antiaerea sono muti, alle nostre spalle (solo dopo saprò che erano fuggiti già da tempo)
‐ “I partigiani, Lucio, i partigiani ci vengono a liberare!”
L’unico suono nella vallata, la voce di Ernestino. Arriviamo trafelati alla villa della Nuccia. Il setter ci viene incontro e ci sbava i volti.
‐ “Ma dove siete mai stati, ragazzi? Eravamo in angoscia per voi.”