LA PICCOLA PRINCIPESSA ESTERINA
C’era una volta, in un castello fatato, sulla cima di un’alta montagna ricca di ogni varietà di alberi, fiori e animaletti, la piccola principessa Esterina.
Esterina era piccola piccola e nonostante avesse già dieci anni, non riusciva a crescere come tutti gli altri bambini e come i suoi due fratelli.
E loro, Giacomo e Giovanni, la prendevano sempre in giro perché non riusciva ad arrivare neppure al tavolo dove pranzavano.
I suoi genitori, re Michele e regina Margherita, non riuscivano a spiegarsi perché la loro figlia non crescesse normalmente come tutti gli altri bambini. Tutti i medici del regno, li avevano rassicurati che Esterina stava benissimo, godeva di ottima salute, che non aveva alcuna malattia, ma che sicuramente sarebbe rimasta piccola per sempre. Il che, causava loro tanto dolore e dispiacere.
Esterina, dal canto suo, viveva nel suo piccolo mondo solitario, all’interno della sua cameretta, arredata per lei proprio con mobili adatti alla sua misura. Il lettino era piccolo piccolo; l’armadio era piccolo piccolo; i suoi vestiti erano piccoli piccoli, i suoi giocattoli erano piccoli piccoli. L’unica cosa che rendeva unica la piccola Esterina erano i suoi capelli, dal magnifico color nocciola e che le continuavano a crescere senza mai fermarsi. Nonostante le venissero tagliati in continuazione, loro crescevano sempre.
Un giorno, mentre si aggirava tristemente per il lungo terrazzo che dalla sua cameretta dava sul grande parco accanto al castello, tenendo con una mano i suoi lunghi capelli, un piccolo usignolo dal bellissimo piumaggio dorato, le si avvicinò e con il suo canto melodioso, le domandò:
“Piccola Esterina, perché sei così triste?”
Esterina si voltò a guardare il delicato uccellino che stava appollaiato sulla ringhiera; anche lui era molto piccolo per essere un uccello. Quindi, Esterina si chiese, era possibile che al mondo esistessero altri esseri piccoli piccoli come lei?
“Sono triste” disse, con voce dolce ma malinconica, “perché sono molto piccola e tutti mi prendono in giro.”
L’usignolo cinguettò soavemente.
“Vedi” rispose, allargando le piccole ali dorate per farsi guardare meglio, “anche io sono piccolo piccolo, però sono felice lo stesso. Non mi curo di ciò che dicono gli altri e volo e canto lungo le valli e i campi, allietando gli altri con il mio cinguettio.”
Esterina divenne ancora più triste.
“Ecco, vedi, tu almeno puoi volare e cantare…. ma io non so fare nulla. Sono sempre chiusa in questa stanza da sola.”
L’usignolo rifletté un momento, poi chiese:
“E se ti donassi delle ali per volare?”
Esterina parve meravigliata.
“Ma tu potresti davvero farlo?” chiese dubbiosa e perplessa, ma con un velo di speranza nella voce.
“Certo che posso” rispose lui. “Io sono un usignolo magico. Posso donarti tutto ciò che vuoi: ali per volare, per esempio, ma anche farti crescere dell’altezza che desideri. Però voglio qualcosa in cambio” concluse, sicuro di sé.
Esterina lo guardò col visino corrucciato e desolato.
“Ma io non ho nulla da darti” rispose a bassa voce, intimidita.
“E invece sì” cinguettò l’usignolo, sicuro di quanto diceva. “Voglio da te una ciocca dei tuoi splendidi capelli, in modo da poterla donare ad un bambino che non ne ha.”
Esterina si rincuorò subito. Lei aveva tanti capelli, non le sarebbe costato nulla darne un po’ a qualcuno che non ne aveva.
“Ma certo che te li do!” rispose con enfasi. “Puoi prenderne quanti ne vuoi, tanto a me ricrescono sempre.”
Con un paio di forbici magiche, l’usignolo tagliò una ciocca dei capelli di Esterina, se la conservò sotto l’ala, poi disse:
“Sei stata buona e gentile. Avrai le ali che ti ho promesso e, da ora in poi, crescerai esattamente come tutti i bimbi del mondo. Però mi devi promettere che non svelerai mai a nessuno il nostro segreto.”
Esterina giurò che mai nessuno avrebbe saputo cosa era successo tra lei e l’usignolo.
“Adesso vai a dormire” soggiunse l’usignolo. “Quando ti sveglierai, sarai una bambina normale, ma in più avrai le tue ali che ti porteranno ovunque tu voglia andare. E non dovrai più temere di essere presa in giro dagli altri.”
Così fu. Esterina andò a dormire e quando si svegliò, tutto nella sua stanza era cambiato. Non c’era più il lettino piccolo piccolo, ma un letto normale; i mobili erano della grandezza giusta e anche tutti i suoi vestiti. L’unica cosa che adesso aveva in più Esterina, erano delle magnifiche ali che l’avrebbero portata lontano ogni volta che avrebbe voluto,
Da allora in poi nessuno la prese più in giro, anzi erano tutti invidiosi delle sue ali che le permettevano di volare come gli uccelli. E lei approfittò di questo grande dono, per fare dei meravigliosi viaggi in tutto il mondo.