La prima e ultima cena

Quella sera, alla locanda La Luganega – Cucina Giudaico Veneta ‐, posta sulle colline che s’innalzavano appena fuori le mura della città vecchia, arrivarono parecchi clienti: non era rimasto un posto neanche a pagarlo trenta denari.
Entrandovi con i dodici Apostoli, Gesù chiese dove potevano accomodarsi.
‐Mi spiace, siamo al completo! ‐ rispose l’oste.
‐Ma noi abbiamo prenotato! ‐ esclamò Giuda tradendo un certo nervosismo.
Al che l’oste, per rimediare al suo errore e non mandare a casa quel gruppo che tanta strada aveva fatto per arrivare sin lì, fece una proposta:
‐Mea culpa, ma se vi accontentate, vi propongo un tavolo per dodici persone all’aperto, sotto il pergolato.
‐Ma noi siamo in tredici. ‐ rispose Gesù.
‐Avrei preferito quattordici, comunque possiamo aggiungere un posto a tavola, se avete un amico in più.
‐Amico è una parola grossa! ‐ replicò Gesù lanciando uno sguardo che andò ad incrociare gli occhi di Giuda…
… Renato, unico cameriere in servizio quella sera, aveva il suo bel da fare a soddisfare i clienti presenti; arrivò tutto trafelato al tavolo degli Apostoli e pose sul desco le brocche del vino e alcune pagnotte di pane degli angeli, (l’azimo era già finito).
Renato prima di rientrare nel salone della locanda chiese:
‐Sì‐a‐posto‐lì voialtri?
‐Si! ‐ risposero in coro loro.
‐Bon! ‐ e se ne andò.
‐Ma non dovevamo essere qui in incognita? ‐ chiese Pietro, senza per altro ricevere risposta.
I minuti passavano… passavano… e l’attesa si faceva estenuante.
Gli apostoli nel frattempo, parlando del più e del meno, cominciarono a mangiare il pane e a sorseggiare un po’ di vino.
Pietro, rompendo quel discorrere a vuoto, disse:
‐Speriamo di riuscire a mangiare qualcosa prima che il gallo canti.
Per paura di non essere compreso ripeté tre volte la stessa frase, al che Gesù rispose:
‐Che fai Pietro: mi rubi le battute?
Più volte nel corso della serata il cameriere Renato passò da loro chiedendo:
‐Sì‐a‐posto‐lì voialtri?
E gli Apostoli prontamente rispondevano: ‐Si!
Lui con un “Bon” concludeva il discorso e rientrava all’interno della locanda soddisfatto.
Gesù, che sino a quel momento era rimasto in pensieroso silenzio, prese una pagnotta, la spezzò e poi esplose:
‐Mi avete fatto scarpinare tutto il pomeriggio in una solitudine di rocce e sterpaglie: un vero calvario!
Per che cosa poi? Per arrivare in una locanda dove dopo tre ore siamo riusciti solo a bagnarci la gola con un po’ di vino e a mangiare alcuni bocconi di pane degli angeli, per giunta carbonizzato al punto che sembra cotto nelle fiamme dell’inferno.
Aveva un diavolo per capello e visto che era l’unico in grado di comprendere tutte le parlate del mondo, dialetti inclusi, aggiunse:
‐Ve lo dico una volta e non ve lo ripeto più: smettetela di confermare al cameriere che “Sì‐a‐posto‐lì!” Ho fatto mesi di digiuno e per colpa vostra anche stasera non mangio!
Alla fine della cena non cena, Renato portò il conto.
‐Sono trenta denari. ‐ gridò.
‐Ci dispiace Gesù di averti messo in croce portandoti in questo locale. ‐ disse Giuda costernato.
‐Ci dispiace di averti messo in croce? Giuda per favore parla al singolare che è meglio! ‐ risposero in coro gli altri Apostoli.
‐Chi paga? ‐ chiese Renato tornando alla carica e agitando la pergamena con il conto.
‐Paga Giuda che è l’unico che ha già i soldi in tasca! ‐ rispose Gesù.
‐Però non è giusto: avevamo detto alla romana.
‐Varda Giuda che te scavesso e gambe sora i zenoci!
‐Signore cos’hai detto? Lo sai che non comprendo l’aramaico.
‐Non è aramaico, è veneto, gnorante; traditore e anche gnorante!”
Avvicinandosi all’uscita l’oste chiese:
‐Sì‐a‐posto‐lì voialtri?
‐Si! ‐ risposero gli Apostoli in coro.
E daie! pensò Gesù, ma chi me li ha mandati questi?
Una volta fuori dalla trattoria, il Messia richiamò a sé il gruppo e disse:
‐Mettetevi il cuore in pace, in questo posto è la prima e ultima cena!