La rosa nel giardino
Era da anni che più nessuno si occupava di quel giardino in fondo al parco, circondava una vecchia villa decrepita. Le erbe infestanti facevano da padrone, avevano occupato tutti gli spazi che ormai da tempo non erano stati più curati.
Il Giardino si guardava intorno per scorgere se si fosse salvato al meno un fiore di quelli che aveva visto tante volte colorare i suoi giorni.
Ogni mattina al sorgere del sole si guardava e ricordava quello che era stato, ornato da tulipani colorati, da primule e viole, mimose e tante margherite che coprivano la sua superficie… I ricordi lo facevano sognare. Ogni sera prima di addormentarsi raccontava alla luna che gli teneva compagnia, la sua disperazione per l’unica rosa che aveva nella sua terra piantato le radici, sino a toccargli il cuore e della quale si era innamorato, ma che purtroppo, non era più rifiorita. Raccontava di lei, la sua bellezza, sussurrando alla luna il velluto dei suoi petali rosso fuoco, della sua eleganza vestita di spine e foglie verdi e del profumo che l’inebriava ogni sera… La luna l’ascoltava e una sera di maggio, intenerita dalla sofferenza del povero giardino, lasciò cadere una lacrima che brillava di una luce bianca e pura, appena toccò il suo suolo si formò un cerchio, nel centro del quale spuntò una piccola gemma, con i suoi raggi l’illuminò mostrandola al giardino.
Poi sparì dietro una nuvola ed il giardino ebbe giusto il tempo per vederla. Un brivido percorse la sua terra e felice del dono si addormentò aspettando il giorno. Quando la mattina seguente si svegliò, la piccola gemma era già cresciuta, era una pianta di rosa, quando se ne rese conto, la gioia lo pervase e tremò tutto il terreno, tanto che le erbe infestanti ne furono scosse.
La rosa per qualche giorno rimase anonima, nessuno si era accorto di lei, ma le attenzioni che il giardino le prodigava scuotendo le erbacce perché non invadessero il suo spazio, fece ingelosire l’edera e il giorno che la rosa sbocciò e si elevò al disopra delle erbe infestanti, sfoderò tutta la sua bellezza dei petali vellutati cosparsi di brina mattutina, brillava al sole come una regina con il diadema di diamanti gocciolanti, poggiati sulla punta dei suoi petali aperti e sorrideva al giardino innamorato che estasiato teneva a bada le erbacce perché non le facessero male.
L’edera gelosa strisciò silenziosa ed uno dei suoi tanti tentacoli avvicinò la rosa, poi fingendosi amica elogiò la sua bellezza e le domandò di abbassare le sue spine per poterle porgere una carezza. La rosa gentile acconsentì ed abbassò le spine sotto lo sguardo del giardino che nulla poté fare per impedire all’edera di avvinghiarla. Appena si svestì delle sue spine, con forza estrema, l’edera serrò forte il bocciolo di rosa fino a soffocarlo. Si spezzò e cadde sulla terra del giardino, il quale la strinse sul suo petto e pianse insieme al cielo il suo amore.