La schiava
Lei era appoggiata con la schiena al muro, seduta per terra, con le braccia che stringevano le gambe ed il mento appoggiato alle ginocchia. Lui stava in piedi in quella stanza nella semi‐oscurità e le dava le spalle.
La voce di lei ripeteva sussurrando una fredda cantilena: ‐ “Lasciami andare… lasciami andare…”
Quando lui all’improvviso, ormai esasperato urlò: ‐ “Smettila! Basta!”
Ma lei continuava: ‐ “Chiudi gli occhi… lasciami andare”.
‐ “Basta, basta, basta!” urlò ancora lui. “Cerchi forse di farmi impazzire?”
‐ “Pensa a ciò che stai facendo. Tu forse già lo sei pazzo.” rispose lei.
Ci fu un breve silenzio poi lui disse: ‐ “Sì, hai ragione. Stare qui con te a parlare è follia. Dovrei ignorarti. Ma sappi che, fuori di qui, nessuno saprà mai nulla di te.”
‐ “Tu si. Basta questo.”
‐ “Finiscila! Tu sei mia. Tu sei legata a me, per sempre. Non puoi scegliere. Tu vivi perché io esisto!”
‐ “Si, non ho mai potuto scegliere, ma lo stesso vale per te. Io sono un segno della tua esistenza.”
‐ “Legati a doppio filo…io il padrone e tu la mia schiava.”
‐ “Schiava dei tuoi gesti ma non dei tuoi pensieri” Il viso di lui quasi si deformò in un ghigno e con sadico compiacimento le sussurrò: ‐ “E che importa? E’ la stessa cosa. Tu non avrai mai vita, sei un pensiero morto, senza azione. Hai solo desideri. Non esisti…”
La cantilena di lei ricominciò incessante: ‐ “Lasciami andare… lasciami andare… Sogna e liberami…”
‐ “Stupida… Non servirebbe a nulla. Non sarebbe che una piccola inutile fuga. Torneresti sempre qui da me. Saresti qui ogni volta che apro gli occhi, ogni volta che giro lo sguardo, ogni volta che ti cerco, saresti qui, ai miei piedi.”
La porta si aprì piano e la luce di colpo illuminò la stanza. La donna entrando nella stanza gli parlò con voce tranquilla:
‐ “Dovresti smetterla di stare sempre al buio, Sebastiano. Guarda… La vedi? Lei è sempre li, non se ne va via. Non andrà mai via senza di te.”
‐ “E’ così testarda… parla solo di andarsene via. Cosa possiamo fare per lei? E poi perché mi parla solo al buio? Vorrei tanto che la sentisse anche lei, che le parlasse… Capirebbe il male che mi fa. Cosa posso fare?”
‐ “Sebastiano, calmati adesso. Vedrai, tra poco non la sentirai più. Ora siedi qui”. La donna mise la mano nella tasca del suo camice e poi la avvicinò al viso di Sebastiano, aprendola, lentamente. Sebastiano prese le piccole pillole colorate che gli avrebbero regalato per qualche ora un po’ di silenzio .Un piccolo sorso d’acqua e il respiro si sarebbe calmato, l’angoscia sarebbe svanita e lei non sarebbe andata più via.
La donna stava per uscire quando Sebastiano la chiamò dicendole:
‐ “Lei dov’è?”
‐ “E’ qui, ai tuoi piedi. Guarda. La vedi? La tua ombra è qui. Non se ne è mai andata. Lei è tua e non ti lascerà mai. Ora chiudi gli occhi e riposa. Riposate insieme.”
‐ “Sì. Insieme. Io e lei. Grazie Dottoressa. A domani.”