La Sirena Di Alicudi
Alberto M. appena promosso vicebrigadiere della Guardia di Finanza, con i gradi ancora attaccati con lo spillo, come dicevano i più vecchi sottufficiali, fu trasferito a Lipari nelle isole Eolie. Dopo nove mesi di corso ed in parte di ‘astinenza, al prode Al. non pareva vero poter ‘assaggiare’ le abitanti delle isole e soprattutto, essendo luglio, qualche piccioncella non indigena anche se non di primo pelo, talvolta guadagnandosi qualche regalo in oro quando la signora aveva apprezzato particolarmente le sue ‘prestazioni. Hermes, protettore del giovane sottufficiale pagano di religione, talvolta, come questa volta, era distratto da qualche fanciulla e si era dimenticato del suo protetto: conclusione Alberto fu trasferito a Filicudi isola non molto frequentata dai turisti perché priva di comodità, solo qualche naturista ma, se femmina, poco appetibile. Perché quel trasferimento in sostituzione dell’appuntato Mattia S. che, definire deficiente era un offesa per il deficienti: il cotale si era accompagnato a Filicudi con Addolorata V. una vecchia brutta e diciamo la verità anche un po’ stronza ma proprietaria di qualche appezzamento di terreno e di una casa, per quell’isola, abbastanza confortevole. Niente di male se non che il cotale era stato ‘ fidanzato’ in Puglia con altra brutta ‘dè core’ Oronza G. che, conosciuto il suo nuovo recapito dell’amato, con il traghetto di linea si era catapultata a Filicudi con conseguenze di una sceneggiata fra le due donne seguita dagli abitanti dell’isola ma che, pervenuta anche all’orecchio del maresciallo Gabriele F., Comandante della Tenenza di Lipari, fu oggetto di trasferimento in quest’ultima sede di Mattia e la sostituzione al comando del distaccamento dell’arrabbiatissimo Alberto che aveva assunto anche le funzioni di Reggente doganale e di Delegato di Spiaggia (Dogana e Capitaneria di Porto) con conseguente aumento di lavoro dato che allora, qualche burocrate fanatico aveva disposto che per la merce da trasportare occorreva compilare una bolla di accompagnamento. Stavolta Hermes un po’ più sveglio del solito fu di aiuto all’Albertone con la presenza al distaccamento del Finanziere scelto di mare Fulvio M.che, per conseguire il grado superiore di appuntato, si dava da fare in ufficio alleviando anzi sostituendo del tutto il vicebrigadiere che se la spassava quanto poteva nell’isola, abbandonando la divisa ed indossando solo calzoncini e scarpe di corda od anche in costume da bagno con fucile, pinne ed occhiali ritornando in caserma con polipi, saraghi, cozze, ricci e patelle: insomma poteva metter su una pescheria invece li faceva cucinare in caserma dal finanziere Romolo G., suo paesano romano invitando a mangiare anche il collega dei Carabinieri Totonno F. che non aveva nulla delle caratteristiche degli appartenenti all’Arma: napoletano, con addosso un elenco di punizioni lungo un chilometro, una anche per aver avuto un rapporto ‘ravvicinato’ con la consorte di un capitano! Insomma un simpaticone che fece subito amicizia con Alberto, due scapocchioni avrebbero detto in gergo i campani! La sera, riempiti i pancini, grandi giocate a carte al lume di lampade a petrolio o di faretti, qualche passeggiata al chiar di luna per smaltire la sbornia. Ogni tanto Totonno ne combinava una delle sue che poi riportava ad Alberto: “Sai chi mi sono scopata? Non lo sai, mi sono fatta Addolorata la fidanzata del tuo appuntato ah ah ah ma non è finita mi sono inchiappettata pure l’altra fidanzata, Oronza…” Totonno raccontando la sue gesta si sbellicava dalle risate, Alberto: “Sei stato coraggioso, per le tue opere buone meriti una medaglia al merito della fica vecchia!” Ad Alberto però mancava il ‘mangime’, non era il tipo di andar ‘a vecchie’, per sua fortuna stavolta Hermes, scaricata l’ultima dea, vide il giovane intristito e pensò bene…Una ragazza era giunta da Alicudi a Filicudi per delle compere, in attesa del traghetto del giorno dopo che la avrebbe riportata nella sua isola, prima di andare a dormire da alcuni parenti, passeggiava sulla banchina del porto. Alberto avrebbe voluto agganciarla ma la ragazza alla sua vista in divisa si era allontanata, brutto segno, carattere scontroso. Al. non era il tipo di abbandonare la preda, si avvicinò di nuovo alla baby e: “Signorina mi permetta di aiutarla, domani per portare la merce ad Alicudi, ha bisogno di una bolla di accompagnamento, posso darle una mano sempre che lei..” “Sono Luce H., la ringrazio dell’offerta, i miei parenti sono quasi tutti emigrati in Australia, io sono ad Alicudi con mio padre e mia madre, non intendo lasciarli, faccio la pescatrice da quando avevo sette anni, domani mattina verrò in caserma, buonanotte.” “Se non disturbo vorrei qualche notizia sul suo conto e sull’Isola di Alicudi, sono il corrispondente locale di un giornale romano, se lei mi desse qualche notizia particolare…”Stasera sono stanca, venga domani, se vuole può fare un salto ad Alicudi, potrei darle una stanza a casa mia per poi ritornare il giorno dopo a Filicudi, se accetta si porti della biancheria di ricambio.” “Fulvio domani vado ad Alicudi, non so quanto starò fuori.” “Brigadiere se lo cercano da Lipari cosa debbo dire?” “Sono andato alla ricerca di una piantagione di cannabis, porto con me una radio rice‐trasmittente per un eventuale collegamento, io sono ‘Mica 16’.” La mattina dopo alle undici all’arrivo del traghetto, Alberto in borghese munito di valigia salì sulla nave ed andò dal Comandante Pellizzeri che aveva conosciuto a Lipari: “Comandante ho dimenticato di acquistare il biglietto, può farmelo lei a bordo?” “Niente biglietto anzi le offrirò il liquore Strega.” Questa si che era una brutta notizia, Alberto non sopportava i liquori dolci, si salvò riuscendo a buttare il contenuto del bicchiere dentro un vaso di salvia che troneggiava in una parete della cabina del Comandante vicino ad una di rosmarino. “Comandante un venditore di piante a Lipari mi ha detto che rosmarino e salvia non debbono stare vicini, la salvia morirebbe.” “E noi la salviamo spostandola.” Alberto scese per ultimo dalla m/n ‘Eolo’, Luce lo stava aspettando. “Mi segua, c’è un pezzo di strada da fare, le porto la valigia.” “Mia cara non so da queste parti ma dalle mie sono i signori ad essere galanti ed aiutare la signore.” “Io sono signorina ed abituata a portare pesi, se vorrà stanotte potremo andare insieme e pesca e vedrà!” Entrati in casa abbracci alla figlia da parte dei genitori Matteo e Rosina e, dietro presentazione di Luce, un caro saluto anche ad Alberto. “La nostra è una mensa povera, solo pesce ma sicuramente fresco.” Quegli anziani ricordarono ad Alberto un episodio delle metamorfosi di Ovidio che riferì a Luce: “A due vecchietti agricoltori, Filemone e Bauci, una sera si presentò un mendicante chiedendo ospitalità. I padroni di casa non solo lo sfamarono ma gli offrirono anche un giaciglio per la notte. La mattina dopo il mendicante si presentò con la vera identità: “Sono Giove, siete stati molto gentili, chiedetemi qualsiasi cosa:” Filemone e Bauci si guardarono negli occhi e, all’unisono: “Vorremmo solo morire nello stesso momento, siamo stati insieme tutta la vita.” Alberto nel raccontare l’episodio si era commosso con la curiosità della ragazza, non si aspettava da un militare simile atteggiamento, sicuramente lo apprezzò guardandolo negli occhi, forse era scoppiata una scintilla fra di loro. “Io ho studiato conseguendo il diploma di ragioniera a Lipari, la scuola mi piaceva ma per motivi ovvi sono stata costretta ad abbandonarla, non potevo lasciare i miei vecchi soli, gli voglio molto bene. Ed ora se se la sente in barca con la lampara, mio padre non sta molto bene, che ne dice di rimpiazzarlo?” “Farò del mio meglio.” Luce dimostro molta abilità in tutte le manovre ed anche una forza notevole per una donna. Dopo aver salpato le reti con un buon numero di pesci, Luce mise la prua a riva, ci voleva circa mezz’ora prima di arrivare al porto. “Posso farti qualche domanda, se è troppo personale dimmelo, non voglio essere invadente.” “C’è poco da dire sulla mia persona, come avrai appurato la maggior parte degli abitanti delle isole sono emigrati in Australia, quasi tutti pescatori ma con la pesca non si mantiene una famiglia, troppi pescherecci palermitani usano reti a strascico e distruggono i fondali. Io ero in buoni rapporti con un mio coetaneo, mi voleva portare in Australia, io non volli lasciare i miei e poi non mi piaceva di carattere, voleva fare il maschio ma con me…” Luce non aveva usato la parola fidanzamento e dimostrò una notevole personalità. “Vedi, io abituato alle ragazze di città che se si rompono un’unghia strillano come oche, nel vedere il tuo comportamento resto estasiato, finalmente una vera donna!” “Grazie del complimento ma la tua ragazza che tipo è?” “Per essere sincero sinora sono andato un po’ qua un po’ là, in parole povere nessuna legame, troppi miei amici si sono lasciati con le consorti dopo il matrimonio, e sono nei guai per dover mantenere moglie e figli lasciando la casa coniugale, una vita rovinata per aver scelto una moglie sbagliata. Vorrei chiederti una cosa ma se non sei d’accordo…” “Dimmi non ho idea di quello che vorresti sapere.” “Più che sapere vederti, vederti in costume da bagno, mi contenterei anche di uno tutto intero, niente costume alla brasiliana.” Luce scoppiò in una risata squillante che si propagò in mare. “Che ne dici qualcosa in più della brasiliana?” Alberto ci pensò su e capì, oltre la brasiliana c’era solo un’altra possibilità: il nudo integrale! Alberto abbracciò Luce, un profumo di mare l’avvolse, era l’odore dei vestiti della ragazza, piuttosto piacevole anche il bacio che ci ‘scappò’ fu meraviglioso, una vera donna. A casa ambedue a letto a riposare, si rividero a mezzogiorno Luce fresca come una rosa, Alberto abbacchiato sia in senso materiale, in mare si era stancato, che morale, che si stesse innamorando? Luce esordì con i genitori con una boutade: “Alberto è un bravo pescatore, che ne dite se me lo sposo?” Un silenzio assordante da parte dei tre, che si ripresero subito. Alberto: “Io soffro il mare ma non le marinaie e poi dobbiamo domandare il permesso ai genitori come da prassi consolidata:”Il vecchio: “Bridadiere tu sei di un’altra razza, noi siamo poveri ignoranti, spòsati una di città, Luce…è la luce dei nostri occhi.” La vecchia: “Sei il solito egoista, noi potremo andare in una casa di riposo e ogni tanti questi due ci porterebbero a vedere i nipotini.” Luce: “Il vecchio detto ‘ i sogni son desideri’ intanto debbo accontentare una richiesta di Alberto, poi vedremo.” Dire che l’Albertone era frastornato era il minimo, già lo facevano sposato con figli, lui che i pargoli li amava poco…” Luna chiusi gli scuri della camera da letto, un buio profondo che di colpo sparì con la riapertura da parte della ragazza della finestra: nuda era uno spettacolo: oltre al viso piacevole tette da statua greca, braccia da palestrata, pancino piatto, pube con pochi peli lisci, gambe robuste, lunghe e dritte, piedi da far impazzire un feticista. “Che ne pensi, ‘merce’ da isolana ma tosta, andiamo sul letto, ma non sperare…” “Alberto era ‘groggy’, non poteva dire di non aver conosciuto ragazze ma Luce aveva qualcosa di speciale, non solo sperò ma ottenne… una dea che gli aveva preso il cuore oltre che il cervello, insomma era fottuto!