La stanza

Al terzo rintocco il vecchio pendolo appeso alla parete di fronte al letto tornò a tacere.
Affogò nella penombra.

Nel silenzio notturno la camera da letto volteggiava nell’oscurità, scivolava tra i minuti.

Intanto, il respiro stanco dell’uomo diventava più affannato. Sul comodino una scatola di medicinali, il bicchiere dell’acqua, gli occhiali sovrapposti su un lacero libro edizioni Urania.

Il respiro, diventato un rantolio, deflagrò all’improvviso in una successione di colpi di tosse che frantumarono il buio in mille pezzi.

Un esile mano  cercò nell’oscurità l’interruttore della luce .

Click.

Un chiarore lunare inondò la stanza. Lui si mise a sedere sul bordo del letto guardandosi le punte dei piedi come a voler mettere a fuoco l’immagine.

Il corpo era ripiegato su se stesso  incurvato dal sonno e dalla febbre.

Si alzò dirigendosi come un automa verso lo specchio.

Fissandosi dritto negli occhi sentì montare dentro un'inquietudine che la sua immagine riflessa evocò dapprima sommessamente poi più netta e acuta, ingigantendo sempre più in un gioco di rimando tra specchio e realtà.

Si voltò di colpo aggredito da un’ansia palpabile resa ancor più intensa dall’accelerazione del battito cardiaco.

Il cuore parve esplodergli nel petto, ma nulla, solo il silenzio e quel quadro leggermente inclinato da un lato.

La riproduzione di un Magritte con inquietanti quanto sinistre figure di omini in impermeabile e bombetta scuri, tutti rigorosamente identici.

Il respiro andò sovrapponendosi ai battiti sordi del cuore in un intercalare ora lieve, ora più grave mentre con tutto il peso del corpo sprofondò nella poltrona ai piedi del letto.

Quella poltrona gli procurò una prospettiva nuova della stanza così da apparirgli  improvvisamente diversa. Una scoperta inusuale nel cuore di una notte invernale che gli fece sembrare quegli spazi meno ostili.

Il sonno, circospetto e guardingo lo sorprese impassibile accovacciandosi come un gatto sulle sue ginocchia.