la tomba della democrazia
Ogni popolo balla da 25 secoli sulla tomba della sua democrazia, illudendosi di festeggiarne la rinascita in ogni passaggio elettorale; ma ahinoi questa gli corre davanti inafferrabile come un miraggio.
E temo che si sia arrivati a tanto, perché agli Stati democratici presunti di diritto si sono paralizzate due gambe su tre. La gamba della competizione partitica elettorale legislativa corre a razzo, mentre la gamba di governo e quella giudiziaria, (che avrebbero dovuto puntare con assoluta terzietà al bene comune, non agli interessi di bottega) si sono anchilosate, per lo strapotere totalizzante dei partiti.
E’ verissimo che non c’è democrazia senza partiti. Ma è altrettanto vero che lo Stato di diritto non vede mai la luce, se l’influenza partitica indispensabile in campagna elettorale, continua a proiettare la sua ombra demagogica anche sul potere esecutivo e giudiziario, vanificandone la funzione.
Un politico che conduce una campagna elettorale rabbiosa contro gli avversari candidati come lui a governare, se risulta vincitore deve affrettarsi a dialogare con tutti i partiti perdenti, perché si assumerà l’obbligo di governare l’intero popolo: chi ha votato lui e chi ha votato i suoi avversari. Ma puntualmente, il veleno seminato ad arte in campagna elettorale per accoppare gli avversari, continua, (forse con la complicità dei media) a fare vittime inquinando il potere esecutivo e giudiziario per l’intera legislatura, alla faccia del bene comune.
Insomma, mettere in moto una campagna elettorale demagogica è alla portata di qualunque cretino; ma a fine campagna, passare dalla demagogia alla democrazia, dalla faziosità alla verità, per non inquinare e paralizzare il governo e la magistratura, è un lavoro da padreterni sconosciuto a noi poveri umani.
Il vincitore che si aspetta l'incarico a governare dal Presidente della Repubblica, non si affretta a spegnere la sua personale macchina del fango elettorale, chiamare intorno ad un tavolo i suoi avversari per discutere civilmente di come governare il Paese, ma fa come quel cretino che aveva urgente bisogno della bicicletta di sua cognata che abitava nella casa accanto, ma pretendeva che dovesse essere quella che lui definiva “la buonadonna di mia cognata” ad offrirgliela, e non lui a chiederla con garbo, sapendo bene che quella era una donna onesta, proprio perché alle sue avances aveva resistito.
Le attuali democrazie non hanno una legislatura che sconfina nella campagna elettorale successiva per consentire ai popoli l'esercizio del voto; ma una campagna elettorale a tempo pieno, che prosegue per il numero di legislature necessario ad arricchire i partiti e uccidere di malgoverno, burocrazia e ingiustizia popolo e Stato.