La voce del dissenso - Candle in the...wind (candela nel vento)
Deve mangiar viole del pensiero, l'avvoltoio?
Dallo sciacallo, che cosa pretendete?
Che muti pelo? E dal lupo? Deve
da sé cavarsi i denti?
Che cosa non vi garba
nei commissari politici e nei pontefici?
Che cosa idioti vi incanta, perdendo biancheria
sullo schermo bugiardo?
Chi cuce al generale
la striscia di sangue sui pantaloni? Chi
trancia il cappone all'usuraio? Chi
fieramente si appende la croce di latta
sull'ombelico brontolante? Chi intasca
la mancia, la moneta d'argento, l'obolo
del silenzio? Son molti
i derubati, pochi i ladri; chi
li applaude allora, chi
li decora e distingue, chi è avido
di menzogna?
Nello specchio guardatevi: vigliacchi
che scansate la pena della verità,
avversi ad imparare e che il pensiero
ai lupi rimettete,
l'anello al naso è il vostro gioiello più caro,
nessun inganno è abbastanza cretino, nessuna
consolazione abbastanza a buon prezzo, ogni ricatto troppo blando è per voi.
Pecore, a voi sorelle
son le cornacchie, se a voi le confronto.
Voi vi accecate a vicenda.
Regna invece tra i lupi
fraternità. Vanno essi
in branchi.
Siano lodati i banditi. Alla violenza
voi li invitate, vi buttate sopra
il pigro letto
dell'ubbidienza. Tra i guaiti ancora
mentite. Sbranati
volete essere. Voi
non lo mutate il mondo.
(da: Difesa dei lupi, 1957).
Qualche giorno fa Confcommercio ha dichiarato: ‐ Serve liquidità! A ruota le banche hanno tuonato: ‐ Serve liquidità per le imprese! (Mi domando cosa faranno adesso i carognoni di Confindustria, sorella maggiore, ma non meno subdola e diabolica delle tre? Penso, tuttavia, che non mancheranno di far sentire in breve la loro voce!). D'altro canto, Fontana (presidente "emerito"...di regione Lombardia) ed il premier Conte (amatissimo, a quanto pare, in questo scorcio di anno che prelude alla bella stagione, da dolci pulzelle di ogni età in ogni dove della penisola: il fascino degli "anta", si sa, non passa mai di moda!), non perdono occasione di farsi le coccole come due fidanzatini di primo pelo; anzi, direi proprio che giocano ancora a mosca...farsi i dispettucci, come due scolaretti discoli (o due "pischelli cattivi", come affermerebbero in tutta franchezza all'ombra del colosseo!). Il più saggio di tutti, però, come al solito, quello che dalla massa si eleva oltre che dalla mediocrità, dall'ovvio e dalla meschinità in questo delizioso marasma di buone intenzioni, è come al solito lui, "Giggino fuoricorso" il quale di cognome fa Di Maio, esimio ministro del lavoro (neanche ad interim, per fortuna!): ‐ Estendiamo il diritto di voto ai sedicenni ‐ ha dichiarato il bellimbusto partenopeo, ‐ in fondo anche loro lavorano e pagano le tasse! ‐ Diciamo che il ministro caro a ben ragione si eleva su tutti e tutto: infatti, lui è avanti di una lunga spanna su ogni cosa, è proprio in...già in campagna elettorale! Ma in fondo, tutto quello che importa è una cosa soltanto, anzi, sono ovvie le cose che van ripetendo e riportando tutti da mane a sera e nottetempo (dalla tele di stato a quelle private, dalle radio ai media, dai social ai blog d'ogni specie ed alle pubblicità d'ogni tipo...finanche lo si trova scritto sulle pareti delle latrine dei cinema di quart'ordine...ma no, lì non può essere: sono chiusi per decreto!) a bella chioma ed a tutto spiano: "resta a casa", "andrà tutto bene", "ricominceremo insieme", "ognuno deve fare la sua parte", "siamo sulla stessa barca" e...bla, bla, bla! Sia chiaro, io sto facendo la mia parte, come tutti, e mi taglierei una mano se potessi, lo farei se servisse a cambiare lo stato delle cose, ma...non stiamo sulla stessa barca, cari signori: io non sto sulla stessa barca degli sciacalli (anche se a me piacciono tantissimo gli animali ed adoro la natura), con quelli sciacalli sciagurati che hanno giocato con la vita e con la morte di tanta gente...semmai dovessi scegliere, semmai fossi costretto a farlo e mi trovassi, in vita mia, da solo e naufrago su una barca in mezzo all'oceano infestato da voracissimi squali, ebbene preferirei gettarmi in mezzo a loro; semmai io sto coi familiari delle vittime di questo virus maledetto, le uniche incolpevoli; anzi, lo sono fermamente. La loro colpa è soltanto stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato (da ragazzini avremmo detto che "non hanno avuto culo!") e paradossalmente...addirittura la loro colpa (se di colpa si possa parlare o definirla), ancor più "incolpevole" è quella di essere degli esseri umani, come me possedenti la peculiare caratteristica ed univoca della finitudine! Non è andata bene per niente: ventimila morti (soltanto in Italia: al momento in cui scrivo quest'articolo le cifre staranno variando!) gridano già vendetta (e non è ancora finita, purtroppo!), cazzo! Tante volte penso, tra me e me, quanto sia dovuto al caso e quanto, invece, alla indecisione ed al lassismo delle istituzioni locali e nazionali. Tante volte penso, tra me e me, che è molto probabile che molte di loro siano morte a causa di interessi oscuri o "altri" (diverse testate giornalistiche hanno messo in luce l'interesse che diverse multinazionali, tanto italiane quanto elvetiche, operanti nella Val Seriana, avessero a non chiudere e le loro pressioni fatte sulle autorità politiche dei suddetti luoghi a non dichiarare la "red zone" sin da subito, come del resto avvenne per l'Emilia‐Romagna!). E mi domando, soprattutto: perché? per cosa? per chi siano morte quelle persone? Questa volta non è permesso neanche trincerarsi dietro il solito intercalare bergamasco che suona in questo modo: "per la patria"! Né possiamo, per ora, appuntare medaglie sul petto dei superstiti, dei familiari dei "caduti", pardon delle incolpevoli vittime d'una immane tragedia (tra qualche mese, o un anno o due, forse, chissà!). E dire che i bergamaschi (non solo quelli della valle sul fiume Serio, o di Alzano, o di Nembro: località divenute tristemente famose in queste settimane), come i bresciani, o come i lodigiani del resto (a Codogno, la "ground zero" italiana, ci fu il primo infettato in assoluto ‐ quello ufficiale, visto che i dati ufficiosi, ovvero quelli che nessuno, purtroppo, conoscerà mai, raccontano di "polmoniti sospette" avvenute già in dicembre!) abbiano un diavolo per capello (o tra i capelli, per coloro che non sono affatto parvicrinuti!) è davvero un eufemismo ma...c'è l'hanno, eccome se c'è l'hanno; ma non solo quello, purtroppo, visto che accanto alla rabbia, il dolore non si sopirà mai: esso convivrà con le (e nelle) loro vite in aeternum! Mi sovviene ora quanto dichiarato, ad un giornale on line (credo fosse Bergamo Prima), un paio di settimane orsono, da un cittadino del capoluogo bergamasco: ‐ Non dimenticherò mai quella notte maledetta: ho visto settanta camion dell'esercito passare sotto la mia finestra ed eran tutti pieni di bare...ho pianto per tutta la notte! ‐ Quella persona si riferiva a quanto accaduto nel "giorno dei giorni", quello tristemente famoso per i 900 morti, a cui seguì (evidentemente) una notte da tregenda, funerea appunto, funebre; la paragonerei, con le dovute cautele storiche del caso, intendiamoci, a quella del 30 giugno 1934: la "notte dei lunghi coltelli", avvenuta in Germania ed in cui furono bruciate sinagoghe, sedi di partito e di giornali oltre che un numero imprecisato di uomini!. A me vengono i brividi, quando ci penso (a partire da dietro il collo scendono giù giù fino ad arrivare al buco del culo!)...e quando penso che ciò che è accaduto nelle zone del nord Italia, Lombardia in primis (e sta ancora accadendo, purtroppo, nel mentre scrivo questo articolo!), sarebbe potuto accadere in Puglia, la mia regione (fortunatamente, essa è una delle regioni che s'è l'é cavata meglio, tutto sommato, o meglio è riuscita a limitare i danni da "virus", se così si può affermare: se quasi quattrocento morti siano pochi danni o meno!) o ancora a Taranto (la mia città); mi vengono i brividi se penso che tra tutti quei morti avrebbero potuto esserci i miei genitori (per fortuna, però, loro sono andati via tempo fa, per cause naturali, altrimenti, chissà, sarebbero potuti morire in una rsa!), o un mio amico, o un collega di lavoro, o forse (chissà) chiunque altro! Non è andata bene, non andrà bene per niente...troppa faciloneria, troppa retorica, troppo ottimismo a buon mercato (non basta per coprire azioni sbagliate, decisioni prese in ritardo...tutto quello che ha causato lutti e sofferenze ovunque!): NADA SERA COMO ANTES! Quando tutto finirà (se finirà: in Cina, ad esempio, dopo che le autorità hanno saputo circoscrivere il virus nella zona di Wuhan, parlano già di nuovi casi "importati"!) il governo nostrano (come tutti i governi del mondo, del resto) si prenderà (si prenderanno) meriti che non ha avuto (anche per coprire sue mancanze indubbie: lasciamo stare, ad esempio, alcune decine di vittime ‐ poca cosa, del resto, rispetto alle ventimila di cui sappiamo ‐ nelle case di detenzione durante le rivolte messe in atto nelle scorse settimane: quattordici, quindici, ventidue, ventisei...molti detenuti, secondo le versioni ufficiali, sarebbero morti per eccessiva ingestione di psicofarmaci!). Ma il gioco sporco (al massacro, sarebbe il caso di dire!) sulla pelle dei cittadini continuerà; il gioco sporco e subdolo del capitalismo, del denaro, della produzione massificata, della economia e della politica: nel mentre sto scrivendo giungono notizie sugli scontri "verbali" e le divergenze delle forze politiche nostrane tanto in ambito parlamentare nazionale, quanto in ambito parlamentare europeo (molti governatori, ad esempio, spingono per la riapertura di fabbriche ed altre attività produttive, commerciali e turistiche, c'è chi paventava, settimane orsono, la riapertura di scuole e chiese, sic!); nel mentre sto scrivendo giunge la notizia (vera e no fantastica...orwelliana, direi!), già nell'aria da diverse settimane, della app sulla immunità (ovvero, rintracciare, attraverso le celle telefoniche e le app degli smartphone eventuali contatti "infetti"!)...e per fortuna che non sia, essa, obbligatoria (e per fortuna, direi, che io stesso non possieda uno smartphone ma un vecchio cellulare!). Orwell, docet, mi viene da affermare: quale lucido profeta fu il grande scrittore britannico, che nel suo romanzo per "antonomasia" (1984), paventò un "controllo sociale" sulle vite di ogni uomo, frutto di insicurezze, paure generate dal sistema stesso e dagli uomini che di quel sistema ‐ volenti o nolenti che siano, poco importa ‐ fanno parte. In conclusione di questo articolo mi chiedo se nessuno mai, soprattutto tra i politici nostrani, abbia rivolto, tornando a casa, un pensiero alle vittime della pandemia (in modo del tutto spontaneo e sincero, sia chiaro, non perché dettato dal luogo o dal fare comune, di circostanza, svestendo per un attimo i panni parlamentari ed istituzionali), a quelli che non ci sono più? A coloro che sono andati via, magari, per colpa del loro stesso lassismo, di inefficienza e, nessuno sa (purtroppo) di quant'altro o di cos'altro? Io non sono un boy‐scout cresciuto né un prete, non sono un santo né un eroe (anche se "l'Italia è la terra di santi, di eroi, di navigatori e di poeti", recita un vecchio adagio...ma è anche quella ‐ ahimé ‐ di Giordano Bruno, che fu arrostito al rogo per volere della santa Inquisizione ed oggi lo è, anche e soprattutto delle ventimila morti di coronavirus!): non lo sono mai stato, non è nelle mie corde esserlo né mi interessa, a dire il vero; non sono di quelli che ha suonato, suona o suonerà l'inno di Mameli dal balcone (flash moab indecoroso, a onor del vero!), nè (tanto meno) vi espone il tricolore (nel 1982, quando i "ragazzi" di Bearzot trionfarono nella notte del Bernabeu, piansi e non poco: ma quì non si tratta di festeggiare né di essere orgogliosi per qualcosa e di qualcuno, ma solo di essere consapevoli, di fare la conta esatta dei morti e una stima accurata dei danni!); sono soltanto un uomo, tra dieci e 100 mila e non chiedo perdono a nessuno di esserlo. Nel sottotitolo a questo mio articolo ho posto i versi di una poesia del noto scrittore tedesco (ma anche poeta, appunto, nonché saggista, critico, drammaturgo, etc.) Hans‐Magnus Enzensberger, a dire il vero duri, veri e crudi, direi, ma voglio chiuderlo col titolo di una nota canzone di Elton John, CANDLE IN THE WIND (candela nel vento è la traduzione letterale in italiano), che il cantautore britannico suonò in occasione della veglia funebre della principessa Diana, nel 1997: non è un controsenso, questo, ma è soltanto essere il mio essere "uomo" a tutto tondo. La rabbia, prima (coi versi di Enzensberger) eppoi il rispetto per la morte, per chi non é più tra noi: candela nel vento...noi tutti siamo come la fiammella di quella candela, null'altro!
Taranto, 17 aprile 2020.