Lady one shot
Erotico. Confessioni. Solo per adulti.
La signora da una botta e via... potrei chiamarmi così, no?
Ciao Giovanna Esse, se dieci anni fa (che tra l’altro ero molto più giovane e “focosa”) mi avessero detto che avrei mai letto e poi addirittura scritto un qualcosa di erotico, una specie di racconto o confessione… mi sarei messa a ridere. Chissà forse l’età (ho superato da molto gli “anta), forse la mentalità che è cambiata, comunque sono stata stuzzicata dall’idea, probabilmente anche per il rispetto che porto al tuo modo di scrivere e per la passione che ho ritrovato nel leggerti. Alla fine, e basta preamboli, ecco servita la mia confessione: ho peccato, sono un’anima perduta? Beh, Giovanna, non lo so e non lo credo, visto che la gente fa ben altro per fare male ai suoi simili, quindi se andrò all’inferno non sono convinta di essere in prima fila.
Tanti anni fa…
mi piace pensare che tutto sia partito da un episodio dell’adolescenza, anche se devo ammettere che da quando ho scoperto il sesso l’ho poi sempre praticato con estremo piacere (sono ninfomane? e le altre allora? lo sappiamo bene Giovanna che il sesso piace a tutte, l’importante sono le occasioni giuste!) ma torniamo alla mia storia…
Non avevo ancora 15 anni e per casa circolava un amico di mio fratello molto piacente. Si sapeva in famiglia che era un tipo “sciupafemmine”, era molto più grande di me, universitario, e io mi presi una bella cotta per lui. E lui, invece, sembrava che nemmeno si accorgesse di me, magra, efebica, non ancora del tutto sviluppata come femmina.
Alla fine il tipo non seppe resistere alla “polpetta” appetitosa che aveva a portata di mano e un giorno mi baciò, in una delle rampe scure delle scale di casa. Ricordo che mi afferrò la fighetta in una mano e me la strinse, facendomi andare in ebollizione…
‐ Bambina, ‐ disse serio – smettila che poi ti fai male…
Ma io non la smisi, cedetti subito gli confessai che mi piaceva tanto e che volevo stare con lui. Fu molto maturo, in realtà, riuscì a trattenersi e mi spiegò che non era possibile stare insieme… però: se me la sentivo potevo avere una specie di rapporto con lui “a tempo”, credo si trattò di circa una settimana. Delle circostanze favorevoli permisero una certa frequentazione e una relativa intimità e così, per qualche giorno, fui la sua amante. Gli cedevo in tutto, gli davo sesso come lui chiedeva mentre io ero ancora confusa e immatura ma la grande gioia era di averlo, e mi bastava.
Lo segavo spesso, mi insegnò a fare i pompini e poi, poiché non volle saperne di sverginarmi, me lo mise nel culo, come si usava all’epoca per non scontentare i fidanzati.
Furono giorni intensi che mi fecero donna ma la tragedia venne subito dopo… mentre ero in “paradiso” non potevo credere che lui troncasse realmente la nostra storia, come annunciato.
Tutto finì, all’improvviso, e da un giorno all’altro ridivenne un estraneo, freddo e distaccato, fin poi a sparire rapidamente da casa nostra e dalla mia infelice esistenza.
Passarono credo 2 anni prima che nella mia vita ritornasse la presenza di un ragazzo. Compagni di scuola o corteggiatori del gruppo di amici, niente di serio, nessuno da cui fossi veramente attratta né che mi ispirasse troppo sessualmente.
Finché poi il più assiduo di tutti, Ermanno, riuscì a strapparmi un sì e divenne il mio primo fidanzatino, ma ormai che ero più grande ed era più normale avere dei rapporti, così iniziai a capire di essere abbastanza bloccata; non riuscivo a venire, gli orgasmi li fingevo ma ero comunque fredda, a volte distaccata. Ermanno mi sverginò ma neanche sentii dolore, nonostante sanguinassi. In seguitò mi inculò, come tutti i maschi convinto di essere il primo… solite cose, insomma, fino a che, senza bisogno di dottori o consigli, cedetti alle lusinghe di un autista del Bus che mi riportava a casa dopo la scuola, era grande per me ma io gli piacevo.
Cominciai a interessarmi alla sua corte, finché decisi che sarei stata io a condurre il gioco, lui no, lui era solo uno dei tanti che sbavavano dietro a me come dietro a mille altre: lui voleva chiavare, scopare una ragazzina, tutto qui. Così, un giorno andai a scuola con la mini, acchittata con calze e scarpe in contrasto, ero una bella ragazza e se volevo potevo esibire un certo belvedere.
Il signore non se lo aspettava, così come non si aspettava che io restassi seduta nel bus senza scendere alla mia fermata. Non si aspettava che lo avrei seguito in un angolo buio della rimessa, dove c’era una macchina parcheggiata, né che senza colpo ferire gli avrei dato tutta me stessa senza freni e senza remore…
Venne tre volte dentro me, anche in bocca, credo che nemmeno con la moglie avesse mai ottenuto tanto. Eccitato, incantato, stupito, iniziò a vaneggiare sul “nostro” futuro, sulle prossime scopate, sulle belle cose che mi avrebbe fatto provare… gite, cene, giochi… follie…
Gli chiesi, se poteva, di accompagnarmi a casa e prima di lasciarlo fui categorica:
‐ Sono contenta che ti sia piaciuto ma devi sapere che non capiterà mai più… questa è stata la prima e l’ultima volta tra noi. – poi, quasi per mettere tra noi una barriera più invalicabile dissi, ‐ Io sono fidanzata… e tu sposato, se non sbaglio.
Si gelò, poi protestò, poi rise credendo che scherzassi e poi… tutto fini.
Salii le scale di casa raggiante, mi sentivo piena e soddisfatta, mi resi conto che avevo persino raggiunto l’orgasmo, mentre mi donavo per una sola volta a quell’uomo che per me non significava nulle. Il fatto di aver tradito Ermanno, inoltre, non era che uno stimolo per un maggior piacere del mio corpo profanato e sporco dell’altro. Quelle sensazioni crude mi eccitarono al punto che mentre mi spogliavo dovetti masturbarmi, per placare il mio calore.
E così, Giovanna, ventenne o poco meno, iniziai la mia carriera di ragazza (e poi di donna) da una botta e via… ho scopato con più di trecento uomini, per la maggior parte sconosciuti… quelli del mio entourage imparai subito a metterli al loro posto, per evitare qualsiasi fraintendimento o ripercussione futura. Alcuni mi capitavano davanti per caso senza successive possibilità di incontro, invece per chi mi conosceva, insegnanti, operai, persino parenti o amici di famiglia, cercavo e trovavo facilmente un punto di pressione che poi adoperavo, dopo la copula, per costringerli al silenzio e tenerli al loro posto.
Sempre con questo scopo mi fidanzavo, e poi è così mi sono maritata, con uomini particolari: caratteri deboli o comunque sottomessi, che mi offrivano una doppia opportunità, io ero libera di agire senza troppe interferenze e inoltre mi offrivano l’opportunità di trarre ulteriore piacere grazie al fascino del tradimento, delle corna.
Certo qualche sospetto lo avrò attirato, qualche chiacchiera da salotto o alcune maldicenze ma niente di irreparabile o di fastidioso, come tante sono stata una moglie e mamma di famiglia sulla quale, dopotutto, a chi interessava indagare? Tra i conoscenti gli unici che si occupavano realmente di me erano i maschi che mi mettevano gli occhi addosso, alcuni perché si incantavano altri, più semplicemente, perché erano i classici provoloni che lanciavano una battuta o uno sguardo un po’ fuori dal consentito… io sentivo, capivo e, se volevo, davo inizio alle danze. Vestiti giusti, occasione propizia e in poche ore mi accaparravo il mio nuovo cazzo… mi prendevo la mia botta, anzi, quasi sempre due se non addirittura tre, e poi addio.
Non saprei proprio dire, Giovanna mia, perché agivo così, forse ci vorrebbe uno psicologo ma io non ho mai sentito l’esigenza di andarci. Collezionare chiavate era il mio hobby, cambiare sempre partner è stata la mia trasgressione… anzi, per dirtela tutta negli ultimi anni le mie scappatelle si sono arricchite di nuovi, eccitanti elementi, grazie a mio marito, più anziano di me e impotente da quasi 5 anni. Tra noi non ci sarebbe forse stato più nulla visto che non gli viene duro mai abbastanza da penetrarmi, però una sera che tornai da un mio incontro con un tassista, che mi aveva intrigato, accadde qualcosa di fortuito e particolare.
Ero stata a casa di nostra figlia, arrivai alla stazione ferroviaria verso le 21, non volli chiamare mio marito né aspettare un bus vista l’ora, così presi un Taxi e, ebbi fortuna. L’autista era un giovane bello e prestante, avendo un fiuto ormai sviluppato mi convinsi, durante il tragitto, che doveva essere anche uno che si dava da fare, per quanto era spigliato e cercasse di fare conversazione. Per fortuna avevo la gonna al ginocchio, quella sera. Per mia abitudine preferisco calze e reggicalze ai collant, anche perché, negli anni, quell’abbigliamento intimo era stato sempre un “cavallo di battaglia” per me. Una cacciatrice di cazzi deve tenersi pronta, e gonna e calze sono un attrazione irresistibile per il maschio, inoltre, al presentarsi dell’occasione è tutto più facile, ogni scopata è realizzabile in fretta e quasi dappertutto. Una mutandina scende giù con estrema facilità, oppure basta spostarla e un pene entra in figa liscio come l’olio…
Accavallai le gambe, mi lascia sedurre e, poco prima di casa mia in un garage che sapevo abbandonato, mi lascia prendere sulla poltrona posteriore. Al giovane dovetti piacere molto, visto che senza mai uscirmi da dentro, mi venne in corpo per ben due volte.
Rimisi le mutandine e rientrai ancora piena si sperma dello sconosciuto. Ero ancora calda e su di giri, avevo addirittura le guance rosse e mio marito dovette capire. MI gironzolò intorno, mi convinse a poggiarmi sul letto, visto che ero “evidentemente stanca” e senza troppi ostacoli da parte mia, con una certa dolcezza riuscì a calarmi le mutande. Mi accarezzava e intanto le annusava, erano bagnate, così come la mia figa ancora schiusa, così lui inizio a leccarmi, a bere la sborra del tassista e farsi la sega… io venni sussultando e lui, poco dopo, mi sganciò anche il suo sperma sul pube.
Non abbiamo mai parlato di questo, nemmeno un accenno, mai una domanda, però da allora, ad ogni nuovo amante torno a casa e mi comporto in modo tale che lui capisca che venivo da sotto un maschio e il nostro gioco perverso conclude quella scappatella, che diventa godereccia perfino per il mio caro, vecchio cornuto.