Lava Nera
“Se il Mare potesse parlare di me
di quello che sono per Lui, di quello che Lui ha assaporato di me,
del calore che Gli ho trasmesso;
se il Mare potesse dire la dedizione, i sapori, i suoni, i colori,
che la mia vita Gli ha donato;
se solo il Mare potesse sentire le vibrazioni che ancora la mia esistenza Gli vuole trasmettere…”
Così pensava tra sé una magnifica roccia di pietra lavica che si ergeva fiera, immobile, tra le ora quiete ora turbolente acque del suo Mare. Era lì da anni lei, secoli forse, da quando il fuoco e le fiamme rosso sangue che l’avevano generata erano esplose, tra rumori assordanti, devastanti, nel ventre di un alto vulcano.
Da allora le fiamme ed il fuoco l’avevano abbandonata, non l’avevano più sfiorata; allora le aveva consumate tutte quelle fiamme, allora aveva donato il suo fuoco liquido a quel mare, gettandosi tra quelle acque, quelle acque che ora e da allora, indifferenti, le erodevano le pareti una volta bollenti… ora gelide di un freddo glaciale.
Ma era vita quella, si chiedeva?
Era vita essere lì, ferma, immobile, a lasciare che le onde del mare la consumassero?
Era stanca lei di tutto questo, era stanca di aver donato tutto il suo calore e per sempre a quel Mare che lei onorava, rispettava, temeva… amava… a quel Mare per il quale lei, forse, neanche esisteva…
Era stanca lei che ogni giorno fosse il solito giorno sotto il sole cocente, e che ogni notte fosse la solita notte sotto il cielo nero tempestato di lontane pallide stelle.
Erano queste le riflessioni della splendida roccia lavica che non aveva più voglia di esistere,
immobilizzata in una realtà che non poteva cambiare, in un’inutile eternità.
Così decise di non cercare più di trasmettere le sue vibrazioni al suo Amato Mare.
Così decise di non voler più vivere nell’attesa di un Suo gesto, di un Suo cenno.
E determinata… smise di guardarLo, di ascoltarLo, di cercarLo….
Rese le sue pareti ancora più fredde, distanti, refrattarie..
Si volle trasformare in un mostro nero di fredda e dura roccia.
Erano queste le riflessioni della splendida roccia lavica che non aveva più voglia di esistere.
Così decise di lasciarsi morire… sgretolarsi… Ma, dopo secoli di statica immobilità teatrale, accadde qualcosa.
Accadde che d’improvviso il Mare le si avvicinò fino a ricoprirla come in una furiosa tempesta.
Accadde che il Mare le si gettò addosso come aveva fatto tantissime altre volte… ma questa volta l’acqua fredda del suo Mare era diversa, era… calda, era… avvolgente.
Questa volta il Mare la inondò di un incredibile calore.
Come se il suo Mare, ora fosse lava...
Venne avvolta da una calda massa d’acqua irruenta e gentile come non era mai stata, travolgente come lei aveva sempre sognato.
Le onde adesso non erodevano più le sue pareti,
ma lambivano i suoi fianchi in un interminabile, sensuale, ritmico movimento…
Il Mare ora le si spingeva contro, la colpiva, la solcava, la stringeva follemente tra le sue acque.
La roccia non credeva a quello che stava accadendo…
Ma sembrava proprio che il suo Mare... le stesse finalmente parlando, la stesse circondando in un travolgente abbraccio, la stesse amando come lei aveva desiderato per secoli.
La colpiva, la solcava ancora, instancabile Lui le scalfiva le pareti e con quelle la mente, l’anima.
Ogni goccia di quell’acqua stava penetrando dentro la sua pietra nera come per la prima volta, afferrandola, aprendola, scaldandola, cambiandola…
Il Mare la stava finalmente facendo Sua,
le stava finalmente dicendo tutto quello che le aveva sempre taciuto,
era la conferma che il suo folle donarsi non era stato invano…
Adesso Lui era lì.. presente, dopo secoli, come non lo era mai stato... e le si avvicinò, la raggiunse, ancora, insaziabile, la circondò, la inondò, ancora, la colpì dolce e severo, ancora avanti e indietro mille volte, si abbatteva su di lei, a scolpirla.. a levigarla, a plasmarla… nelle forme, nell’essenza... fino a quando la ricoprì della Sua spumeggiante schiuma salata, e lei, lava, fiamma liquida, sentì colare quella bollente spuma bianca sulla sua pelle scura e si sentì finalmente viva…
Fu la conferma che il suo Mare l’aveva sempre posseduta, tanto quanto lei Gli si era sempre donata…
Non furono più pensieri di morte per la roccia, e il continuo, sicuro, movimento delle onde del suo Amato Mare su di lei, segnò la loro reciproca appartenenza, fu il loro riconoscimento, divenne il ritmo che scandiva il solcare dei suoi fianchi il battito dei loro carnali cuori.