Le Due Tedesche
Arlette e Berta erano due tedesche di Berlino che avevano avuto la fortuna di vincere un concorso quali addette all’ambasciata tedesca a Roma. Da sempre amiche avevano qualcosa di particolare, qualcosa di più…insomma erano due trans. In Germania non c’è l’obbligo di trascrivere il sesso sulla carta di identità, nel loro caso c’era una X, erano sempre riuscite a passare per donne, questo le aveva evitato di avere problemi in una società che si proclama liberista ma che,in effetti, è piuttosto discriminante. Arlette era alta, longilinea, piacevole di viso, bionda, lunghe gambe affusolate e piedi da far felice un feticista, Berta stessa altezza ma massiccia di corpo, aveva uno sguardo e un portamento deciso, tette non molto pronunciate, insomma piuttosto mascolina. Amanti della libertà, dopo sei mesi di lavoro in cui avevano avuto modo di imparare l’italiano, decisero di passare un mese di vacanza in un villaggio naturista, insomma di nudisti, vicino Roma ce n’era uno a Capracotta ma lo scartarono per motivi pratici, avevano timore di incontrare qualche persona di loro conoscenza. Girando nel web scovarono il villaggio ‘Le Betulle’ vicino Torino, faceva al caso loro. Per l’occasione pensarono ad un più comodo viaggio in auto, non possedendone, si recarono in una concessionaria Volkwagen ove scelsero la meno costosa una ‘up!’ rossa ‘parva sed apta nobis’ (Berta aveva studiato il latino). In mancanza della somma in contanti, Berta che era la ‘caposquadra’ firmò una serie di cambiali e poi, contentissime, presero l’autostrada che le portò con l’ausilio del navigatore satellitare al villaggio turistico ‘Le Betulle’. All’ingresso nessun problema, gli fu assegnato, a loro prudente richiesta, il bungalow più lontano dai luoghi frequentati da tutti. Il capo villaggio Sigismondo disponibile e sorridente le aveva accontentate e finalmente le due ragazze si poterono riposare. Ritornate alla realtà si posero il problema della loro nudità dinanzi a tutti, nel villaggio c’era l’obbligo del nudismo, nessuno, tranne gli addetti potevano girare vestiti e così Arlette e Berta uscirono dal bungalow in costume adamitico. Gli ospiti del villaggio erano tutti abituati alle altrui nudità ma nel vedere due trans rimasero meravigliati, mai successo in passato. Alcune madri si rivolsero a Sigismondo facendo presente che loro non avevano alcun problema nel vedere due trans nudi, il problema erano i bambini che facevano domande su due donne mezze uomini, cosa rispondere loro? Sigismondo era in difficoltà, quale decisione migliore? Avvicinò Arlette e Berta chiedendo loro di aiutarlo a risolvere il problema, le due accettarono di mostrarsi in pubblico con uno slip, in cambio ebbero un soggiorno gratis di un’altra settimana. Tutto bene allora? Quando mai: Arlette e Berta con uno slip, peraltro mini che metteva in mostra un ‘bozzo’ sospetto attiravano l’attenzione dei villeggianti più di prima, le due dame se ne fregarono come pure Sigismondo che aveva altri problemi da risolvere. Poi un avvenimento: nell’entrare nella sala del ristorante Arlette e Berta furono interpellate da un signore di mezza età che: “Signorine ci sono due posti nel tavolo dove siamo io e mia moglie Gemma, se voleste accomodarvi sarebbe per noi un piacere.” Le due acconsentirono anche perché il cotale con occhiali cerchiati in oro e per lo stile personale dava l’idea di una persona agiata. “Io sono il classico milanese, non per niente mi chiamo Ambrogio e siamo in questo villaggio per la prima volta, voi avete attirato l’attenzione mia e di mia moglie, siamo nudisti come tutti oltre che anticonformisti, non ci meravigliamo di vedere due trans anzi! Se volete ordinare, cameriere…Gemma era una bella signora di mezza età, capelli tinti in azzurro come gli occhi, bella figura sicuramente migliorata in qualche istituto di bellezza, era piacevole ma non distaccata come tante persone ricche, cercava lo sguardo soprattutto di Berta…”Signore a questo punto propongo una passeggiata digestiva, in vacanza si tende a magiare un pó troppo, alla mia età crescono il naso e, purtroppo anche la pancia!” Si era creata un’atmosfera distesa e amichevole, Gemma aveva preso sottobraccio Berta, il cummenda Arlette. Tutti erano in vena di confidenze e si raccontarono le loro rispettive esperienze: Ambroeus era figlio di gioielliere ed aveva seguito le orme del padre, Gemma era un’insegnate di disegno e talvolta metteva in mostra i suoi quadri in una galleria, le sue opere venivano bene accolte dal pubblico (soprattutto dagli amici). Strada facendo i quattro incontrarono Sigismondo particolarmente ossequioso con Ambrogio. “Signor capo villaggio vorremmo stare vicino alle nostre amiche, qualora ci fosse un bungalow nei pressi del loro…” “Siete fortunati, proprio questa mattina si è liberato un bungalow vicino a quello delle signorine, farò trasferire subito i vostri bagagli in quell’alloggio.” Gemma: “Sapete il significato di Sigismondo? È colui che protegge, un nome che gli si addice!” A quell’ora attorno alla piscina c’erano poche persone, i quattro approfittarono delle sdraie libere per un riposino. Dopo due ore, di comune accordo si recarono nello ‘store’ per vedere quello che c’era di bello, gira che ti rigira arrivarono alla vetrina degli orologi, Ambrogio: “Vedo che la signorine non hanno l’orologio al polso, che ne dici Gemma se facciamo loro un piccolo omaggio?” Chiamalo piccolo omaggio! Arlette e Berta misero al polso ognuna un Rolex d’acciaio, non era d’oro ma il loro prezzo era sicuramente alto. Un bacio di ringraziamento tra Berta e Gemma e tra Arlette e Ambrogio poi tutti a correre come adolescenti. Arrivarono ai bungalow e si sdraiarono sul letto scambiandosi i relativi partners, ripresero a baciarsi ma poi giunse l’ora della cena e rimandarono le coccole a dopo cena. Arlette a Berta: che ne dici di deliziarci con un detto latino?” “Ut sis noctis levis cena brevis.” Applauso a Berta. “Abbiamo capito, ci aspetta una lunga notte di bagordi sessuali e dobbiamo restare leggeri di pancino!” Gemma aveva espresso il suo pensiero e soprattutto aveva preannunziato il loro futuro notturno. Niente passeggiata, tutti e quattro avevano il pensiero al sesso e così fu. Berta scoprì in Gemma una ‘gatta’ pelosissima e dalle labbra grandi, anche il popò si apriva e chiudeva ritmicamente, pian piano furono accontentati ambedue ‘magno cum gaudio’. Più problematico l’approccio di Ambrogio con Arlette: inizio manuale col cosone della ragazza, un po’ più difficile l’approccio orale ma giunto al popò proprio non se la sentiva. Arlette pian piano lo convinse e Ambrogio dovette ammettere che gli era molto piaciuto, ebbe col suo ciccio un orgasmo lungo e piacevolissimo, era diventato bisessuale! Ormai le coppie si erano sparigliate, quasi tutte le notti erano da ‘Mille e una notte’, fu difficile rientrare nella realtà. Durante l’ultima colazione, prima di ritornare alle rispettive sedi Berta si esibì con un’altra frase latina: “Concordia magna dilabuntur.’ Un sigillo a quello che ormai era diventato fra di loro puro amore. Durante il viaggio di ritorno fu Ambrogio che: “Sai cara cosa era durante la prima guerra mondiale la ‘Berta’? Te lo dico io. Un lungo cannone a grande gittata che i tedeschi usarono in guerra, la tua Berta come se la passava a ‘cannone? Ho capito aveva un grosso calibro ed una lunga gittata.” Ambrogio aveva conoscenze in alto loco nei Ministeri di Roma, talvolta aveva foraggiato qualche ministro e le loro amanti, ne approfittò per chiedere ed ottenere il trasferimento alla Delegazione tedesca a Milano di Arlette e di Berta. Conclusione della storia come da aforisma: ‘L’amore è un gioco a cui due persone possono giocare e entrambi vincere.’ Nel loro caso Arlette, Berta, Ambrogio e Gemma vinsero in quattro. La loro storia era ‘pour toute la vie.’