Le mie lacrime
Io sono sempre stato una persona sensibile.
Non lo so perchè, è nel mio dna. Mi ricordo che anche mia mamma era una persona sensibile.
Da piccolo, la prima volta che ho visto Pinocchio ( la versione originale con Nino Manfredi, girata ormai più di centanni fa ), ho pianto quando la balena ha
inghiottito Pinocchio. Ma come, mi sono chiesto, finisce tutto così? E giù a piangere a dirotto... Poi mia mamma mi ha sbucciato una mela, me l'ha tagliava a pezzi piccoli piccoli e me li ha sistemati in un piatto. E quando il pupazzo di legno si è trasformato in un bambino? E giù lacrime di gioia, di contentezza.
Forse è iniziato tutto lì, chi lo sa.
Certo, crescendo i miei gusti sono cambiati, ma non me ne sono mai dimenticato.
Mi è capitata una cosa strana. Due sere fa stavo guardando un bel film, Casablanca, un vecchio film sentimentale. L’avrò visto chissà quante volte, ma ogni
volta è come se fosse la prima. Sarà per il bianconero ( non mi piace il remake tridimensionale con l'effetto nebbia, preferisco la versione originale ), sarà per gli attori che ormai sono morti e sepolti, sarà per quella atmosfera languida e rarefatta…
Quando Humphrey diceva: “Un giorno capirai... Buona fortuna bambina!" sentivo stringermi lo stomaco, un tremito mi scorreva per tutto il corpo. Era come se una forte emozione, un rivolo diventato torrente si condensasse nel mio corpo, trattenuto da una diga e non trovasse un posto dove uscire. E... non ho pianto.
Sono ancora una persona sensibile e mi si struggeva il cuore quando i due amanti si lasciavano...
La mia vita non è cambiata. Anzi, la mia vita sta proprio migliorando da quando ho passato i cento.
La mattina porto fuori il mio Sony Aibo XI. Me lo ricordo ancora quando l’ho tirato fuori dalla scatola, tanti anni fa, quando ha illuminato per la prima volta i suoi occhietti rossi… Ed era commovente quando iniziava a muoversi e a scoprire il mondo circostante. Ora potrebbe fare la sua passeggiata mattutina
anche da solo, l’itinerario è impresso nella sua memoria, sa riconoscere gli ostacoli e li sa evitare, ma sono io che voglio uscire, per muovermi e vedere un
po’ di gente.
Ieri, mi è venuto in mente l’effetto che faceva una pianta bulbosa.. Non è stato facile trovarla perché ora si sintetizza di tutto, ma il tempo non mi
manca, e ci sono ancora dei temerari nostalgici dell’agricoltura biologica.
Bene, ero in cucina, con un coltello in mano, e ho iniziato a tagliare a spicchi e poi mezzelune sempre più sottili. L’odore pungente piano piano mi arrivava
alle narici e aspettavo che avesse anche un altro effetto. Alla fine, l’ortaggio era diventato un mucchietto di brandelli odorosi, ma nessun effetto per i miei
occhi.
Allora ho deciso di andare dal medico, oggi.
« Quando ha fatto l'operazione? »
« L'operazione? Ah, sì. Poco tempo fa; ripensandoci, direi un anno e mezzo fa. Forse due. »
« E ha avuto qualche problema? »
« No, tutto funziona a meraviglia. »
« Quindi il suo unico problema è che non riesce a…piangere? »
« Esatto. Mangio regolarmente, dormo bene, le mie funzioni vitali sono perfette, come prima, anzi meglio. E le mie sensazioni sono esattamente quelle che provavo prima. Identiche. Riesco ancora a commuovermi, sia di tristezza che di contentezza. »
« Da quanto tempo non riesce più a piangere? »
« Da pochi giorni, forse una settimana, dieci giorni. »
« Uhm… Penso di aver capito qual è il suo problema. »
Per tutto il tempo ha continuato a fissarmi attentamente, quasi immobile, quasi volesse entrare dentro di me, penetrare nel mio corpo e determinare quale fosse la mia malattia ( se ne ero affetto! ).
« E’ grave, dottore? »
« Penso di no, ma è meglio dare un’occhiata. »
Il tono del medico era piatto e incolore, per tutto il tempo in cui avevamo parlato non aveva variato il tono di voce. Non lasciava trasparire nessuna emozione. Freddo come metallo. Non sapevo se interpretarlo come un buono o un cattivo segno. Ero in apprensione. Il cuore ha cominciato a battermi all’impazzata. Ero nervoso e quando sono nervoso e preoccupato, tendo a…a piangere. Ma tanto le lacrime non mi uscivano. Mi sentivo come Pinocchio inghiottito dalla balena, un burattino in balia delle onde.
Il medico si è alzato, è passato attorno alla sua scrivania e mi ha indicato il lettino, svegliandomi dal mio incubo ad occhi aperti.
« Si sdrai sul lettino, la devo visitare. »
« Sentirò dolore? »
« No, non credo. »
Il medico ha preso i suoi attrezzi del mestiere, lo stetoscopio, un cacciavite, i guanti di lattice e si è avvicinato:
« Adesso chiuda gli occhi un attimo soltanto. »
Sentivo che armeggiava sopra di me, un leggero formicolio alle orecchie.
Il medico si è allontanato, diretto nel bagno. Me ne sono accorto perché ho sentito scorrere l’acqua. Ha finito la visita e si deterge le mani, pensavo. Bravo dottore!
No, non ha finito di visitarmi. E’ tornato da me. Tenendo sempre chiusi gli occhi, ho sentito per un pò una sensazione strana, fresca, quasi fredda. Ma è stato un attimo. Solo un attimo. Mi toccava la testa, molto dolcemente, mormorando qualcosa.
Poi si è allontanato di nuovo.
Io tenevo ancora gli occhi chiusi, ma ero annoiato di non vedere niente attorno a me. Allora, piano piano, ho cominciato ad aprirli. Prima uno, dopo l’altro, come per sbirciare di nascosto.
C'era uno specchio in fondo alla stanza e, se mi sporgervo un pochino dal lettino, riuscivo a vedermi...
Che effetto che fa il mio viso senza...senza viso. Riesco a vedere tutti i circuiti, il meccanismo della bocca, e le palle degli occhi, l'acciaio brilla sulla calotta cranica e protegge bene il mio cervello. Eh, soldi spesi bene, lo dicevo io che era un affare.
« Quanto le devo, dottore? »
« Nulla, la garanzia dura 10 anni. »
« Grazie, lei è veramente onesto. »
Il dottore non ha detto nulla ma mi ha risposto con un bip sommesso.
Sono uscito dall'ambulatorio sollevato e felice. Sì, felice!
E dal profondo, sentivo qualcosa che mi stava salendo, mi sentivo come Pinocchio alla fine della favola. Non so perché ma mi è tornata in mente la scena quando Pinocchio e Geppetto escono dal ventre della balena. Il Pinocchio tornato bambino. Mi sentivo inondato dalla commozione.
Con le mani mi sono toccato il viso, poi mi sono guardato le mani. Sì, lacrime!
Io sono sempre stato una persona sensibile.