Le nostre fedi
L’incubo, il sogno, l’illusione sono svaniti. Resta il gusto amaro delle lacrime, l’immaginario rito nuziale a cui avevo creduto, per cui avevo lottato incurante della sua superficialità, tanto evidente da passare inosservata. Precipito nel baratro delle menzogne, dei gesti inventati, delle dichiarazioni roboanti.
Sotto le coltri scopro il gelido segno della sua presenza, il rovente marchio dell’umiliazione, lascottante constatazione dell’assenza. Parole vuote mi piovono addosso, bagnandomi le mani di sangue, velandomi gli occhi di rabbia. No... non pietà, né comprensione riusciranno a restituirmi quello che ho perduto, quel suo fantastico modo d’ignorare la menomazione che m’affligge, tingendola d’ironia. Scrivo la parola fine, consapevole che di vera e propria fine si tratta. La fine d’una storia inventata! Metterai al mio anulare una fede d’oro bugiardo e l’indosserò senza parlare. Compirò la stessa operazione, donandoti una vera di delusione. Il buio dimorerà nel mio animo, invadendo una mente disorientata, consapevole del miracoloso recupero della vista. Una vista che mi dà la chance di vedere le gratuite esibizioni di Madame Vanità, in una mente devastata dall’influsso dell’egocentrismo. Banchetteremo da soli, brindando con lacrime amare, sbocconcellando lembi di cuore, di dignità, di falsità. Le fedi inizieranno a tagliare le nostre dita, amputando un ricordo da dimenticare.