Le statue vive
Era il tempo delle statue, era il tempo in cui la pietra scolpita viveva e possedeva i cinque sensi.
Nelle chiese le statue pregavano per i peccati degli uomini, nelle piazze passeggiavano e tra di loro parlavano; avevano idee e s'inchinavano ad ogni concetto filosofico affermato, tollerando anche quelli contrastanti.
Le statue vive erano grate ai loro scultori, erano una sorta di figli che riconoscevano la superiorità dei loro padri, mentre gli uomini comuni si tenevano a distanza dalle statue vive, poiché imperfette, non complete e ritenute, soltanto, delle copie dei reali uomini e quindi, venivano poco considerate. Le statue vive non avevano un cuore che batteva nel petto, né avevano il respiro e non conoscevano l'amore; erano pietre antropomorfe pensanti, ma senza sapere cosa fosse l' innamoramento.
A quel tempo le statue apprendevano tutto quello che i loro padri scultori insegnavano loro ed avevano carattere e coraggio, erano disposte anche ad essere distrutte per portare avanti le loro convinzioni.
Il cielo lo percepivano come un elemento di libertà e quando pioveva, le statue vive adoravano stare sotto la pioggia, i loro pensieri si estendevano, diventavano più limpidi e si avvicinavano sempre più al pensiero degli esseri umani. Scrivevano trattati filosofici, racconti e poesie, ma queste ultime mancavano di sentimento, le statue vive non erano state create per avere sentimenti, ma per essere belle nell'estetica e nel pensiero, senza così dover sentire dolore, erano solo lucidi pensatori, che acquistavano un equilibrio ambito dagli esseri umani, i quali, invece, sono preda di emozioni e pulsioni.
Le statue vive e pensanti potevano assaporare il cibo ed il vino, potevano sentire l'odore del mare o della terra bagnata dalla pioggia e potevano ascoltare la musica per distrarsi, ma non per emozionarsi.
Un giorno il tramonto era di una poesia malinconica, molto più intenso delle altre volte e una delle statue vive, modellata come una donna, di nome Uma, ammirandolo, sentì negli occhi delle gocce di acqua e poi il viso bagnarsi piano. Sapeva che esistevano le lacrime negli esseri umani, ma non conosceva questa sensazione, non era mai capitato alle statue di piangere e adesso sentiva di essere andata contro qualcosa, perché le lacrime erano una cosa non concessa alle statue vive e probabilmente, era anche proibito.
Uma restò per un po' ad asciugarsi quelle lacrime strane, che le erano cadute dai suoi occhi di pietra e si chiedeva come si fossero formate. Non riusciva a spiegarsi questo evento e non era sicuro di volerlo raccontare ad altri, neanche ai suoi simili.
Durante la sera le statue vive si raccoglievano in gruppi e si accostavano ai piedi delle chiese, qualcuna giaceva sui gradini, altri sui campanili, loro non dormivano esattamente, erano in uno stato di dormiveglia.
Uma cercò il suo creatore scultore Simeone e gli raccontò cosa fosse successo. Il suo creatore non riusciva a credere all'accaduto, ma era contento, perché in questo modo la sua creazione, la sua statua viva aveva raggiunto quasi la perfezione, aveva provato il pianto per la bellezza di un tramonto, era poesia viva, Uma era l'eccezione che sarebbe andata oltre.
Non era quindi proibito piangere, ma questa cosa non era mai accaduta prima; le statue vive erano programmate solo per elevare il pensiero e fare esperienza dei cinque sensi, ma le emozioni non le sentiva nessuna statua viva, nessuna eccetto Uma. Il suo creatore diffuse la notizia sia al popolo degli uomini che a quello delle statue vive e le cose per Uma non furono più le stesse.
Gli uomini la evitavano perché considerata una statua viva anomala, i suoi simili, invece, diventarono sospettosi verso una statua viva che avesse provato un irrazionale pianto, la consideravano fragile e non in grado di formulare bene i concetti offuscati dalle emozioni.
Uma da quel giorno rimase senza un essere con cui parlare, eccetto il suo creatore. Ma c'era un uomo, Demetrio, che da lontano la guardava nella sua solitudine, le si avvicinò e le chiese:”Quelle lacrime di commozione per un tramonto, valgono tutto questo stravolgimento nella tua vita? Tutto quest'isolamento sofferto?” E Uma rispose: ”Non so, però se non fosse avvenuto, non avrei mai compreso quanto meschino possa essere l'uomo e così allo stesso modo anche la sua copia imperfetta. Noi statue vive siamo state create per raggiungere un livello alto di pensiero e, invece, questo pensiero si è ridotto a un granello di sabbia davanti ad una emozione, davanti alle mie lacrime!”
Continuò Uma” La fragilità vive all'interno di un pensiero stesso, quando ad esempio muta un'opinione, una riflessione, ma ciò non significa abbandonare chi cambia un certo pensiero, l'importante è che ci sia una giusta spiegazione.” Demetrio si accorse che Uma stava piangendo, di nuovo e lui asciugò le sue lacrime,mentre lei quasi non se ne era accorta, ormai non era più una cosa innaturale, ora era una donna in lacrime, ma lei lo ignorava, non aveva ancora coscienza della sua mutazione.
Demetrio le rimase accanto in silenzio e quando arrivarono ai gradini di una delle chiese della città, Uma lo abbracciò, sentendo adesso anche di avere un cuore. I due si salutarono e il gruppo di statue vive che era lì, si allontanò dalla presenza di Uma, che andò a cercare Simeone, il suo creatore. Quando arrivò da lui era confusa e con un sorriso mischiato alle lacrime. Simeone capì che era arrivato il grande giorno, Uma era diventata umana, aveva un cuore nel petto, il sangue che scorreva nelle vene sotto la pelle e i suoi occhi erano luminosi come il sole. Tutto era compiuto, lo scultore aveva reso più umana la sua creatura, la statua viva era in una fase intermedia che nessuna altra statua viva riusciva a superare, ma lui era stato fortunato, lui che aveva dato ad Uma le sembianze di sua moglie defunta anni prima.
Simeone aspettava questo giorno come una rinascita del loro amore, ma non aveva mai considerato che Uma potesse innamorarsi di un altro uomo, Uma, infatti, era stata colpita da Demetrio, dal suo modo di essere ed esistere nel mondo, da quando aveva sentito di avere un cuore che palpitava in modo irregolare e da quando incominciò ad avere un respiro, anzi, il respiro e successivamente ad avere un corpo umano.
Quando Uma e Demetrio si confessarono amore, divennero inseparabili, e un giorno alla volta si ridusse la distanza tra esseri umani e statue vive, si incominciò a credere maggiormente nella capacità d'amare, si incominciò a credere ad un'armonia che va oltre i cinque sensi e oltre l'astrazione del pensiero, qualcosa che gli uomini chiamano amore.
Simeone era felice per aver creato qualcosa di bello e davvero unico e vivo, aveva però anche una profonda tristezza dentro di sé, per aver perso l'amore per la seconda volta. Si abbandonò in un muto pianto e dalle sue lacrime emerse un angelo bianco, che ad ogni Primavera lo avrebbe condotto dallo spirito della sua consorte, nella misteriosa terra fra il pensiero ed il cielo.