Lettera a Giuda
Caro amico,
era da tempo che intendevo scriverti, anche se fino ad oggi non lo avevo ancora fatto. Mi è accaduto spesso di mettermi alla tastiera ma di non riuscire a trovare le parole giuste. Così ho sempre rimandato pensando che forse il tempo non fosse ancora arrivato. E avrei continuato a reiterare la mia indecisione se stamane non avessi ascoltato Enzo Bianchi a Radio 3. La sua chiarezza espressiva, la lucidità dei suoi concetti riguardanti il significato profondo della Passione mi ha dato, forse, l'ispirazione giusta. Dico forse perché non è facile scrivere una lettera proprio a te, l'uomo più enigmatico e più disprezzato della cristianità. Per quanto coraggiosi possiamo essere, risulta sempre complicato porsi al di fuori della scia del pensiero conforme. Bisogna farlo con prudenza e con molta attenzione. Mi scuserai, dunque, se troverai il mio scrivere incerto e titubante.
Sin da bambino mi hanno insegnato che Gesù è morto per salvare tutti noi dal peccato originale, condannato alla più infame delle morti grazie al tradimento di uno dei suoi: Giuda Iscariota. Centinaia di generazioni hanno imparato ad associare te al concetto di tradimento. Avresti commesso un abominio vendendo non solo un uomo, non solo Dio, ma un amico, il tuo amico più caro. Ma un dubbio mi rode oramai da anni. E possibile che sia tutto qui? Che tutto si possa ridurre solo e semplicemente a 30 sporchi denari? Come può essere che Dio, il mio Dio che io immagino colmo d'amore per tutte le sue creature ti abbia condannato cinicamente a questa sorte? No, non posso crederci: l'amore non conosce compromessi e non si gira mai dall’altra parte. Lui non ti avrebbe abbandonato a questo destino terribile senza una ragione, senza averti dato una spiegazione. E tu che per anni hai dormito e hai mangiato accanto a Lui, hai visto sorgere ogni giorno lo stesso sole e ti sei specchiato nella stessa luna non lo avresti consegnato ai carnefici per soddisfare un tuo interesse personale. Se ciò fosse, se tutto dovesse ridursi solo a questo e il tuo ruolo non fosse altro che quello di un essere malvagio, la mia fede vacillerebbe. Io credo, invece, che Egli ti abbia amato come gli altri, anzi più degli altri, come ama tutti gli uomini inquieti, irrazionali, impazienti. Ti confido una cosa, sono convinto che ami anche me ... nonostante tutto.
Ma torniamo alla tua vicenda. Dicevo, io penso che ti sia stata affidata una missione gravosa, un fardello pesante che hai accettato e portato sino in fondo con la consapevolezza che saresti stato maledetto nei secoli e con il dubbio che forse nessuno avrebbe sollevato i veli del conformismo comprendendo la ragione profonda del tuo gesto. Così come fa un servo quando aiuta il suo signore a spogliarsi, tu Lo hai aiutato a liberarsi della condizione terrena adempiendo così pienamente alle Scritture. A chi, infatti, avrebbe potuto chiedere un sacrificio più grande? A Pietro che non ha avuto il coraggio di dichiararsi suo amico? Agli altri che nel Getsemani dormivano mentre Lui, sopraffatto dall'angoscia, cadeva più e più volte? Perché devi sapere che è stato proprio in quell'orto che la Chiesa ha vissuto la sua prima vera crisi. T’immagino dopo la consegna di Gesù, appoggiato su quell'unico albero in cima alla collina con il sacchetto dei denari in mano. Li guardi con disgusto, saggi il loro peso, ti sembra insostenibile. Li hai presi perché anche tu dovevi recitare la tua parte sino in fondo. In realtà non li hai mai voluti. Non ti servivano. La tua era una vita votata all'impegno, prima a quello politico contro l'invasore e poi finalmente quello spirituale a servizio dell'unico Dio che per amore si è fatto carne e sangue dimostrandoci che era pronto non solo a vivere come un uomo ma anche a morire come un uomo. Sei uno che vive d'azione, non di agi o ricchezze. Ora però è tutto finito e la tua missione è conclusa. Guardi a occidente, il sole tramonta, ma non ha il colore di sempre: è come se un velo celasse in parte la sua luce e poi soffia un vento da settentrione insolitamente freddo e potente. Sotto di te, c'è l'orto degli ulivi tornato alla vita di sempre con i suoi contadini e gli armenti che lo attraversano mentre lasciano la città dopo la storia più importante della tua, ma a questa collegata, sta per esaurirsi. Folla, soldati, grida disperate e tre croci sulle quali i corpi si contorcono tra gli spasmi dell'agonia. Il tuo amico è lì, gli resta poco da vivere oramai. E' arrivato al Golgota grondante di sangue grazie al lavoro ben fatto dai flagelli. Ma nonostante tutto, ecco la grandezza, non impreca, non si lamenta, non piange. Si preoccupa di dare un nuovo figlio a sua madre, concede il perdono ai suoi aguzzini. Anche in questo momento, ha una parola d'amore per tutti. Tutti, Giuda, anche per te che ormai appeso alla tua corda non puoi sentire. Se questo può rincuorarti, sappi, amico, che io sono tentato di credere che anche la tua sia in fondo una storia d'amore.