Lettera ad Elisa
Ciao, Elisa.
Perdona se non ti ho contattato quando é mancata tua mamma.
La ragione fondamentalmente é perché mi vergognavo.
Ricordo che al mio farsa‐matrimonio mi chiedesti, semi‐scherzosamente, qualcosa tipo: "Ma come hai fatto!?"
Come ho fatto a prendere quel coso brutto e stupido, interpretai più o meno.
Me lo sono chiesta anch'io a lungo.
Avevo sempre individuato le ragioni nelle mie caratteristiche.
Solo dopo la morte di mio fratello, ho compreso che il coso brutto e stupido appartiene ad un profilo psicologico abile nella manipolazione delle persone sensibili.
Un mese dopo la morte di mio fratello, pensavo: "Per riuscire a lasciarlo a questo, non lo devo ascoltare, non lo devo guardare".
Otto mesi dopo, ritrovavo le stesse parole nel libro "Mi dicevano che ero troppo sensibile", nel paragrafo che spiegava come le persone sensibili ‐che sono anche iperefficienti mentali ‐ siano le vittime preferite dei narcisisti. Bugiardi patologici, lupi travestiti da dolci nonnine.
E questo è.
"Tu non mi sei mai piaciuto", gli disse mio fratello nel pomeriggio del 3 giugno 2005, durante una di quelle che sembravano le sue crisi.
E per questo non me la presi di fronte ad un'opinione che ritenevo così ingiusta su una persona sempre presente, sempre disponibile e che era stato determinante l'anno precedente nel salvare la vita a mio padre. Così giudicavo.
Solo a novembre 2017, una sera mi trovai a riflettere: "Mi sa che mio fratello aveva ragione".
E aveva ragione. Pochi giorni dopo la morte di mio fratello, ho appreso che quel coso apparentemente generoso quella sera stessa del 3 giugno 2005 lo aveva tradito. E aveva indotto anche me a tradirlo. Tradendo mio fratello, aveva tradito anche me.
"Il tizio che mi si è attaccato addosso e non mi ha mollato", é uno degli appellativi con cui lo chiamo.
"Vengo, vengo", assicurava (dall'avvocato per concordare la separazione consensuale).
Non é mai venuto.
Il tizio che mi si è attaccato addosso e non mi ha mollato.
"E non la molla!", mi ha detto una signora che é passata attraverso la stessa esperienza. Lei ha avuto la fortuna, come mi ha riferito, che il Signore le ha fatto la grazia di chiamare suo marito a sé.
Io non avrò questa fortuna.
Sono guarita dalla depressione reattiva che mi affliggeva da più di sette anni, dopo avere individuato l'ultima causa, ossia quel coso brutto e stupido che sembrava così buono e generoso.
E ho trascorso degli anni pieni e gratificanti.
Che sono terminati perché, ritrovandomelo ancora avanti, ho appreso sempre più la sua bassezza e la sua falsità. Ed é accaduto ciò che attendevo: mi sono ammalata.
"Se vuoi ancora vivere, controlla il tuo pensiero", mi dicevo cinque anni fa.
Devo vedere se, controllando il mio pensiero, smettendola di sentirmi in colpa per la vita negata a mio fratello, riesco a far risanare anche il mio corpo. Anche se temo sia tardi.
Cosa ho appreso.
Ho compreso che la separazione legale non gli conveniva perché vuole ancora i miei soldi
I miei soldi che mi ha impedito di utilizzare per aiutare mio fratello e che lui ha utilizzato per nutrire il suo costoso hobby: acquistare immobili.
Immobili che gli servono anche a tenersi impegnato nei suoi lavori di bricolage preferiti, ossia i lavori di ristrutturazione case ‐ siano essi lavori da piastrellista, elettricista, impiantista, idraulico, imbianchino, tappezziere, ... ‐ per nascondere a se stesso quel vuoto che ha dentro. "E' un otre vuoto", dissi a mia madre un anno fa.
Soldi che non mi vuole restituire; anzi, aspetta di prendersi il resto alla mia dipartita.
Un altro appellativo con cui lo chiamo é "il mantenuto dalle donne".
Quando si è preso anche il mio tempo, le mie capacità e le mie energie.
Sono stata io a fargli prendere l'abilitazione all'insegnamento con cui é entrato di ruolo.
Tutte risorse che avrei potuto utilizzare per mio fratello.
Un altro appellativo é "L'assassino di mio fratello".
E il mio (di assassino).
Quasi in concomitanza, appresi il livello al quale può arrivare la sua malvagità e falsità.
"Il finto buono", è un altro appellativo con cui lo chiamo.
Quando ha appreso che la nostra meticcia maremmana aveva un altro nodulo sospetto, ha detto: "Ah, no! Stavolta non passiamo e non la faccio passare di nuovo per la stessa trafila". E su questo potevo dargli ragione.
Però, pochi giorni dopo, mentre si recava in Basilicata, l'ha abbondonata sull'autostrada, raccontando che si era allontanata mentre cambiava una gomma. E lo abbiamo saputo solo al suo ritorno, cinque giorni dopo.
Mi misi subito in azione per segnalare la cosa alle autorità competenti e per avere informazioni da chi poteva averle, quindi mi misi in viaggio con le ragazze in una disperata speranza di trovarla.
La nostra meticcia maremmana è salva. Era stata recuperata la sera stessa in cui l'aveva abbandonata.
Però penso sia stato questo a determinare il mio crollo fisico, insieme all'aver appreso che è stato con me sempre e solo per interesse. Nel cercare la nostra meticcia, verificai ‐ come avevo già verificato cinque anni prima ‐ che non avevo assolutamente bisogno di lui per occuparmi di mio fratello.
"Stavamo scarsi a scemi", pensai quando, cinque anni fa, mi disse: <<Tu senza di me non sai fare niente>>, nel suo estremo tentativo di trattenermi, vedendomi imboccare la porta con il trolley.
Chi sono gli altri scemi? I miei zii che, da bambina, agivano scientemente per farmi sentire Inferiore e incapace. E hanno insegnato ai figli a fare lo stesso.
A loro si è aggiunto mio fratello maggiore, altrimenti detto "il primogenito dei miei genitori", in quanto il termine 'fratello' non mi sembra adeguato.
Fin dall'infanzia, fin dall'adolescenza.
Senza questo background, penso che sarei riuscito a sbarazzarmi del tizio, così come mi ero rapidamente sbarazzata di altri, quando insisteva a presentarsi quando avevo ventidue anni.
E tutta questa gente ‐ i miei zii, i miei cugini, il primogenito maschio ‐ hanno continuato e continuano ad agire per schiacciarmi.
Senza alcuna remora, senza alcuna pietà.
E posso anche dire: "Stavamo scarsi a ladri".
Gliel'ho detto: "Tu sei peggio dei miei zii: loro hanno rubato e vogliono ancora rubare al fratello e alla figlia del fratello. Tu sei ancora più vigliacco: rubi a tua madre e a tua moglie".
E anche: "Stavamo scarsi ad assassini".
Dissi ad un avvocato: "Non è stato mio zio a farmi trovare senza casa, senza lavoro e ad uccidere mio fratello e me: é stato il signor PM".