Lettera di un padre "apolide" ad un figlio (mai) nato
Caro figlio,
ti scrivo questa lettera anche se non sei ancora nato e forse, chissà, non nascerai mai...ma se un giorno verrai al mondo spero tu la legga. Sono tuo padre, un padre "apolide" e solo, cioé, sono un padre senza famiglia, senza donna adesso né patria, anzi, sono un padre che ha molte, tantissime donne, ora, e migliaia di patrie; e lo sai perché?
La patria di quelli ‐ e per quelli ‐ come me non esiste: quelli come me (e spero, un giorno, se sarai nato e quando crescerai, anche quelli come te) non hanno bisogno di patrie perché la loro patria sono tutte le patrie della terra, la loro patria è il mondo senza patrie. La loro patria ‐ figlio mio carissimo ‐ é il mondo (unico) paese: la loro patria è il mondo intero!
Quelli come me ‐ figlio ‐ non sono mai soli né senza una donna; cioé, sono soli con la testa ed il pensiero ma no nel loro cuore; quelli come me, infatti, dormono una notte in una tenda con un indio mapuche, sotto le stelle, e si risvegliano il giorno dopo camminando per le strade di Gerusalemme mano nella mano con una donna araba; quelli come me fanno l'amore un giorno con una donna ebrea eppoi fanno festa il giorno seguente lungo i boulevard di Parigi o nelle favelas di Rio insieme agli zingari, o a Calcutta, o a Nairobi con una ragazza punk di Berlino; quelli come me ‐ figlio ‐ cantano, ballano e bevono con un monaco buddista nei locali gay di Frisco eppoi vanno in Ucraina, o in Moldavia, o lungo la Moscova e mettono un fiore in bocca ai soldati; quelli come me scrivono poesie per i palestinesi ed i berberi nei bordelli della Ville Lumiere eppoi, dopo aver navigato per giorni nell'oceano, le leggono ai gabbiani; quelli come me figlio...li capita, un giorno, di cenare a lume di candela con una ragazza serba in un locale di Vattelapesca eppoi, il giorno dopo, fumano allegri la "colla" con un fratello aborigeno a Darwin, o il narghilé coi bambini di Istanbul, o un sigaro toscano a Guantanamo con un esule cubano.
Quelli come me ‐ figlio ‐ sono a Katmandù, a Tel Aviv, a Praga, a Tokyo, a Las Vegas: ovunque cittadini del mondo senza patria e senza bandiera, ovunque a sputare in faccia alle patrie sature di tabù.
Quelli come me, figlio, sono strani: un giorno li capita di prendere a calci nel culo la vita, il giorno dopo prendono calci nel culo dalla vita...poi la baciano, la guardano negli occhi, la abbracciano.
Quelli come me: la vita, la morte sono sue sorelle; la vita, la morte sono un quadro di Matisse; la vita, la morte sono una poesia di Pasternak, o di Baudelaire, o di Nazim Hikmet.
Quelli come me, ricorda, non hanno patria; hanno 10, 100, mille patrie: sono cittadini di ogni patria, del mondo intero!
Quelli come me, figlio, sono senza patria, vivono senza patria: perché non amano le patrie con i muri, i confini, i reticolati, le dogane e le...ma il mondo intero: soltanto e solamente spazi infiniti, orizzonti senza limiti, isole e terre al di la e al di qua del mare; quelli come me ‐ figlio mio carissimo ‐ amano la linea che si spande altrove, ed oltre il proprio occhio va ed il proprio cuore.
Spero che un giorno, figlio, se nascerai leggerai questa mia lettera.
Spero che un giorno se nascerai in questo mondo, verrai al mondo...tutti viaggeranno insieme, senza patria, per le strade del mondo senza patrie mano nella mano.
Quelli come me, figlio, sono davvero strani; un giorno si sentono "soli" nel loro piccolo mondo, il giorno dopo viaggiano per il mondo intero senza prendere navi, o treni, o aerei né smartphone o tablet. Semplicemente sognano di viaggiare ‐ sai ‐ quelli come me nei mari e per gli oceani della terra su di una barca alla deriva: sicuri di poter ormeggiare in ogni porto!
Quelli come me ‐ figlio mio carissimo ‐ sono apolidi senza patria perché la loro patria è la torre di Babele con tutte le patrie, le lingue e le razze della terra!
"Il mondo intero è la nostra patria, nostra legge la libertà!".
Taranto, 18 giugno 2018.