Lontani, vicini, lontani
Scorrevano i pensieri come i filoni d'alberi che accompagnavano i lati della sua auto: l'aveva appena lasciata all'aeroporto con un arrivederci che bruciava ancora in mezzo al petto. Ancora una volta fra le nubi del cielo si dividevano i loro destini. Il peso delle promesse diventava sempre più opprimente, non riusciva a credere che il suo cuore potesse mantenere un tale peso. In un gioco di gravi in cui non si trova mai l'equilibrio non bisogna rimaner stupiti se si rimane con in mano un moncone di corda: il loro legame non era da meno, gli eccessivi stiramenti avevano deformato il suo cuore. Se un addio è un taglio netto, l'arrivederci è una pugnalata non affilata. Forse avrebbe preferito una fine drastica, ma in quella serie di filamenti che ancora lo tenevano legato era certo si nascondesse qualche arteria vitale, un cavo prezioso che tenesse in vita ambedue, che per questo non meritava di esser tranciato. Se lo sarebbe portato appresso, fin dove sarebbe dovuto andare lui, che non era più casa loro.
Poi non vide che un faro.
La musica nelle sue orecchie filtrò piacevole, una musica, però, che riconosciuta, scagliò in un'ondata di nostalgia la sua povera vita in un oceano di ricordi che passava proprio per quella strada che stava percorrendo che non era più buia ma illuminata a giorno. Un qualsiasi giorno d'estate. Rivide i suoi genitori ringiovaniti accanto a lui, punzecchiandolo per la destinazione non gradita, rivide non più i campi immersi nella notte ma docili colline arse dal sole e le pale eoliche che parevano indicargli la strada. La sua infanzia, perchè si trovava lì? Rivide il mare scorrere di nuovo accanto a lui, senza sapere perchè ne potesse sentire l'odore nonostante i vetri alzati e come potesse assaporarne la salinità. Presto però s'accorse che si trattava delle sue lacrime che irrorando il viso giunsero sulle sue labbra. Quante volte aveva percorso quella strada incoscente di ciò che gli stava attorno, ora tutto il significato celato s'abbatteva su di lui in attimi intensi come una vita vissuta per intero. Centrava ancora lei, lei centrava sempre perchè, in fin dei conti, si è sempre trovava sulla sua strada fin da quando era piccolo, senza contare quante volte si saranno potuti incontrare senza sapere chi fossero l'un l'altro e poi chissà, decidere di percorrerla insieme nello stesso istante, nonostante nell'arco della sua vita si trovasse in luoghi così distanti da precludere ogni possibilità di contatto.
Lontani, vicini, lontani: la vita è sempre questione di distanze.
Talvolta certi fili divengono più corti avvicinando le persone, o più lungi, ma non credo si spezzino mai per quanto sia lunga questa vita ci sarà sempre occasione di diminuir le distanze fra le persone. Apparentamente tagliamo i ponti, drasticamente interrompiamo contatti, ma se una persona risulta importante non srai mai tu a decidere se rescindere o farla andare via, non fisicamente parlando.
Era certo in questo nuovo vortice di pensieri che in fin dei conti, le distanze fisiche non contassero per le persone, erano certamente altre quelle che influivano. In un istante tutta la storia della sua vita che nel frattempo si manifestava quasi come un ripasso, svanì in un'altro faro di luce: era l'insegna del bar che sta sotto a casa sua, segno che inspiegabilmente giunse a casa.
Nessuna cesoia in mano: seppur milioni di Km si fossero frapposti, seppur sarebbero stati ancora più lontani, sapeva e aveva capito che un domani sarebbero stati nuovamente vicini.