Lucy in the sky
Era una fredda sera invernale la prima volta che Luca si truccò il viso. Una di quelle sere in cui la pigrizia prende il sopravvento su tutto e inchioda i volti delle persone davanti alla televisione tenuta accesa per tutta la giornata. La cena si era appena conclusa e i vari componenti della Famiglia avevano rotto le righe tornando ognuno alle proprie faccende. La madre si apprestava, come sempre, a sparecchiare la tavola e ad immergere i piatti e le stoviglie nel lavabo della cucina. Il padre si era ritirato nel suo studio‐rifugio dove trascorreva gran parte del suo tempo, e i ragazzi si erano diretti ognuno nella propria stanza. Il figlio maggiore, quattordici anni, era quasi certamente già al telefono con gli inseparabili amici maschi di cui andava tanto fiero, la sorella di tre anni più giovane stava forse sdraiata sul letto di cedro bianco intenta a leggere un romanzo oppure solo assorta a pensare, come spesso accadeva che i genitori la trovassero, mentre il più piccolo, nove anni compiuti l’estate prima, era pronto ad attuare un “piano” su cui stava meditando da parecchi giorni. Luca, infatti, negli ultimi tempi, era solito tenere compagnia alla madre ogni volta che questa si preparava ad uscire di casa, scrutandola, in silenzio, mentre si destreggiava con pennelli, matite e rossetto, dinanzi al grande specchio del bagno. Provava in quei momenti una grande ammirazione per lei, ma anche un irresistibile desiderio di imitarla. Desiderio che sapeva avrebbe dovuto soffocare.
Invece, approfittando del generale disinteresse reciproco che regnava ogni sera nella Famiglia in quel determinato momento della giornata, Luca, sicuro di non essere notato, era andato in bagno e aveva chiuso la porta a chiave. Una volta entrato, aveva acceso tutte le luci, comprese quelle fissate sulla parte alta dello specchio, e si era guardato attentamente. Prese a contemplarsi con una cura particolare trovando davanti a sé un viso di bambino che a sua volta lo fissava, un bimbo dal volto delicato e dagli zigomi alti e sporgenti. Incrociò più di una volta i suoi occhi scuri dalle lunghe ciglia nere.
Anche se non aveva imparato a dare un nome a quello che provava, Luca sentiva di avere voglia di infrangere quell’immagine immacolata che vedeva. Voleva compiere un’azione sovvertitrice di quella purezza, un’azione un po' “sacrilega”. Quasi senza accorgersene, estrasse dal cassettino di legno sistemato sotto il lavabo il luccicante involucro color oro che aveva visto tante volte in mano alla madre e, lentamente, ne fece fuoriuscire la punta rossa. Con dovizia, se lo applicò piano sulle labbra, spiando l’effetto sortito sulla sua immagine riflessa. Man mano che la bocca imporporava, Luca avvertiva un sapore nuovo sulla lingua che pensò appartenere solamente all’età adulta. Si avvicinò sempre di più alla superficie riflettente, fino quasi a baciarsi, e rimase impressionato da quello che scorgeva. Aveva il cuore in subbuglio perché la persona che aveva di fronte non sembrava assomigliare più alla figura che aveva fino allora sempre identificato con se stesso ma ad una sua nuova, “perversa”, versione. Tutto quello che l’immagine gli procurava era una strana e inaspettata sensazione di benessere, che poco dopo lasciò spazio solo a una profonda afflizione. Sentiva il ronzio della televisione provenire dalla cucina e colse la calma rassicurante in cui l’intera casa era caduta. Eppure, nel luogo dove lui si trovava, si stava consumando un’esplosione di cui nessuno riusciva a percepire il fragore. Luca era solo. Se ne stava semplicemente lì, immobilizzato davanti allo specchio, con tutta una nuova angoscia che gli era scesa nell’animo.
All’improvviso, gli venne voglia di piangere. Non lo sapeva bene il perché, ma provava un gran senso di colpa. Si pulì in fretta la bocca con la carta igienica, controllò che lo scarico si portasse via la prova della sua “depravazione”, e uscì velocemente dal bagno. Passando davanti alla porta della cucina si fermò un istante e vide sua madre che, da sola, stava guardando la televisione. Era seduta e appariva assorta, probabilmente concentrata in qualcosa che non riguardava ciò che veniva mostrato sullo schermo. La cucina era in ordine e profumava di pulito. Luca stette parecchi secondi ad osservare sua madre senza essere visto e, tornando in camera sua, giurò a se stesso che non avrebbe più fatto niente del genere.