Lunedì 11/05/2015 Celebrate now!
Siamo davvero strani, noi uomini. Fissiamo una giornata e decidiamo che, in quelle 24 ore, abbiamo la possibilità di festeggiare e ricordarci di chi amiamo, anzi, meglio, di gridare ai quattro venti quanto quella persona sia importante nella nostra vita. Dobbiamo farlo, perché è nello spirito della festa e perché, subito dopo, saremmo così riassorbiti dal flusso incalzante del tempo, che sembrerà inopportuno farlo o dirlo di nuovo, in un giorno ordinario. Ne volete una prova? Ripercorrete i post e le foto dei vostri amici facebook: quasi nessuno, ieri, avrà dimenticato di celebrare la propria madre, di mostrare ai suoi contatti una di quelle deliziose foto scattate durante la propria infanzia, di ribadire, a suon di proverbi e di citazioni famose, quanto amore possa sfoderare una mamma.
Se tornate quest'oggi sul luogo del delitto, troverete un nuovo, impressionante silenzio: la festa è finita, si ricomincia l'inevitabile giungla di impegni quotidiani, si aggiorna il proprio profilo, con la volontà, stavolta, di condividere le solite foto o qualche altra frase ironica, detta con gli amici. I riflettori si sono spenti e , per tornare ad assaporare quell'ondata di affetto, che, per alcuni, potrebbe persino risultare prossima all'insorgenza del diabete, dovremo aspettare l'anno prossimo: stesso giorno, stessa ora, il circo mediatico di ricordi, riflessioni e dichiarazioni zuccherose ricomincerà ancora, nell'alveo delle migliori tradizioni e del più classico dei conformismi. Ma negli altri giorni, mi chiedo io? In tutti gli altri 364 giorni che compongono un anno, che cosa se ne fa di quell'amore, di quella gratitudine tanto sbandierata nella rete? Sembrerebbe quasi che abbiamo bisogno di appuntamenti ben fissati, di feste ricorrenti per fermarci un attimo, alzare per un momento lo sguardo dal nostro piccolo mondo quotidiano e realizzare quanto quell'amore materno, umile, dolce ed incondizionato, ci abbia permesso di diventare le persone che siamo. Eppure, quell'amore viscerale ci accompagna sempre, ogni giorno: non ha bisogno di occorrenze da calendario per uscire alla ribalta ed, anzi, anche a costo di farsi quasi invisibile ed accantonarsi in un angolino, ci assiste sempre, ci guarda da lontano e continua a proteggerci, vegliando su di noi, quasi come un angelo custode. E noi, invece di fermarci un istante e farne tesoro, riconoscendone tutta la bellezza, aspettiamo con impazienza una giornata incipiente di maggio: quello è il momento, quella è l'occasione per farlo, ci ripetiamo. E se quella festa della mamma, quella celebrazione di un affetto straordinario e di una dedizione incondizionata, fosse dentro di noi, ogni giorno? A volte, basterebbe così poco per sentirla: dire un grazie dal profondo del cuore, dare un abbraccio al termine di una chiacchierata sofferta, sentire il calore di una carezza sulle guance inumidite di pianto, dimenticarsi i fascicoli sulla scrivania e rimanere al telefono, raccontandosi tutto, come quando si è bambini. Sono gesti semplici, innocui, ma capaci di mettere al riparo il nostro animo da quello che, credo, sia davvero il male maggiore: il vuoto interiore, l'aridità, l'apatia. Si deve esprimere l'amore, si deve trovare del tempo per ringraziare chi si ha vicino e renderlo partecipe della gioia di averlo nella propria vita. Altrimenti, si rischia di rimanere imprigionati solo su di sé, sul proprio mondo, pensando che nulla, all'esterno, possa essere così importante da farci alzare la testa e sollevare lo sguardo che tenevamo a lungo abbassato.
Non aspettate il calendario, la festa rituale, i giorni prestabiliti: non c'è cosa più bella che accantonare, per un attimo, i propri impegni e celebrare, dentro di sé, nell'intimità del proprio cuore, la bellezza di un amore, la forza dell'amicizia, la gratitudine verso chi ci ha voluto e sostenuto fin dal principio. Regalate un sorriso, aprite il vostro animo, fate una chiamata che state rimandando da tempo o vi dimenticate sempre di fare. Perché sono questi, in fondo, i regali più belli che si possa ricevere: quelli inaspettati, quelli che rischiarano una piovosa giornata ordinaria e, non si sa come mai, fanno spuntare sul nostro volto un sorriso più potente della bufera e del temporale.
Cecilia Cozzi
http://aspasiachannel.blogspot.it/2015/05/celebrate‐now.html