Magno Cum Gaudio Omnium
‘Le avventure più sono ingarbugliate più sono interessanti’, questo aforisma non rispondeva al vero per quanto riguardava le vicende di Diletta Abate geometra al Genio Civile di Messina e del marito Apollonio Proietti ex docente di lingue all’Università degli Studi Internazionali di Roma. Le loro avventure avevano molto in comune con le novelle del ‘Decamerone’ tanto erano intricate oltre che boccaccesche. Tutto era iniziato Quando Diletta nel suo ufficio del Genio Civile di Messina conobbe per motivi di servizio Alfio Giuffrida ingegnere libero professionista di Catania. Al rientro a casa in via Saffi al marito: “Caro non so come comportarmi con un ingegnere di Catania venuto nel mio reparto che mi ha lasciato sul tavolino una busta contenente diecimila €uro per avergli espletata una pratica fuori della data di prenotazione, ho fatto bene ad accettarli?” Apo non sapeva cosa rispondere, non rispose subito. Diletta aveva consumato in fretta il pasto da lui preparato. “Puoi ringraziarlo e dirgli che in caso analogo sarai a sua disposizione senza compenso, potrebbe configurarsi il reato di corruzione di pubblico ufficiale, ti vedo eccitata…” “A me non sembra, ti ho chiesto solo un suggerimento.” Diletta non voleva ‘dare sazio’ al marito ma Apollonio ci aveva azzeccato, la conoscenza con l’ingegnere Alfio Giuffrida le aveva fatto provare una piacevole sensazione erotica come non le accadeva da molto tempo col legittimo consorte. Durante la settimana Diletta, al contrario del suo solito era nervosa e la notte non dormiva le canoniche otto ore, durante il sonno si lamentava impedendo al marito di riposare, Apollonio cercò di prendere in mano la situazione. Al risveglio: “Cara non penso sia necessario ribadire il concetto della nostra reciproca sincerità, ritengo che sia il caso di invitare a casa nostra quell’ingegnere di Catania insieme alla sua famiglia.” Apo si meritò un bacione, aveva toccato il tasto giusto. Appuntamento il sabato successivo dopo pranzo a casa loro. un bell’attico occupato dai due era uno splendore di ordine e di pulizia, avevano provveduto alla bisogna la portiera Ulpia e la figlia Matilde ben ‘foraggiate’ da Diletta. Alle sedici il citofono: “Rispondo io.” “Caro ingegnere vengo a prendervi all’ingresso.” Eccitazione era il vocabolo giusto, Diletta non aveva nemmeno aspettato l’ascensore occupato in quel momento, si era fatta a piedi i sei piani. “Ingegnere che bella macchina, mi sembra svedese.” “No mia cara è una Mercedes GLS, l’ho scelta insieme alle qui presenti Ginevra mia moglie ed Elisabetta mia figlia che le presento.” Stavolta Diletta prenotò l’ascensore, Apollonio li aspettava davanti all’uscio dell’abitazione, si presentò ai tre. “Fate come se foste a casa vostra, in fondo al corridoio c’è una stanza con servizi per gli ospiti, sistematevi e poi venite nel salone.” Per primo si presentò l’ingegnere Giuffrida, Apo dovette ammettere che era un bell’uomo forse cinquantenne, probabilmente Diletta si era innamorata delle sue tempie brizzolate, della sua eleganza e del suo ‘savoir‐faire’ signorile. Mamma Ginevra non era niente male anche se i capelli corti, il viso quadrato ed il corpo atletico mostravano una certa mascolinità. Elisabetta (Betta per gli amici) era la classica adolescente, ventenne frequentava a Catania il primo anno dell’Università alla facoltà di lingue. Nel salone Apollonio aveva preso a dialogare con Diletta: “Vedo tuo marito sta prendendo confidenza con mia figlia.” ”Apollonio ha sempre avuto un debole per le ragazze giovani e cicciottelle, Betta è una ‘plus size curvy’ come va di moda oggi fra le modelle, mio marito ha sempre desiderato un erede ma io non posso avere figli.” I due si erano spostati sul balcone parlando del più e del meno poi dinanzi al televisore a gustare le avventure dell’Ispettore Maigret. La cena alla messinese a base di baccalà e stoccafisso preparata e servita da Ulpia e da Matilde, le due ebbero il plauso dei commensali. Fu Elisabetta che dimostrò che la timidezza non era nel suo DNA: “Ho delle difficoltà di studio all’Università, il signor Proietti mi ha detto di essere stato docente di lingue all’Università degli Studi Internazionali di Roma, qualche ripetizione mi farebbe comodo, potrei restare a Messina sempre con l’approvazione dei presenti. A quella proposta nessuno prese subito la parola sinché Apollonio: “Anche se Betta è maggiorenne penso che ci vorrà l’approvazione dei genitori, per me nulla in contrario.” “Non vorremmo che nostra figlia possa darvi fastidio, non siete abituati ad avere dei giovani a casa vostra.” La proposta fu approvata da parte dei presenti anche se ognuno aveva una sua motivazione, in particolare Apo aveva notato in Betta una certa furbizia non scissa da sensualità. Partenza per Catania di Alfio e di Ginevra: “Mi raccomando comportati bene ti chiameremo al telefono tutti i giorni, appena liberi io ed Alfio ritorneremo a Messina.” La promessa fu mantenuta nel week and successivo, la mattina del sabato la Mercedes GLS giunse sotto casa dei coniugi Giuffrida, questi ancora assonnati fecero accomodare Alfio e Ginevra nel salone prima di sistemarsi e rendersi presentabili, Betta dormiva ancora della grossa nella camera degli ospiti. Suono di tromba con la bocca da parte di Apollonio: “Tata tata tata tata tata tata, “la sveglia la mattina è una rottura di coglion.” In baby doll azzurro Betta si presentò nel salone, era una bellezza. Alfio: “Spero che oltre a dormire avrai anche studiato.” Diletta: “Ci ha pensato mio marito sono stati sempre insieme nello studio.” La frase era dal contenuto piuttosto esplicito, nessuno la commentò. Fra Apollonio ed Elisabetta c’era stata una liaison molto intima, la baby aveva dimostrato tutto il suo anticonformismo entrando nell’intimo di Apollonio: “Sono curiosa nei tuoi confronti, come te la passi in fatto di sesso? Non mi sembra che tua moglie sia molto portata ad esercitarlo.” Apo era andato in confusione, cosa rispondere ad una giovane ragazza curiosa della sua intimità?” “Sei suscettibile e conformista, non penso che tu abbia già gettato le ancore, allora ti parlerò io di me: ho venti anni, da quando ne avevo quindici scopo con mio cugino Ettore, domanda ovvia perché con lui e non con uno dei tanti ragazzi miei compagni di scuola? Presto detto sono tutti maschilisti, un collega una volta diventato mio amante, orgoglioso della conquista avrebbe sparso la voce con tutti i maschi di sua conoscenza, gli interessati si sarebbero ‘fatti sotto’ chiedendo per loro analoghe prestazioni, ad un mio rifiuto si sarebbero vendicati sputtanandomi dinanzi a tutta la scuola, è successo ad una mia amica che ha dovuto cambiare istituto, con Ettore ci vedevamo a casa sua, uso la pillola anticoncezionale. Mio cugino non è gran che come amante, ha il cazzo piccolo, lo ho paragonato a quello di altri uomini visti nei film porno, lato positivo mi fa poco male quando mi si inchiappetta e mi fa godere allorché mi schizza sul collo dell’utero, fine della confessione.” Apollonio era stordito sia per i fatti appresi che per la franchezza di Elisabetta che proseguì: “Ti rifaccio la domanda, il cazzo ti si alza più?” Apollonio decise di usare lo stesso eloquio schietto di Betta: “Ciccio è andato in pensione, mia moglie non fa gran che per aiutarmi.” “Soluzione trovata: va in farmacia e compra una confezione di ‘Levitra’. Il giorno stesso Apo si recò da Giulio farmacista suo vecchio amico che: “Brutto sporcaccione hai trovato qualche mignotta…” “No è una ventenne.” Giulio preso dall’invidia non fece commenti, regalò all’amico una confezione di Levitra. Alfio, preso dal lavoro trovò il tempo di recarsi a Messina a trovare gli amici solo dopo un mese e mezzo. All’ora l’ora di pranzo: “Mes amies, ho voluto far riposare mia moglie, ho prenotato al ristorante ‘La Sirena’ di Ganzirri, Betta guiderà la mia Peugeot 508 con me vicino, ancora deve imparare qualcosa della guida, talvolta si sbaglia con la leva del cambio, gli altri Matilde compresa nella Mercedes.” Nessuno raccolse la battuta a doppio senso. Furono accolti da Salvatore il capo cameriere: “Benvenuti, il dottor Proietti di solito viene solo con la signora, oggi siete una bella compagnia, se me lo permettete provvedo io al menù.” Tutto a base di pesce cominciando dal brodetto di cozze e vongole per finire all’aragosta, il tutto ‘innaffiato’ da un ‘Donnafugata’ d’annata. Il conto fu presentato ad Apollonio dal proprietario Nicola Mancuso che omaggiò signore e signorine con un mazzo di rose bianche, ricevette un applauso, un vero signore. Il ritorno a casa fu ‘lento pede’ o meglio ‘lenta auto’, il vino aveva fatto effetto sui guidatori Alfio ed Apollonio. Il salone accolse i sei accoppiati come da loro scelta. Si erano scoperti anticonformisti con gusti comuni, una filosofia di vita, il piacere di stare insieme, di condividere sensazioni ed esperienze piacevoli senza remore moralistiche. Al suono di un lento si formarono le coppie: Alfio con Diletta, Apollonio con Elisabetta e Ginevra con Matilde, le due avevano scoperto la loro propensione più per il ‘fiorellino’ anziché per il ‘pennone’. Chiusa la finestra furono spente le luci del salone, solo il chiarore di un abat‐jour poi rifugio di ogni coppia e in una stanza sino alla mattina successiva quando un pallido sole invernale li trovò ancora sonnolenti in cucina a sorbire cappuccini con brioches, queste ultime in gran quantità per recuperare le forze perdute durante la movimentata notte. Conclusione delle storie: dopo qualche mese di liaison con Apollonio Betta ritornò a studiare a Catania e conquistò l’amore di Salvatore suo collega, un siciliano ben dotato sessualmente. La storia di Ginevra con Matilde ebbe un seguito a Messina, Diletta in pensione andò a vivere a Catania con Alfio. La sorte fu maligna con Apollonio, il più sfortunato; ormai avanti negli anni fu preso di mira da Atropo che con la sue inesorabili forbici tagliò il filo della sua vita, il destino ancora una volta aveva dimostrato di essere superiore agli Dei.