Memorandum
Di cosa vuoi che ti parli, dopo tanto tempo, se non di come ancora io sappia sbagliare e scegliere sempre la via più facile per farlo.
Dovresti saperlo, anima mia, quanto si sia vulnerabili quando si ama, e di come a volte sia facile ingannarsi e non vedere l'unica verità, e che vuoi che ti racconti, se non che mi manca il momento, e il domani, e che il passato è solo la punta di una spina che non riesco a togliere dal mio respiro.
Non sono stato capace d'imparare ad attendere, non ho saputo ingoiare le lancette del tempo, ed ascoltare è un esercizio cosi difficile che ho rinunciato a farlo da troppo tempo.
Guarda: quella panchina di pietra, laggiù, in fondo alle mie parole, è il posto dove aspetterò i ricordi e le ragioni perdute.
Non mi volterò quando sentirò i passi allontanarsi: tornerò a pensare che l'eternità sia il momento più breve che abbiamo avuto e non cercherò più un posto dove mettere i momenti e le giornate dove il sole era accanto a me.
In quel libro delle promesse fatte cercherò un nome e aspetterò per capire perché le cose, in fondo, sono sempre quelle che noi cercavamo, ma non abbiamo mai la voglia di crederlo.
E' una transumanza di anime e corpi quella a cui ci è dato di assistere e noi siamo parte di essa.
La cena è pronta, i rumori delle posate sono il contorno immancabile; i liquidi scendono nei bicchieri, nella bocca, nello stomaco e poi nelle parole.