Meravigliose Emozioni Erotiche
È noto: alla base delle vicende umane c’è la fortuna, ne erano convinti gli antichi che, a modo loro, cercavano di rivolgerla a proprio favore con riti magici che evidentemente Beniamino V. non conosceva in quanto la sfortuna fu per lui foriera di immensi problemi per esser passato a miglior vita (si fa per dire) nell’incendio della sua grande fabbrica di carta al Trullo alla estrema periferia sud‐ovest di Roma ma soprattutto per la sua famiglia di cui era l’unico sostegno. La ferale notizia giunse per telefono il mattino presto alla moglie Greta F. ed ai figli gemelli Alida ed Andrea con ovvie conseguenze. Tutti e tre si precipitarono in auto sul luogo dell’incendio ma non poterono avvicinarsi, le fiamme ancora bruciavano alte sul resto della fabbrica ed i pompieri erano impegnati a circoscriverlo. A loro di presentò, senza parole Alberto M. che era il direttore della fabbrica, c’era poco da dire. Si diedero appuntamento per il pomeriggio nell’abitazione di Alberto che si trovava ai Parioli nello stesso edificio di quello di Beniamino, appartamento di sole due stanze ben più piccolo di quello del suo datore di lavoro che era di duecento metri quadri. Presenti oltre che la famiglia V. anche Anna la moglie di Alberto che cercava di consolare le due donne mentre Alberto parlava con Andrea e lo metteva al corrente della situazione: probabilmente l’incendio era doloso perché il capo famiglia aveva ricevuto richieste di ‘pizzo’ per telefono da parte di un mafioso che però non si era presentato personalmente, Beniamino se n‘era fregato, il significato del suo nome era ‘figlio della fortuna’ e ad essa si era affidato con poco successo. Greta, con la scomparsa del marito, era diventata responsabile della famiglia ed in tale veste si mise a parlare con Alberto che la ragguagliò sulla loro non brillante posizione finanziaria: il loro appartamento doveva essere ancora pagato con due milioni di €uro al mese per altri cinque anni, la fabbrica non era assicurata contro gli incendi, Beniamino non aveva altri introiti. Greta pensò anche ai figli Alida ed Andrea iscritti all’università. Cadde pesantemente su una poltrona, con lei casalinga il quadro era allarmante con problemi irrisolvibili, un pianto dirotto fece accorrere Alida, Andrea e Anna che furono messi al corrente della situazione. Notte in bianco per tutti, la mattina alle nove il campanello: impossibile pensare chi fosse a venire in quella casa del dolore: era Louis Bergerac padrone di tutto l’isolato (anche di casa loro) che Greta aveva incontrato poche volte. In camicia da notte e senza trucco la padrona di casa cercò di far capire che non era il momento…Con accento francese: ”Madame innanzi tutto le mie più profonde condoglianze, in questo tristissimo momento penso di potere essere utile a lei ed ai suoi figli, purtroppo a chi rimane rimangono i problemi pratici che angustiano la vita, cercheremo di risolverli insieme questa sera a cena a casa mia, due piani più in alto.” Senza ottenere risposta, con un attenti tipo militare si congedò. Completamente nel pallone, Greta tornò a letto ed ai figli riportò quanto accaduto ricordando quanto a suo tempo riferitole da Beniamino dell’immensa fortuna del signor Bergerac In tutta Europa. Alida ed Andrea che già si vedevano all’angolo della strada a chiedere la carità, spinsero la madre ad accettare, ci voleva poco per capire le intenzioni del marpione. Alla cena si presentarono anche Alberto ed Anna che furono ben accettati dal padrone di casa, un compagnone! Louis era vestito impeccabile in un frac classico, evidentemente voleva far impressione su chi? Evidentemente su Greta a cui in passato ebbe a fare i complimenti più sviscerati senza successo. La cena fu servita da un maggiordomo in divisa: classici aperitivi, antipasti, pappardelle al sugo d’anatra, coniglio all’agro dolce, insalatona, tutto ‘innaffiato da un ‘Brunello di Montalcino’ annata 1950, ananas e Caffè Sport Borghetti che fu il sipario della cena.“Madame Greta sia più ottimista le faccio visitare il mio bagno di cui son fiero per la vasca ‘Nenuco’ unica nel suo genere.” Entrati in bagno: “Cara Greta, appena ti ho visto mi sei entrata nel cuore, sono a tua disposizione, ogni volta che verrai a casa mia ti abbonerò una rata del tuo debito più diecimila €uro, scusa la volgarità ma non so che altro dirti.” Un assenso col capo dall’interessata che in fondo pensò di essersela cavata abbastanza bene, ci son donne che si vendono per molto meno, la famiglia avrebbe ripreso il suo posto in società! Al rientro si mostrò contenta di aver visto una vasca da bagno fuori del comune, ovviamente nessuno ci credette. Il primo appuntamento avvenne il pomeriggio del sabato successivo, madame aveva acquistato un negligé rosa che aveva coperto, durante il tragitto in ascensore, con un cappotto estivo. Fu accolta con un baciamano che in fondo le fece piacere, nessuna volgarità, invito sotto la doccia ovviamente nudi, complimenti del padrone di casa per il suo fisico, un po’ meno da parte di lei per la ‘pancetta’ del prossimo amante ma in fondo… Louis prese subito a baciare la gatta, aveva stile apprezzato da Greta che si meravigliò per la grossezza del ‘ciccio’ del francese, non ricordava bene le dimensioni di quello del marito ma in fondo non le dispiacque non immaginando che ‘ciccio’ era stato ‘aiutato’ da una pillola di ‘Levitra’ molto di moda per i non più giovanissimi ma anche, talvolta, per i giovani. Greta capì che ormai il sabato pomeriggio era dedicato all’amante sempre ben disposto in fatto di quattrini, che anzi aveva aumentato la quota in contanti. E gli altri componenti della famiglia? Un caleidoscopio di persone: Alida (significato nobile) era lesbica, contemporaneamente Andrea (significato uomo virile) omosessuale!, evidentemente all’interno dell’utero materno si erano scambiati il sesso! Avevano confessato alla madre le loro tendenze, Greta il cui nome vuol dire preziosa, rara, da buona madre aveva accettato la sessualità dei figli e la loro iscrizione alla L.G.B.T. (lesbiche, gay, bisessuali, transgender), addirittura aveva partecipato con Louis alla manifestazione della lgpt a Roma, Beniamino non aveva certo fatto onore al suo nome che voleva dire figlio della fortuna, ma ormai era un lontano ricordo. Alberto ed Anna talvolta ridevano della loro normalità ma si rendevano conto giorno per giorno che la noia si era impossessati della loro monotona vita di impiegati alle poste. Avere a che fare con vecchietti che si lamentano della loro misera pensione, ritirare lettere e pacchi , caricare i postini dei plichi da consegnare. La loro noia era mancanza di stimoli, un senso di vuoto, di impotenza, talvolta fantasticare con la mente era legata alla sensazione dello scorrere del tempo. Alberto ed Anna incontravano per le scale Louis con Greta e ed i due fratelli Alida ed Andrea che un giorno: “Che facce da funerale, se venite un giorno con noi vi divertirete a veder tanta gente allegra e sorridente, anche un po’ di sesso…” I due rifletterono ma fu Anna a prendere l’iniziativa: “A noi che ci costa, nessuno ci obbliga…” E così un sabato pomeriggio seguirono in auto Alida ed Andrea che si recavano in una villa di Grottaferrata in cui furono accolti da una signora anziana, alta e magra, vestita di nero, molto signorile. “È la prima volta che vi vedo, benvenuti, tutti noi siamo degli anticonformisti ma sempre col buon gusto come regola, divertitevi!” Al bar un addetto (o un’addetta) truccatissimo, con voce femminile: “Vediamo se indovino i gusti dei signori: aranciata o limonata ma quella col limone!” “Come ti chiami, sei un simpaticone.” “Marco, guardate che vuol dire guerriero, sono pugnace ah ah ah.” Furono avvicinati da un tipo un metro e ottanta, bruno di capelli e di carnagione, vestito casual: “Sono Fosco, faccio onore al mio nome che vuol dire scuro, anch’io frequento questa villa da poco tempo, in fondo sono felice anche se uso raramente questo vocabolo. Fuori c’è misera, degrado, omicidi, delinquenza, tutto deprimente mentre qui…Col permesso del signore gli sottraggo, in senso buono, la consorte.” “Mia moglie non è sotto tutela e poi anch’io…” I due sparirono risucchiati dalla folla che andava aumentando come pure l’allegria generale. Alberto rimasto solo, si sedette vicino ad un tavolo col bicchiere di aranciata; fu subito avvicinato da un trans che: ”Ti vedo tristissimo, se vieni con me…” “Non ti offendere ma ho mal di testa.” Il tale si allontanò deluso e Alberto cominciò a pensare cosa stesse combinando Anna, lui, il moquer dei gelosi stava provando per la prima volta quel sentimento, ne aveva ben donde, Fosco si dimostrò subito attivo in quanto a sesso anche se in modo particolare: denudata la consenziente Anna, dopo un cunnilinguus che portò la baby a lunghi orgasmi, prese un vibratore se lo infilò nel suo didietro ed il pene, dapprima a riposo, si risvegliò pian piano non molto in lunghezza quanto in una spropositata circonferenza che fece impressione ad Anna. “Non ti preoccupare, sarò delicato ma poi tu…” Anna ebbe conferma di quanto asserito da Fosco. All’inizio ebbe qualche fastidio ma poi quando il pene arrivò a metà vagina cominciò a provare una goduria piacevole talmente violenta da portarla ad emettere urletti di piacere sempre più forti, un piacere infinito che la lasciò senza forze, punto G attivato come non le era mai accaduto con Alberto. Ci volle del tempo prima che la dama riuscisse a riprendersi, non voleva presentarsi in quelle condizioni al marito ma Alberto si accorse subito che lei aveva provato qualche sensazione sessuale al di fuori dell’usuale. Nessun dialogo sino a casa, poi: “Se te la senti raccontami tutto ma solo la verità come da nostra vecchia abitudine.” Sono troppo sconvolta, se non ti dispiace preferisco dormire, a domani.” Anna dormì il sonno del giusto o meglio della giusta ma non Alberto che immaginò le cose più strane ed inverosimili. La mattina sveglia a mezzogiorno, ovviamente per Anna che, allegrissima abbracciò e baciò un Alberto. “Ti confesserò tutto come avvenuto ma ricordati che nulla sarà cambiato fra di noi, sarai sempre il mio grande amore, non sono solo parole, ti amo profondamente.” Senza tralasciare alcun particolare narrò tutta la vicenda sino alla fine. “Sono stata sincera, per ora non voglio sapere cosa pensi, a botta calda si possono dire anche cose che in un secondo tempo possono essere considerate sbagliate.” Nessun commento da parte di Alberto che con Anna riprese il tran tran quotidiano come se nulla fosse accaduto ma il destino, superiore anche agli Dei, aveva in riserva una sorpresa, un bella sorpresa per Alberto che un pomeriggio durante il quale Anna era dal parrucchiere, ricevette una telefonata: “Sono Greta, Anna mi ha accennato che avete avuto qualche diverbio, anch’io sono in crisi con Louis, vorrei confidarmi con te, lunedì mattina datti malato, non andare in ufficio, se vuoi staremo insieme.” Il lunedì mattina Alberto andò in bagno, fece finta di vomitare ed avvertì la consorte che non se la sentiva di andare a lavorare. Greta, vista uscire Anna, per telefono disse ad Alberto di raggiungerla a casa sua, Louis era lontano ed i ragazzi fuori casa. Un bacio appassionato ed anche un po’ triste, che era accaduto? “Ho bisogno di confidarmi con te, non so come definire i rapporti con Louis, in un momento di mezza sbornia mi ha confessato che ama molto avere rapporti anali con le femminucce ma quelle che lui conosce non glielo permettono e così ogni volta che stiamo insieme lo pretende da me, mi fa sdraiare sul letto di lato piegata a metà e si diverte a lungo. Molto probabilmente ha altre donne in Europa, forse mogli ed anche figli perché lo sento parlare al telefonino qualche lingua che non riesco a comprendere. Ovviamente non posso far a meno dei suoi soldi e quindi immagina quello che provo, essere usata come una volgare puttana, sento il bisogno di un po’ di romanticismo, tu mi sei sempre piaciuto enormemente, sei affascinante ma non volevo far un torto ad Anna ma sapendo che tra voi…” La dama , fatta volare la vestaglia, rimase nuda a disposizione di un Alberto affascinato da un corpo bellissimo e dalle appassionate parole di Greta con la conseguenza che ‘ciccio’ si trovò a lungo non in ‘una selva oscura’ ma dentro un accogliente e caldo orifizio, e non quello preferito da Louis. Il rientro a casa di Alberto mostrò ad Anna un marito allegro e sorridente. “Mi ha telefonato Greta, dapprincipio sono rimasto perplesso per quello che mi ha chiesto e che poi è accaduto fra di noi ma poi...” Questa volta la favola (escluso che per quel volgarone di Louis) ebbe il solito bel finale di tutte le fiabe per i protagonisti che vissero...