Mescolarsi e comunicare nelle diversità
La professoressa aveva assegnato alla classe una ricerca un po' particolare dal titolo: "Mescolarsi e comunicare nelle diversità". Carlo, mentre la madre era in cucina ai fornelli, era davanti al portatile in cerca di una idea per trovare il giusto approccio così da poter svolgere il compito. Fece una ricerca di fatti inerenti alla comunicazione. Non soddisfatto rilesse il titolo e non aveva ancora capito come sviluppare il tema del "mescolarsi". Così si concentrò sul verbo iniziale e si soffermò sulla madre intenta a cucinare. Solo allora capì che "mescolarsi" poteva essere collegato al mondo culinario. Decise di svolgere il tema sotto forma di racconto fantastico, raffigurando i personaggi con gli ingredienti di paesi diversi così da poter "comunicare nelle diversità".
Prese una matita e iniziò a scrivere. Pensò subito al cioccolato come simbolo africano perché è il continente con la maggior produzione mondiale di semi di cacao.
Fece una ricerca su internet e scoprì che le spezie dello Sri Lanka potevano essere collegate al continente asiatico.
Il continente africano ed asiatico erano ben rappresentati, ma mancavano gli altri continenti e scoprì che la suddivisione in continenti non era semplice. Si andava da un modello con un massimo di sette a un minimo di quattro denominazioni. Prese per buono quello da cinque perché ricollegabile al cerchio delle Olimpiadi: l'Africa è il cerchio nero, l'America il rosso, l'Asia il giallo, l'Europa il verde, l'Oceania l'azzurro. Adesso aveva bisogno di altri “personaggi”. Per l’America scelse immediatamente il cheeseburger, per l’Europa non voleva scegliere la pizza perché era troppo ovvio. Per l’Oceania non sapeva nulla, ma gli venne in aiuto una ricerca con la parola chiave: “Australia”. Scelse un pinot nero essendo il Continente Nuovissimo uno dei più grandi esportatori di vino.
Si decise a iniziare a scrivere avendo quattro personaggi su cinque.
Ogni racconto ‐ si disse ‐ inizia con “c’era una volta” e così iniziò anche lui.
“C’era una volta,
un paese magico dove tutte le cose avevano il dono della parola. In una piccola cucina era in corso un dibattito su chi fosse l’elemento più importante.
“Io vengo da una terra lontana” – prese la parola il Cacao – “sono prodotto da paesi africani: Ghana, Camerun, Nigeria, Costa d'Avorio e Madagascar e la mia qualità è molto pregiata!”
“Allora io cosa dovrei dire? Sono la più nota spezia del mio Paese” – disse il barattolo di vetro color terra.
“Cara la mia Cannella, tu non sei altro che la corteccia di vari alberi della famiglia del Cinnamomo, che viene estratta, essiccata, rotolata e compressa.”
“Sì però vengo impiegata in tantissimi modi: dall’utilizzo come aroma nelle pietanze salate e in dolci tradizionali deliziosi, fino all’impiego nella medicina ayurvedica!”
“Lo so, ma tu sai chi sono io?” – continuò il barattolo di vetro color verde scuro – “Sono la terza spezia più cara al mondo e mi presento come una capsula contenete tanti piccoli semi; in genere vengo venduta con tutta l’involucro dato che una volta aperta perdo velocemente il mio aroma. Io sono preziosa”.
“Sì, ma le tue origini sono da ricercare nel sottobosco, appartieni alla famiglia dello Zenzero! Caro il mio Cardamomo” – rispose seccata la Cannella.
“Va bene, allora che cosa dite di me? – intervenì un barattolo con tanti piccoli chiodi scuri al suo interno.
“Tu? Ma tu sei solo fiori secchi, non sbocciati, di una pianta sempreverde appartenente alla famiglia dei Guaiva, cari i miei Fiori Di Garofano. – disse Cardamomo.
“Si però siamo utilizzati anche in moltissimi piatti!” – risposero tutti in coro.
“Chi è che parla qui? – si intromise un barattolo con delle piccole noci – Io sono il seme del frutto dell’albero di noce moscata”. Non riuscì a concludere il discorso che venne interrotto da un altro barattolo stretto e lungo con all’interno dei baccelli.
“Sono io la spezia più cara di tutte! Vengo ricavata dal baccello di un’orchidea rampicante, che cresce nel sottobosco delle foreste tropicali dato che è una pianta che ha bisogno di poca luce. Vengo utilizzata in differenti settori che vanno dalla produzione di cosmetici ed essenze, fino all’impiego nella preparazione di molti dolci”.
Alle parole di Vaniglia tutte le altre spezie dello Sri Lanka si zittirono.
“Scusate se intervengo, ma forse non sapete che io sono molto pregiata”.
Il barattolo stretto e lungo guardò in basso e si accorse di una bottiglia di Pinot.
“E tu chi sei? Non sei di queste parti!” “Assolutamente no, io vengo dall’ Australia”.
– in quel momento Carlo ebbe l’idea per il personaggio europeo, e proseguì a scrivere.
“Tutta questa discussione non credo sia rilevante, se vi parlate addosso tra di voi dello stesso paese. Nel mondo c’è molto di più”.
“Come te per esempio?” – chiesero adirate in coro Cannella, Cardamomo, Fiori di Garofano, Noci moscata e Vaniglia.
“Esatto!” – disse Pinot quasi ridendo.
In quel momento si sentì un rumore e il frigorifero si aprì. Si fece avanti un cheeseburger e disse: “E scusate l’America dove la mettete? Guardate me, sono un semplice panino ai semi di sesamo che contiene sostanzialmente uno o più hamburger con aggiunta di formaggio.
Io e i miei simili siamo diventati popolari tra gli anni venti e gli anni trenta del secolo scorso negli Stati Uniti e ci sono diverse rivendicazioni su chi sia stato il primo uomo a creare un Cheeseburger. Oggi veniamo consumati in tutto il mondo”.
“Grazie per la lezione, ma tu sei e rimani un cibo spazzatura.” – disse Pinot.
Dal tavolo della cucina si sentì uno sbadiglio. “Mi state annoiando con tutti i vostri discorsi!” – disse Croissant – “ma voi non avete nulla di storico! Io invece sono nato tra il 1838 e il 1839 a Parigi. Fui battezzato Croissant a causa della mia forma a mezzaluna”. – Carlo aveva scelto il cornetto per l’Europa per sottolineare la sua vicinanza al popolo francese dopo i fatti del 13 novembre 2015 a Parigi. Continuò a scrivere, era quasi arrivato alla conclusione.
“Quanto mi fate divertire, cari i miei giovani amici – disse la saggia Credenza. – Al di sopra di me venivano sistemati in bella vista tutti i cibi nei loro piatti di portata durante i pranzi offerti dalle famiglie nobili ai loro convitati di particolare rango e importanza. – tutti rimasero in silenzio. Quando l’anziana saggia Credenza parlava nessuno trovava il coraggio di interromperla.
“Assomigliate agli uomini che non capiscono che per avere un futuro migliore bisogna mescolarsi e comunicare tra le diverse realtà. Non bisogna chiudersi e soffocare le diversità. Occorre aprire, sorridere, salutare, rispondere e dialogare tra varie comunità. Esisteranno sempre differenze di natura, di arte, di culture, di popoli. Una varietà che rende ricchezza e interesse ma anche complessità e in certi casi problematicità. Si devono convincere ancora di più che la diversità, se accettata e amata è ricchezza e stimolo reciproco, fonte di scambio e di collaborazione. La differenza deve essere vissuta nel rispetto della vita, altrimenti genera estraneità, isolamento, insofferenza o odio. Come voi ingredienti per fare una ricetta avete bisogno di mischiarvi, perdendo sì un po’ la vostra identità, ma riacquistando nuove realtà, così anche gli uomini per avere un'armonia devono mescolarsi”.
Carlo si sentiva soddisfatto di quello che aveva scritto, ma non del tutto. Nello stesso momento la mamma alzò il volume della radio da cui proveniva la canzone "Penso Positivo” di Jovanotti, che diede a Carlo l’idea di scrivere:
“Gli uomini dovrebbero pensare più positivo, vero cara mia amica Radio?”
E Radio rispose: “Certo!” mentre il brano proseguiva: “Quest'onda che viene e che va/Io credo che a questo mondo/esista solo una grande chiesa/che passa da Che Guevara/e arriva fino a Madre Teresa/passando da Malcolm X attraverso/Gandhi e San Patrignano/arriva da un prete in periferia/che va avanti nonostante il Vaticano/Io penso positivo perché son vivo”.
A questo punto Carlo capì di poter ripassare a penna il tema.