Metaforallyz
Cos'ho fatto io nella vita prima di finire qui, Micca?
Una sola roba Micca, fin da bambino.
Il pilota di macchine da rally.
Io e la nonna Micca, seduti fianco a fianco sul divano.
Lei navigatrice io al volante ed al brooooom.
«Seconda piena... terza settemila giri... quarta.... ora freno deciso... curva a destra settantasette gradi... seconda... tremila giri... ecco ora via dritto cento metri... la quinta veloce... adesso quarta... terza... seconda... tornante a sinistra... prima... curva e via d'acceleratore.
Cinquecento metri di sterrato dritto e meravigliosamente sconnesso per te bimbo ed il traguardo sarà nostro».
Ed abbiamo vinto di nuovo nonna!
«Sì, siamo arrivati primi.
Evvivaaaaa».
Uno spasso Micca, la libertà di sfruttare il mezzo meccanico potentissimo a piacimento e con l'unico obiettivo limite di restare in strada.
Se ho vinto delle gare?
Un'esagerazione, Micca.
Sei volte campione del mondo e tutto senza sforzo.
A me infatti quel mestiere risultava pari al mangiare.
Un bisogno di cui non puoi fare a meno ed in cui incontri gratificazioni insospettabili.
Ero felice Micca e mai avrei voluto la vicenda finisse e.
Ed invece, mi domandi?
La pressione si fece pesante, Micca e la preoccupazione tutto svanirà non mi dava pace, Micca.
Successe al rally di Sanremo, Micca.
Successe agevolmente, ma chiaramente sparando al massimo possibile, agevolmente, appunto, lo vincemmo con distacchi notevoli.
Ah e dico lo vincemmo Micca, in quanto stavo allora con il mio navigatore preferito.
Un pazzoide canadese nero originario di Trinidad e Tobago.
Uno, per presentarlo meglio, che rimase prigioniero dei vietnamiti a mollo nel fiume diverse primavere e che riuscì a scappare ed a tornare in patria, quattro anni e mezzo dopo finita la guerra, a piedi, senza farsi notare da chicchessia e privo di ogni documento, Micca e.
Ed aspettando perfino il ghiaccio collegasse l'Asia all'America su nello stretto di Bering, Micca.
Un portento d'uomo e comunque ti dicevo, Micca, lo vincemmo quel rally.
Lo vincemmo e continuammo dritti una volta superato il traguardo.
Non ci fermammo proprio, Micca, anzi accelerammo.
E via per boschi, declivi e colline e montagne e territori pressoché desertici Micca.
Latitanti su mezzo fuori norma per la circolazione.
Uno sballo. Prove speciali dove nessuno avrebbe manco mai immaginato di fare percorrere una gara e strade vergini da competizione, Micca.
L'apoteosi dei nostri sensi, Micca.
Esattamente quello che auguro a ciascuno di ottenere attraverso le sue propensioni, Micca.
Quando ci fermammo?
Tre anni e mezzo avanti, Micca e la domanda giusta sarebbe quando vi fermarono.
Una vita anche dura in quel periodo, Micca.
Per provare e riprovare a migliorare il tempo, stabilito il giorno prima, la notte dovevamo rubare benzina a gogo Micca e spesso, Micca, dei lamponi e dei mirtilli erano il nostro cibo quotidiano.
Altri danni, Micca, però non ne infliggemmo.
Forse al massimo tre stambecchi, due cervi, un tasso e vari conigli claudicanti.
Ci fermarono infine sullo Stelvio, Micca, con le camionette e gli elicotteri e dentro una galleria fuori uso e bloccando i due sbocchi e privi oramai anche di una singola goccia d'olio, Micca.
Il navigatore stringendomi forte la mano mi disse «io esco di là e tu di qua.
È stato fantastico, grazie».
Non lo vidi mai più, Micca.
Affermarono d'averlo rimpatriato, pure se io insistevo sul fatto d'aver udito echi di spari mentre mi bloccavano gli agenti.
Ed il rimpianto ovviamente, Micca, fu devastante fin dal primo nuovo impatto con la realtà.
Avrei voluto perfino uccidermi nel constatarmi privato del compagno d'avventura oltre che dell'avventura stessa e.
E dunque eccomi Micca.
Rassegnato, definito matto, rinchiuso, disgraziato e depresso di.
Dici che tu eri in Algeria con la legione straniera ed hai disertato per unirti ai ribelli ed attaccare a viso aperto l'Europa con un esercito di dodici persone, Micca?
Urca, urca, urca, Micca.
Urca urca, allora. Allora se dici sentiremo ancora fischiare turbine Mi. Micca.