Mi chiamo Amélie
Mi chiamo Amélie e vengo da Nizza. Fino a poco tempo fa ho respirato l'aria del mare poco distante da dove sono cresciuta, vicino al mercato abbracciato dal profumo pungente delle spezie e quello delicato della lavanda o fresco delle baguette. Le tende bianche, rosse, gialle e blu, a righe o a tinta unita facevano ombra ai turisti incuriositi dai cappelli, dalle tazzine, dagli infiniti ninnoli ordinati ad arte sulle bancarelle, alla frutta, alla verdura raffrescata da frettolosi spruzzi d'acqua. Ogni tanto uno schizzo mi colpiva e allora mi sentivo rinascere nell'arsura e a poco a poco tornavo attraente come al mattino appena sveglia! Così la gente riprendeva ad ammirarmi. A chiedere di me. Certo non mancavano gli sguardi di repulsione. Condanne impietose, inappellabili. È vero, di colpe ne ho, la mia non è una natura candida, però è il mio destino... che posso farci? Molte di noi sono destinate a vivere in mezzo al traffico, altre ‐ forse più fortunate ‐ in case o ville.
Poi un giorno è arrivato il mio turno. Un uomo mi si è avvicinato così tanto per guardarmi che ho sentito il profumo della sua pelle. Mi è piaciuto, andava d'accordo con il mio. Ogni tanto queste strane alchimie accadono. Continuava a squadrarmi, in silenzio, a girarmi intorno, attratto e timoroso al tempo stesso. Prima di decidersi a prendermi ha aspettato un po'; doveva riflettere su dove mettermi affinché non creassi troppi problemi, così ha detto. Per la prima volta ho avvertito che potevo fidarmi di uno come lui, così attento, prudente. A un tratto mi ha sollevata da terra e finalmente portata via con sé. In macchina il vento mi scuoteva e a un certo punto ho temuto di farmi male, quasi ho perso l'equilibrio, ma lui lo ha impedito trattenendomi con una mano mentre con l'altra ha continuato a guidare. Da quell'istante ho capito che quelle mani avrebbero avuto cura di me, gentili e forti al tempo stesso. Che mi avrebbero amata e difesa, difetti compresi.
Sono passati diversi anni dal giorno in cui mi notò al mercato. Adesso sono cresciuta, mi sento felice. Ogni mattina lui si siede accanto a me ‐ credo proprio di essere la sua preferita, eppure siamo in tante! ‐ e inizia a scrivere pagine e pagine. Poi si sofferma a rileggere, corregge qualche parola e subito dopo riprende a scrivere, più convinto di prima. Ama tanto anche leggere, preferisce spesso la compagnia di un buon libro a una chiacchierata uggiosa. Alcuni uomini come pure alcune donne sono più noiosi di un volantino di pubblicità, l'ho sentito dire un giorno al telefono. Non è un tipo facile da capire, spesso ho l'impressione che viva in un mondo tutto suo. Certe sere invita a cena tante persone, con qualcuno ride forte, felice, e quando infine tutte le luci si spengono sembra aleggiare ancora per un po' l'aria di festa appena trascorsa. Altre volte al contrario trascorre ore da solo, seduto sulla sdraio nel buio del giardino a guardare le stelle, la luna, ascoltando beato un cd suonato a volume alto. Forse in quei momenti pensa a cosa scrivere.
Già... mi ha scelta un poeta. Una creatura spesso incompresa, ribelle e delicata al tempo stesso. Entusiasta e appassionata. Sensibile ma non per questo debole. Una creatura talvolta tenuta a distanza. La sua parola può anche ferire, avvelenare. Proprio come potrei fare io se qualcuno mangiasse le mie foglie, la mia corteccia e i miei semi.
Già… mi chiamo Amélie, vengo da Nizza, e sono una pianta di oleandro dai fiori rosa e profumati. Fortunata, mi hanno cresciuta con amore, addirittura donandomi un nome tutto mio, accudita in mezzo ad altri fiori, accettata anche con la mia natura particolare. In fondo credo che esistano veleni ben più pericolosi del mio. Per fortuna c'è e ci sarà sempre qualcuno che vorrà andare oltre la paura, le maldicenze, i pregiudizi. Io l'ho incontrato.
Corinna Nigiani degl’Innocenti