Michelangelo, Vittoria Colonna, Paolo Valentini ed i miei interrogativi.
‐“Credere ancora nell’arte?”‐
Lo chiedo a Paolo Valentini che a proposito di arte e di artisti ha dimostrato di provare interesse perentorio ("Il segreto di Michelangelo? Nei sette vizi capitali". museo del Bargello. "Michelangelo – IlTitano e le sue voci", Il testo è stato scritto da Paolo Valentini, “autore di altri ‘incontri ravvicinati’ con i grandi del passato” e interpretato dalla compagnia‐www.nitam.it‐ per approfondimenti n.d.a.)
‐“La scienza si volge per suo stesso dna al futuro mentre solo l’arte è passato, presente e futuro.
Non si tratta di credere o meno perché si tratta d’un fatto oggettivo.”‐
La risposta mi rincuora. Qualcosa di simile mi rispose, anni fa, nel corso di un’intervista, il mai dimenticato Giorgio Bassani, splendido autore di quello che lui chiamava “Il romanzo di Ferrara”‐ Ma c’è un’altra domanda che ancor di più ci coinvolge:‐
“La società permette ancora che esistano artisti?”‐
Anche a questa incognita il nostro Valentini risponde positivamente:‐
“Assolutamente sì. E’ proprio nei momenti di maggiore crisi che l’arte cova la sua rinascita.”‐
Restando nel tema del lavoro teatrale di cui si sta occupando, propongo un percorso:
‐“Vittoria Colonna mi ha sempre incuriosita...”‐
Il giornalista è d’accordo:
‐“Anche a me visto che nel mio lavoro teatrale su Michelangelo è figura assolutamente centrale. “Raccontare Michelangelo nel museo del Bargello è una grande emozione. Ogni anno creiamo con la drammaturgia progetti per ridare ai giovani nuova linfa vitale, avvicinarli all’arte attraverso il teatro.
I sette vizi capitali sono peccati, di cui si è servito Michelangelo per raggiungere la vetta più alta della sua creatività”.”
Continuando il cammino su Michelangelo, con Paolo Valentini, cade a proposito una lirica del grande artista (anche poeta, per chi non lo sapesse), che spesso interpreto ai miei allievi durante le ore di Storia dell’arte, per far meglio comprendere loro il personaggio:
“Non ha l’ottimo artista alcun concetto
c’un marmo solo in sé non circonscriva
col suo superchio, e solo a quello arriva
la man che ubbidisce all’intelletto.
5 Il mal ch’io fuggo, e ’l ben ch’io mi prometto,
in te, donna leggiadra, altera e diva,
tal si nasconde; e perch’io più non viva,
contraria ho l’arte al disïato effetto.
Amor dunque non ha, né tua beltate
10 o durezza o fortuna o gran disdegno,
del mio mal colpa, o mio destino o sorte;
se dentro del tuo cor morte e pietate
porti in un tempo, e che ’l mio basso ingegno
non sappia, ardendo, trarne altro che morte.”
Gli ricordo che l’ottimo Mike, per la bionda e bella Vittoria Colonna aveva perso la testa (assolutamente non ricambiato), cosa sorprendente, giacché non era conosciuto per il suo interesse sulle donne ... ma, in una sua rima dice di lei: “un uomo in una donna, anzi uno dio”... il che ci riporta agli “strani” racconti che si sono fatti alcuni anni fa. Quali? Che lei fosse un caso di ermafrodistismo congenito. A ragione di ciò si spiegherebbe perché il marito, Francesco Ferrante D’Avalos, “preferisse” sempre i suoi doveri di condottiero a quello di marito. Del primo ne morì, non in battaglia, ma di tisi, dal secondo non ebbe figli. Delle spoglie di Vittoria non si hanno notizie: sparite. Ma qualche storico cattivello racconta che in Napoli, in una Chiesa, fossero state ritrovate le spoglie di “una donna”, che poteva essere Vittorie Colonna. Storico cattivello? Sì: le spoglie, vestite da donna, con abiti eleganti, mostrarono agli studi sullo scheletro, che la donna possedeva “requisiti”, che, anche se minimi, dimostravano come proprio donna non fosse. Si spiegherebbero le parole del nostro MiKE: “un uomo in una donna, anzi uno dio”... e l’amore che lui ebbe per lei. Non fu inconfutabile che si trattasse di Vittoria, quindi si tratta di ipotesi fantasiose. Ma perché un sepolcro a Napoli? Non sembri strano: ‐“E, poiché Vittoria stessa si era prodigata affinché il corpo del marito fosse trasferito da Milano a Napoli presso la Chiesa di S.Domenico Maggiore, Ascanio non avrebbe potuto escogitare soluzione migliore che il collocare le spoglie della sorella accanto a quelle del suo illustre consorte”
Dico al mio compagno di interesse:‐“Beh, mi perdoni, ma lei proprio, con il suo lavoro teatrale, mi ha lanciato nella vita di Michelangelo ed io sono, per natura, “un’amante del gossip storico”. Per Michelangelo, poi, ho una adorazione, misteri compresi. Purtroppo non ho conservato il magazine che parlava della scoperta di cui niente è certo...Non le viene in mente di trattare lo spinoso argomento?”‐ Concludo.
‐“Chissà, forse ritornando in futuro su aspetti più particolari della vita di Michelangelo potrei soffermarmi anche su queste curiosità non risolte.
Due anni fa, sempre per ItinerArte, ho portato “Dipingea” su Caravaggio.
Oggi sto pensando di riprenderne alcuni lati che già all’epoca mi avevano incuriosito.
Non basterebbero mille vite per rendere in dramma le infinite sfaccettature dei gradi artisti. “‐
Per quanto riguarda l’arte, oggi, non ci permette più di “divenire dei Michelangelo”: 1) non ci danno lavoro 2)non ci permettono di lavorare soltanto come pittori, dall’infanzia alla morte 3)non ci lasciano dipingere, non dico la Cappella Sistina, ma neanche in una chiesetta di provincia e gratis.”‐
Paolo Valentini conviene che:
‐“Sono cambiate le regole del gioco ed il mecenatismo si volge ai media per costruire un suo ritorno in termini di resa.
L’Arte si muove su questo cammino e l’artista diviene animale da palcoscenico ma solo il futuro potrà stabilire la sua valenza nei termini d’un avanzamento nella storia dell’arte.”‐
Vero: sono proprio cambiate le regole. Basta seguire uno dei tanti programmi televisivi dove vengono vendute a prezzi da capogiro “magnifiche opere”, che non terrei in soggiorno. Se me le regalassero? Non direi di no: potrei rivenderle per comprare un infinitesimale disegno del grande maestro Michelangelo.
Valentini sorride: conviene con me?