Mille e mille volte
Mille e mille volte riflessa.
Uno specchio rimanda un’immagine che forse è la tua, la rimanda molte volte, mosaico di chi non sa riconoscersi.
Un accendino d’argento, costoso, sul bordo di una panchina.
La zigrinatura di lusso, tirata a lucido, riflette sorniona.
Un pacchetto di sigarette, aperto, ne lascia intravvedere le terga.
Lo sapeva che stavi cercando di smettere.
L’accendino d’argento rimanda alla tua mente il sorriso cinico di lei. Sarcasmo. Quante volte sono che giuri e spergiuri di smettere?
Mille e mille volte.
L’accendino ha riflesso in quelle occasioni la tua faccia afflitta che mentiva a se stessa... solo un tiro... sarà l’ultima sigaretta.
Ecco smarrito in una boccata di fumo un buon proposito.
Lei sapeva e ci provava gusto a tormentarti.
Un pacchetto di sigarette e un accendino su quella panchina.
Distogli lo sguardo e lo punti su di lei.
La tua retina e l’accendino ne riflettono le orbite vuote.
Un solo fendente allo stomaco.
Il punteruolo lo hai sempre avuto in borsa. Pensavi di difenderti dalla cattiveria del mondo. Lei era cattiva, non credi?
Come definire altrimenti chi ci allontana da un piccolo traguardo?
Però ora lo devi confessare a qualcuno...
Devi dirlo al medico che quel cerotto ti rende nervosa.
Nervosa, certo.
Lei lo sapeva. Se nemmeno la tua amica più cara lo capisce...
Un pacchetto di sigarette aperto su quella panchina.
L’accendino ti rimanda mille e mille volte riflessa un’immagine che pare essere la tua.
Soltanto un tiro, che sarà mai?
Lo specchio zigrinato e sadico ti riflette in una nuvola di fumo.
Che buon sapore ha una sigaretta dopo aver ucciso qualcuno.