Monologo Interiore II
Ho una voragine nel petto. Stretto alla cinghia che preme sul bacino l'arsenico veleno dell'amore. Chiuderei il relitto del mio cuore in fondo alla voragine che risucchia l'avido rimorso esistenziale della passione. Ho fatto dell'ardore passionale il peccato da portare ma perchè continuo a dimenare il già esistente inferno che predomina le mie carni con altri demoni immortali della perdizione? Vittima o carnefice? Strapperei invidioso l'affetto dell'altro pur di farlo mio ma l'invidia è il rigetto di se stessi per qualcosa di meglio e di meglio credo di averne a tal punto da preferir il dolore che la sua comprensione. Fittizio sei adesso e benchè io ricerchi brandelli di carezze, non sei che ossa da rosicchiare.
Il genio della gelosia.
Alla fine di questo viaggio, cosa troverai? I fiori appassiranno e il vento li richiamerà a sè ma questo è troppo lontano, non si vede, non si vede. O forse son io che ceco resto a tale fatto? Il tempo da ragione di credere che a me resta l'impero degl'inferi.