My Ulysses

Il ritorno…
22/12/’04

Una volta ero un pezzato¹, ora sono un pezzente con brandelli di passato e altrettanti se non più pensieri.
Avril sta davanti e dietro a scrutarmi, lo skateboard è simbolo di assoluta spensieratezza, quando i miei occhi come scrisse Stefano in una poesia brillavano di incanto infinito.
Ieri ho vissuto un’odissea, la professoressa parlava dell’ “Ulyssess” di Joyce e quando sono tornato a Rovigo a prendere Bianca anch’io pensavo di essere come Leopold Bloom (il protagonista) con i suoi pensieri che gli frullano per la testa. Sono arrivato a casa di Bianca e mi sono seduto sul divano mentre lei preparava la valigia, mi ha lasciato una sporta con un sacco di cose che non le servivano più, di tutto, io volevo accompagnarla all’ aeroporto in macchina a Tessera ma mia mamma non voleva, così deciso ad andare fino in fondo ho scelto di andare in treno.
Canticchiavo dentro di me strofe che inventavo mentre passeggiavo per piazza Garibaldi, abbiamo preso il Taxi per la stazione, la prima volta che lo prendevo a Rovigo, siamo arrivati in stazione preso biglietti e treno, abbiamo parlato di tante cose mentre giungeva l’ora dell’addio, siamo arrivati a Mestre e abbiamo atteso l’autobus per l’aeroporto con tanta gente che partiva spensierata per le ferie natalizie, Ah le ho preso il regalo che ho nascosto sotto il suo cappotto, il Cd della Nannini. avevamo molto tempo da aspettare prima di salutarci del tutto, lei controlla l’orario, fa il check‐in e mangiamo qualcosa, finché non giunge l’ora in cui i nostri sguardi tra tanti ricordi di due mesi fantastici non si spengono come lucciole che gridano ciao, ciao.
Ci siamo abbracciati forte forte promettendoci di scriverci e di rivederci o a Londra o in Italia, io torno in stazione tra un pianto soffocato e lei sale tra le nuvole a breve da dove venne, arrivo a Mestre e mi accorgo che non c’è più il treno diretto, così ho dovuto cambiare a Padova prendendo l’intercity night , due ore di attesa sul binario 1 al freddo gelato di mille pensieri e incertezze future, sigarette su sguardi di uomini infreddoliti e studenti del meridione ansiosi di tornare a casa per le Feste natalizie. Finché arriva alle 22‐30 il treno per Lecce e giungo a Rovigo alle 23‐10 dove papà è arrivato a prendermi, Ciao Bianca e grazie; ah alla mattina avevo anche scritto una poesia per Letizia che mi consolò quel triste giorno di umiliazione tra i banchi.

“Bianca vivrà nel mio cuore come tutte le fanciulle che conobbi, ma essa con un posto del tutto particolare”.

1: Pezzato era la mia sestiglia dei lupetti di cui ero anche capo.