Nasce una piccola poesia
Un lungo viaggio in autostrada.
Alle 13,45 breve sosta profilattica anti morte per colpo di sonno. Mi addormento ascoltando il giornale radio di RAI 3. Il sonno diventa profondo, profondissimo, e poi pieno di sogni.
Sogni intensi, visioni a vasta scala cromatica e intensa partecipazione emotiva, leggera angoscia, senso di estraneità e pervasiva "saudade".
L'inesplicabile illogicità della trama onirica mi porta in terre, e stati interni, lontane e forse ostili. “Stranger in a stranger land”.
Al risveglio, in lenta emersione dall'apnea ipnagogica verso la superficie del contatto con il senso realistico della realtà, ascolto una voce familiare non ancora intellegibile nelle nebbie della mia coscienza e penso... l'indistinta eco di una voce amica ed il suo danzante intercalare...
Pian piano riconosco la voce del conduttore per antonomasia di Fahrenheit che intervista un ospite e il risveglio, ora, è piacevole e rapido. La sera, a casa, ripenso al frammento di pensiero: ... l'indistinto suono di una voce amica e il suo danzante intercalare... lo penso in versi e provo a scriverci su una piccola poesia che contenga il senso della nostalgia, dell'estraneità e dell'esplorazione:
Il risveglio di Ulisse
L'indistinta eco di una voce amica
e il suo danzante intercalare
nella domestica stanza al risveglio
giunge sereno a riportare
una Itaca ancora ritrovata
e una Penelope da baciare
il giorno della sfida al nuovo mare,
ultima.