Nascere formica è già una grazia
“Meglio formica che leone nella comprensione”, disse un giorno una stella alla luna. E la luna incuriosita le chiese il senso delle sue parole, e la stella le raccontò una storia: La luna era alta e il cielo pieno di stelle, un Leone riposava a pancia all’aria soddisfatto del giorno trascorso, aveva divorato una gazzella e uccise altre due solo per il gusto di farlo, al suo fianco una piccola formica rossa stanca del suo incessante lavoro, rimirava anch’essa lo stesso cielo. “Come concepisci il creato” disse la piccola formica al Leone, il quale senza curarsi di guardare da dove provenisse la voce rispose con voce roboante: “Il creato è MOLTEPLICE é tutto da VIVERE”. E tu? Cosa ne pensi? ‐ Disse il leone. E la formica rispose, ripetendo le sue stesse parole: “Il creato è MOLTEPLICE è tutto da VIVERE”. Il leone alla risposta si girò per guardare con chi stava interloquendo, e quando vide che a parlare era soltanto una formica disse con voce offesa: Come ti sei permessa di rivolgermi la parola? Tu sei un essere troppo piccolo per meritare di vivere, sai che ti potrei schiacciare semplicemente con una mia zampata, e mettere fine ora in questo istante alla tua inutile esistenza? La formica prese a tremare per la paura, quel Leone che sino a qualche minuto prima le era apparso amichevole, ora le si era rivoltato contro. Non ti ucciderò. – continuò nel dire il Leone – Il tuo stesso ardire ti riconosce un animo coraggioso, ed io Leone, Re della foresta, nella mia grande magnanimità ti concederò di vivere, perlomeno qualche altra ora, sino a quando non mi sarò stancato di te. A quel dialogo arrogante ed insensato, aveva assistito una stella che girovagava da quelle parti, sotto forma di porcospino: Salve passavo per caso ‐ disse la stella travestita ‐ Ho ascoltato involontariamente le vostre parole ed avrei da dire una cosa: A te formica riconosco d’aver detto il vero, ma alle tue parole Leone attribuisco menzogna e falsità. Il Leone che aveva già tollerato a malincuore il suo interferire, esplose di ira. Il suo ruggito di rabbia fu talmente potente che se il porcospino avesse avuto i capelli ricci glieli avrebbe fatti lisci, ma per fortuna il porcospino non aveva capelli, ma solo dure spine, e fu in virtù di quelle spine che il Leone lo risparmiò non divorandolo subito. “Sire” riprese a dire il porcospino “se ha superato l’ira che proprio ora l’ha resa più simile alle bestie che ad un essere pensante, completerei il mio pensiero. Sempre che il confrontarsi con le parole non le sia troppo difficile? Nel leone si rifece vivo il sentimento omicida, proprio non sopportava l’ardire di quel piccolo essere inferiore, ma adesso era in gioco il suo buon nome. La sfida lanciatagli dal porcospino era ben chiara, voleva confrontarsi su un terreno diverso da quello in cui solitamente era avezzo. Ebbene buon porco ‐ spino parla pure dici. Disse il Leone sforzandosi. TI ASCOLTO aggiunse immediatamente con voce già più grossa ed intollerante. La buona formica ha detto : “Il creato è molteplice, è tutto da vivere” e ciò è vero; Voi Sire avete detto: “Il creato è molteplice è tutto da vivere” e ciò è falso. Il Leone era sempre più convinto di doverlo uccidere prima che gli venisse un infarto per la rabbia, e stava cercando un sistema pratico per non ferirsi, ma nel frattempo decise di rispondergli: Tu che sembri tanto saputello, hai invece detto una sciocchezza, non vedi che sia io, che la formica abbiamo proferito e dico proferito (termine colto) le stesse parole? Come fai allora ad asserire che ciò che ha detto la formica è vera, e quello che ho detto io è falsa? Vedi un Leone sa combattere anche su un terreno diverso che non sia la violenza, ammettilo ti ho schiacciato. “SCHIACCIATO ripeté stavolta nei suoi pensieri, forse è un idea quasi, quasi lo schiaccio sotto un masso così non mi ferisco neppure.” Ebbene Sire lei sarà pure il re della foresta ma in quanto a sensibilità posso assicurarle che è meno di protozoo. Vede è vero ciò che ha detto la buona e altruistica formica, “Il creato è molteplice è tutto da vivere” e lei conferma questo suo dire non solo nelle sue parole, ma anche nei gesti. Pertanto le sue parole sono nel vero. Menzognere invece le sue, seppur identiche non hanno ugual significato, perché nel suo vivere non vedo amore per il prossimo. Quel cielo immenso e costellato di stelle ha ispirato ad entrambi le stesse parole, ma non ne avete fatto tesoro in egual modo. Di voi Sire ho una gran pena, sarebbe stato meglio che foste nato formica, meno sarebbero stati gli ostacoli alla vostra comprensione. Invece….. Porco ormai hai toccato l’apice della mia benevolenza, mi hai stancato, sappi che la comprensione non mi riempie la pancia. Ritorna pure a scavare solchi in terra prima che decida di stroncare la tua inutile vita. Il porcospino guardò il leone con pietà, e poi disse: D’accordo vado via, è inutile la mia presenza qui, è troppo grande la vostra mania di onnipotenza, essa e come un manto buio che Vi limita nel vedere. Sire oggi lei appartiene ai grandi del vivere e la vostra dimora e su un alta torre, dall’alto della quale giudicate con senso di superiorità ogni cosa, ma faccia attenzione ai suoi passi da grandi che sono, potrebbero divenire piccoli, e la torre da voi costruita cadere in miseria, e credetemi cadere è già brutta cosa, ma cadere da una torre tanto alta equivale a morire. Il porcospino girò le spalle per andarsene via e il leone colto da un profondo ed incontrollato odio, alzò la zampa tentando di schiacciarlo. La razionalità che sino a quel momento lo aveva frenato, era crollata sotto il peso dell’odio e del rancore, ed aveva compiuto un passo falso. Le spine del porcospino gli si conficcarono nel piede e da quel giorno il re della foresta divenne zoppo, e il suo passo piccolo, piccolo. Ti è piaciuta la storia disse poi la stella alla luna, e la madre del cielo disse: Non vorrei sminuire la tua conquista piccola stella, ma ricorda chi prima di te aveva già spiegato questo concetto: “E' più facile per un cammello passare per la cruna di un ago che per un ricco entrare nel regno di Dio!” Ricordi? E’ vero, ma ho usato altre parole forse più vicine all’uomo di oggi, che dici mi avranno capita? Ti capirà solo chi avrà orecchie per sentire, per gli altri non ti crucciar altre stelle vegliano sul loro sonno.