Nel lago senza vento
Si allarga sempre più la macchia rossa, l’enorme lago senza vento. E tu eri il mio riparo, la mia brezza, dentro il midollo, ai timpani affilati. Mi dava il palpito l’afa rafferma e l’ardere della mia carne al vuoto. Ero un gheriglio trito in vortice di spine, privo dell’aria. E tu foglia che plana su altra sponda, tu mi eri inverno ormai, di pioggia che non cade.
Strappata poi la stipola dal fusto, giaci rigonfia d'acqua inerte, in trappola. Non tremi più sulla mia pelle. Così il mio volto è calce su una spatola, non trova specchio alcuno, è niente, come il perdono che non posso chiedere. Ti ho spinto al nulla, lì sulla lama, in quella notte che continua dentro, con me nel buio senza fine.