Non a norma
‐ C’era una volta una grande casa con tante stanze, lunghi corridoi e tanti bambini di ogni età ‐ .
Cosi cominciava il racconto di un’aura speciale. Speciale perché aveva il super potere di varcare le soglie del tempo e dello spazio.
Aura – cosi era anche il suo nome ‐ non ha età, non ha nome, non ha sesso né timbro vocale. E’ la sintesi e l’essenza di tutti i bambini senza voce che non possono e non potevano urlare il loro dolore.
Così un bel giorno, mentre ero assorta a osservare un grande edificio ormai abbandonato; dalle finestre apparve Aura invitandomi a varcare la soglia… .
‐ Tanti amici hanno vissuto in questo posto e di alcuni voglio raccontarti affinché possano essere ricordati attraverso le righe di un racconto ‐
Io non sapevo se stessi sognando o immaginando fatto sta che la sua voce e la sua presenza mi erano piuttosto nitide.
‐ Noi bambini avevamo magliette rosa e magliette azzurre, stavamo tutti insieme in grandi stanzoni e dovevamo obbedire alle regole delle infermiere. Però a volte succedeva che qualche bambino faceva i capricci e le infermiere si arrabbiavano molto! ‐
Incuriosita da quelle parole incalzai Aura con morbosità spingendo il piccolo essere etereo a fornirmi più particolari.
‐ Io non so perché finivamo là dentro. Ci chiamavano pazzi ma noi pensavamo e agivamo con lo stupore e la meraviglia tipica dei bambini. Dicevamo quello che pensavamo e facevamo quello che volevamo ma non eravamo cattivi eravamo bambini ‐
Cosi domandai ad Aura di raccontarmi qualche storia, qualche aneddoto sulle giornate nella grande casa… .
‐ Posso raccontarti di Alberto, un bambino che è vissuto 42 anni nella grande casa. Non aveva i genitori cosi le suore lo mandarono da noi perché aveva detto una cosa un po' sbagliata.
Poi c’era Giampaolo… le infermiere cattive lo chiamavano il pappone perché amava mangiare tanta zuppa di orzo e latte.
Quando c’era freddo nello stanzone accendevano i grandi termosifoni e se i bambini facevano i capricci, li legavano con le cinghie al termosifone finché gli venivano sulla pelle grosse macchie rosse. Un giorno accadde che Giampaolo volesse ancora zuppa mentre era legato a quel grosso calorifero. Un’infermiera buona gliene stava porgendo ancora una porzione ma l’infermiera cattiva fece cadere a terra tutto il vassoio con pane e latte e lui come un cagnolino mangiò le briciole da terra rimanendo attaccato per una mano ‐
Sebbene scossa da quel racconto agghiacciante, finsi tranquillità per non alterare la purezza di quelle parole.
Un giorno le suore mandarono Gilda. Ogni bambino che arrivava era accompagnato da una relazione scritta dai medici o dalle suore. Nella Relazione di Gilda era scritto che la bambina non era a norma perché le piaceva solo leggere e scrivere ma non voleva imparare a fare la calza.
‐ Poi mi ricordo di Spartaco. Un ragazzino di 15 anni. Era molto simpatico ma come tanti di noi, capitava che faceva la pipi a letto quando lo sgridavano e picchiavano forte. Cosi gli infermieri cattivi lo legavano al letto mani e piedi e poi per fargli imparare la lezione della pipì, lo portavano giù in uno stanzone freddo e grande… . Là gli attaccavano delle cose in testa e sul pisellino e lui cominciava a tremare forte forte cosi imparavamo tutti a non fare la pipì a letto maschietti e femminucce con le cose attaccate al fiorellino
Un giorno arrivò un signore a salvarci tutti. Si chiamava Franco Basaglia e se oggi le suore e gli infermieri sono meno cattivi è per lui ‐
A quel punto ne avevo abbastanza e congedai Aura dai miei pensieri, dalle mie visioni. Non prima però di averle promesso che avrei dato voce al suo racconto.