Notte di Natale
Da troppo tempo ormai, Giacomo, era tormentato dai ricordi di quell'estate di due anni fa, quando, per un banale incidente stradale, sua moglie e suo figlio persero la vita.
I ma ed i forse, che in tutti quei mesi tormentavano continuamente la sua esistenza; erano divenuti gli unici pernsieri di una mente, la sua, che non poteva più continuare, e, che di lì a poco sarebbe collassata.
Alto e slanciato, un uomo alla soglia dei quaranta, Giacomo Sarni, aveva tutta l'apparenza di chi aveva speso la propria giovinezza, all'insegna dello sport, e della sobrietà. Laureato in Ingegneria dei sistemi con un punteggio di tutto rispetto, apparteneva a quella schiera di individui, i quali pensano di essere fautori del proprio destino. Tutto sommato, aveva condotto una vita, all'insegna della sicurezza e della tranquillità. Tipo prudente e metodico, non lasciava mai niente al caso. Niente... tranne forse, quello che il "caso" non concede. In piedi, vicino alla finestra con le tapparelle perennemente abbassate, Giacomo congetturava sempre su queste cose, quella che una volta era la casa di una famiglia felice, era ora poco più di un appartamento semi abbandonato. Sporco, disordinato, sempre in costante penombra. Giacomo, quando andava bene, passava le giornate alzandosi a giorno inoltrato; mangiava quando capitava, e molto raramente usciva di casa per fare la spesa. Quando lo faceva, preferiva orari in cui la gente è poca, per non correre il rischio di incrociare una donna, o peggio, una famiglia che potesse fargli tornare alla mente la sua.
Tanto infatti, bastava perché ripiombasse in uno specie di trance, finendo per restare fermo in piedi, nel bel mezzo magari, del reparto surgelati, immobile, con lo sguardo assente e la bocca semichiusa, a fissare un punto indefinito nel vuoto. Mentre intorno a lui la gente indifferente gli passava accanto.
Non era l'impressione che lo preoccupava, "un uomo che trascura la sua persona nell'igiene e nel vestire", diceva una volta, "non ha rispetto per sé e per la società in cui vive". Era vero, ma soprattutto a Giacomo.. non gliene fregava proprio niente ne di se stesso, né di quella società che tanto amava, e nella quale aveva vissuto così agiatamente... fino ad allora.
La depressione toccò il punto peggiore la notte di Natale, quando ‐ è inutile dirlo ‐ nella folla natalizia riversatasi nelle strade, intrisa di ipocrita benevolenza, intenta agli auguri di rito ed ai consumistici acquisti di rito; ed alle promesse bene augurali. In mezzo a questo mare di folla festante e rumorosa, Giacomo nel silenzio della sua solitudine, camminava come uno spettro invisibile per strada, nella moderna indifferenza generale. I suoi ricordi, come lettere mai ricevute, gli ritornavano indietro: "certo" ‐ pensava ‐ "il mittente non c'era più".
Quella sera, non avrebbe fatto festa con Marta e Dario come due anni fa, non avrebbe giocato a rincorrere suo figlio sotto l'albero di natale, o aspettato l'alba, magari facendo l'amore, con lei. No, questa notte l'avrebbe passata a tormentarsi, a crogiolarsi in dei ricordi che, come aghi nel cuore, lo trafiggevano ogni volta che gli tornavano in mente.
Sarebbe stata l'ennesima notte di sofferenza, oppure... oppure... Da un pò di tempo un pensiero, come un tarlo, gli si faceva avanti nella testa, all'inizio scacciava questo pensiero in un misto di vergogna e di orgoglio, ma ora che non gli erano rimasti neppure quelli, la fioca lucina era diventata un'idea, un bagliore, la luce che risolveva la sua vita inutile... Oppure.. pensò.. questa notte, il 24 Dicembre, natale, Giacomo si sarebbe fatto l'unico regalo che ormai poteva premettersi… avrebbe raggiunto la sua famiglia.