Nozze
E il giorno tanto atteso arrivò.
Agatina era radiosa nel suo bellissimo vestito bianco. Era per lei una verità incantevole che allontanava il ricordo di una vita disgraziata, che sembrava all’origine senza sbocco.
La felicità la trasformava: la sua bellezza risplendeva e il suo sorriso aveva conquistato tutti gli invitati.
Un grandissimo pubblico assistette alla cerimonia; i parenti e gli amici c’erano tutti, ma c’erano anche tantissimi curiosi, soprattutto giovani.
Il pranzo fu allegro; gli aperitivi, lo spumante e il buon vino contribuirono a rallegrare anche i più ombrosi.
I piatti più delicati furono serviti copiosi e il clima, gradualmente, divenne più caldo.
Dopo il pranzo si ballò, ci si divertì, il vino girò abbondante fino all’ora di cena.
La febbre salì e diverse giovani coppie amoreggiarono dietro gli ulivi che erano intorno alla masseria‐ agrituristica, nella stalla, nel magazzino e negli angoli più bui e appartati.
Non appena il sole cominciò a scivolare dietro la linea dell’orizzonte, si riprese posto a tavola.
Sulla bianca tovaglia risplendevano la cristalleria e l’argenteria. Le luci erano smorzate e i fiori di zagara diffondevano tutto intorno un profumo penetrante.
L’agape ricominciò. Il vino riprese a scorrere nella gola dei convitati.
Agatina e Turi fecero onore alla buona tavola, ma bevvero con moderazione osservando le diverse persone che erano già eccitate. Ci fu un attimo di silenzio seguito da un fragoroso battimani quando sulla tavola fu collocata una montagna di cassata a cinque strati. Come rinunciare ad un dolce che è definito il principe eccellente del gusto? Tutti ne mangiarono, anche quelli che erano più pieni di un barile.
Gli sposi si deliziarono con un piccolo assaggio pregustando l’avvicinarsi della paradisiaca, incommensurabile dolcezza della loro notte di nozze. Mancava solo la consegna delle bomboniere e il saluto. Pensando a ciò Agatina si sentì sciogliere in una tenerezza infinita per Turi che le aveva dimostrato un amore profondo e senza limiti. Lui le aveva ridato la vita e lei aveva imparato ad amarlo senza riserve anche se non conosceva bene in cosa consistevano le mansioni del suo lavoro di visore della ditta “LA FAMIGLIA s r. l.”. A tale riguardo Turi era stato sempre evasivo e lei aveva capito che non bisognava insistere nel chiedere ulteriore notizie.
Eppoi non era questo il momento di pensare a ciò e alle disgrazie che avevano costellato la sua vita prima d’incontrare l’amore, il vero amore.
Ecco l’ultimo atto della festa: furono portate le bomboniere. Intorno agli sposi si strinse una massa di persona che cercava di ricevere in fretta la testimonianza di quella meravigliosa giornata e di augurare loro “figli maschi” con un bacio.
All’improvviso si sentirono delle grida di paura che determinarono un fuggi‐fuggi caotico e precipitoso. Diverse persone rimasero pietrificate per la paura: un motociclista con stivali, tuta e casco nero avanzava veloce tra i convitati. Il braccio destro era teso e nella mano una pistola mandava bagliori di fredda luce metallica. Giunto a pochi passi dagli sposi si fermò. Sei detonazioni, seguite da sei lampi giallo‐rossi, furono il bacio di morte per Turi. Il motociclista scappò veloce verso una moto di grossa cilindrata alla cui guida vi era un pilota vestito come lui. La moto, in un istante, scomparve rombando nelle ombre della sera.