Ombre Capp. 1-3
Capitolo 1 – Cercatori di guai
Non c'è obitorio, ospedale, casa di cura o casa per bambini senza una presenza vagante, una stanza vuota la cui porta si continui a trovare aperta dopo essere stata chiusa a chiave con cura o dove il cicalino continui a lampeggiare e suonare sopra un letto vuoto e disfatto.
Strane voci acute che senti ridere e chiamare nomi da corridoi deserti, dando a chiunque la strana sensazione di avere degli osservatori invisibili, durante alcuni strani turni di notte.
Lo sanno tutti.
Beh, almeno di solito tutto il vecchio personale lo sa, ma questo è un argomento di cui nessuno parla agevolmente se non si è sicuri di trovare orecchie comprensive.
Eppure, l’Associazione di Parapsicologia "New Light" insiste nell'organizzare questo tipo di "tour del paranormale" per promuovere l'interesse scientifico per il mondo del soprannaturale.
Ma poiché, ovviamente, non puoi chiedere di visitare un ospedale normalmente funzionante alla ricerca dei segni della presenza di persone che non sono più, l'Associazione è costretta a trovare luoghi non più funzionanti o completamente abbandonati da visitare. Il che rende il tutto più rischioso, per un sacco di buone ragioni.
Ed è qui che entra in scena il caro vecchio Sheldon Owens, cioè io.
"Saresti così gentile da guidare il nuovo gruppo di studenti durante il prossimo tour?".
Certo che lo faccio, ma non perché mi piaccia fare da babysitter o salvare adulti emotivamente troppo fragili. Semplicemente perché visitare luoghi bui, deserti, non di rado in rovina, senza una guida è la causa più probabile di guai. Guai per l'Associazione, ovviamente, quindi anche per me.
Gruppi di studenti, li chiamano. Di solito solo persone curiose in cerca di qualche nuova emozione dopo aver visto troppi film horror. Solo alcuni di loro hanno un interesse reale, genuino e rispettoso per la materia. La maggior parte di loro di solito è piuttosto delusa alla fine della visita e sparisce senza iscriversi all'associazione. Altri, invece, sono felici di vedere la fine del tour per tornare a casa e dimenticare tutta l'esperienza. Potrebbero esserci esiti peggiori.
La voce di Nick Kershaw alla radio mi distrae dalle mie note di biasimo, ripetendo che non lascerà che il sole tramonti su di lui. Ottima scelta, caro Nick. Anche gli antichi egizi sapevano che la luce del giorno era molto più confortevole della notte, e loro avevano una vera e propria ossessione culturale per il mondo dei morti.
Non so perché le mie mani sudano sul volante mentre guido verso il punto di incontro, ma sono sicuro che lo scoprirò presto.
Capitolo 2 ‐ Yin e Yang
Ecco qua. Lasciatemi parcheggiare la mia Punto nera in modo esclamativo, così che tutto sia sistemato. Si, la mia macchina è nera. Cosa c'è che non va? Avete mai visto un punto bianco su un foglio di carta? Quindi la mia Punto è nera. Punto.
Ed eccoli qui. Un gruppo di otto‐dieci persone che aspettano vicino al "Traveller", il nostro mini‐bus turistico multi colore, fa molto figli dei fiori. Speriamo che siano facili da gestire, più il gruppo è numeroso, più è probabile che ci siano problemi.
Fortunatamente, Wilton, l'autista dell'autobus, è una vecchia conoscenza. Ora ha un sacco di neve sul tetto ma ancora un sacco di lentiggini irlandesi sul viso amichevole.
Prima di andare in pensione lavorava come ingegnere dei trasporti, qualsiasi cosa significhi, e prima ancora, una volta me l'ha detto davanti a una pinta di Guinness, quindi immagino fosse sincero, era un giovane autista di autobus, che pagava le tasse per la sua laurea trasportando persone in giro per tutta la città. E ora lavora con noi di tanto in tanto per rinfrescare la patente e condividere alcuni dei suoi ricordi con i nostri ospiti, durante il viaggio. Un brav’uomo.
Di solito, è lui a portare la cartella del gruppo con tutti i dettagli dei partecipanti, così posso controllare con chi avrò a che fare.
"Ciao, Will"
"Ciao, Shel. Ecco i tuoi documenti. Un bel gruppo di persone".
Will mi mette sempre di buon umore.
"Come sta tua moglie?"
"Come al solito, si lamenta perché la lascio sola per seguire i miei ricordi di giovane autista"
"Quindi stasera mangerai pesce per cena?"
"Sì! Risotto all'aragosta e vino bianco. Non vedo l'ora!"
La moglie di Will, Becka, adora cucinare tanto quanto Will adora mangiare pesce. Quindi ogni volta che guida per noi quando torna a casa trova sempre uno dei suoi piatti preferiti.
"Uomo fortunato!"
"E tu. Come sta il tuo... Cane?"
"Non ho un cane, Will!"
"Beh, dovresti"
"Forse per il mio compleanno"
"L'ultima volta avevi detto per Natale!"
"Davvero? Sai, la mia memoria..."
"Va bene, uomo solitario. Ecco i tuoi documenti. Ora prenditi il tuo tempo"
Naturalmente, come un tipico autista di autobus, quando Wilton dice prenditi il tuo tempo intende esattamente l'opposto. Il tempo non aspetta nessuno.
Mi siedo dietro Will per scorrere rapidamente la mia lista. In chiaro ordine alfabetico. Karin, la nostra responsabile del servizio clienti è molto metodica.
Agatha, Albert, Bernard, Charlotte... Più o meno tutti tra i venti e i trent’anni, studenti universitari o giovani lavoratori. Tuttavia, i nomi da soli non mi danno un indizio sulle persone, quindi faccio cenno a Will di aprire la porta doppia e lasciarli salire. Almeno riuscirò a vedere chi è chi.
Agatha, Albert, Charlotte e così via. Per ognuno di loro un "piacere di conoscerti" e la libera scelta di un posto sul Traveller.
Mi fermo solo quando chiamo “Mandy” e sollevando gli occhi dai miei fogli vedo due volti identici. Lo stesso viso lentigginoso e gli stessi lunghi capelli rossi e ondulati.
"Sono Mandy, questa è Wendy, mia sorella. Possiamo sederci insieme?
Mandy e Wendy. “Che fantasia, cari genitori”, penso in silenzio.
"Amiche tue, Will?"
"Temo di no, amico. Ma potrebbero essere le miei nipoti"
"Per favore!" dice Wendy, premendo per la loro richiesta.
"Ma certo!" rispondo, "Solo non voglio fare confusione su chi è chi tra voi due"
"Oh, non si preoccupi", dice Wendy "anche i nostri genitori ci confondono"
Le guardo camminare lungo il corridoio e scegliere i loro posti.
Wendy era probabilmente la gemella alfa durante la gravidanza. Diretta, estroversa, indossa
una maglietta con la scritta "Faith no more".
Mandy, invece, indossa una maglietta con la scritta "Nightwish". Probabilmente la gemella beta, riflessiva, gentile e introversa.
Non potrebbero essere più diverse e opposte. Forse in qualche modo complementari.
Wilton si schiarisce la gola e mi ricordo che ci sono ancora altre persone che aspettano di salire. Finisco la mia lista, faccio entrare tutti e li metto a loro agio.
Quando chiudo la mia cartellina, vedo finalmente il nome della nostra destinazione, in grassetto sulla copertina. E smetto di sorridere.
Abbey Hill.
Guardo Wilton indicando la copertina con un dito
"Davvero?"
"Re Richard", dice Will.
Richard è il presidente della "New Light", da cui il soprannome. La sua politica è quella di aumentare l'interesse pubblico per la parapsicologia fornendo stimoli adeguati. Ma tra tutte le possibili opzioni per fare questo, Abbey Hill è sicuramente la peggiore.
Capitolo 3 ‐ Abbey Hill
Penso che il viaggio duri un paio d'ore circa. Non ne sono sicuro. Di solito trascorro il tempo del viaggio a conoscere i membri del gruppo, per tirarli un po' su di morale e incoraggiarli a conoscersi tra loro. Non questa volta. Ho un vago ricordo sfuocato di Wilton che parla al microfono mentre guida, raccontando al gruppo qualcosa che li fa ridere, alternato a momenti musicali che forse non aiutano a socializzare. Mi pare qualcuno provi a suggerire una specie di karaoke. Non sono sicuro che funzioni molto.
Sto pensando ad Abbey Hill. Più specificamente e tristemente noto come il manicomio abbandonato di Abbey Hill
C'è qualcosa che non va in quel posto. Spero che questo sia solo un noioso tour culturale.
Mi distraggo dai miei pensieri nel momento in cui realizzo che il freno a mano è stato tirato e tutti stanno guardando fuori dai finestrini.
Prima che Will apra le porte, mi lancio e afferro il microfono.
"Per favore, ascoltate. Ho solo poche istruzioni da darvi per la vostra sicurezza"
Mi rendo conto che il mio tono di voce suona piu serio di quanto vorrei mentre tutti mi fissano con le facce a punto interrogativo.
"Niente di troppo difficile da fare, quindi per favore rispettatele. Mai. Ripeto, mai, per nessun motivo, lasciare il gruppo mentre siamo all'interno dell'edificio. Non cercate di esplorare da soli nessuna parte del posto perché avete notato qualcosa di interessante. Per qualsiasi domanda o richiesta io e Wilton siamo qui per aiutarvi. L'edificio è ancora abbastanza solido, a parte alcune parti che non visiteremo. Ma è enorme e a causa dei molti corridoi con scarsa illuminazione, non è difficile perdersi. Per capirci, fidatevi del gruppo, non fidatevi dell'edificio".
Tutti mi stanno guardando. Vedo qualcuno ridere e sento qualcuno sbuffare, ma non sento domande o lamentele.
"Messaggio ricevuto? Bene. Andiamo. Vorrei chiedervi di scendere quando chiamo i vostri nomi"
Agatha, Albert, Bernard, Charlotte, Debbie, Fred, Hanna, Lewis, Mandy e Wendy.
Cerca di ricordare qualcosa su ognuno di loro.
Agatha è una fan del goth, ma ‐ a parte il trucco degli occhi e gli orecchini stellati, che mi ricordano le illustrazioni di Royo ‐ non le piace ostentare troppo. È più interessata al lato letterario dello stile che a quello della moda. Una nerd del goth? Probabile.
Albert è uno studente di architettura ‐ un master, specifica ‐ interessato al modo in cui i vecchi edifici venivano costruiti per rimanere solidi nonostante i decenni che passavano. Sembra che si trovi bene con Wilton.
Bernard è interessato alle tracce psichiche che un luogo può conservare delle persone che ci hanno vissuto in passato. Potrebbe essere un buon candidato per l'associazione.
Charlotte non parla molto. Indossa una felpa scura, di taglia leggermente abbondante e con il cappuccio tirato su, in qualche modo mi ricorda una cartomante araba del "Vathek" di Beckford.
Debbie e Fred insieme sembrano pesci fuor d'acqua. Sulla quarantina, sono probabilmente i membri più anziani del gruppo, a parte me e Wilton, ovviamente. Entrambi hanno quel tipo di espressione da "cosa ci faccio qui". Immagino che guardare un film e stare comodamente seduti sul divano sia molto diverso dal tipo di sensazione che questo posto ispira.
Hanna è una studentessa di storia. Dal modo in cui si guarda intorno, immagino che sappia già qualcosa di questo tipo di posto.
Lewis lavora come bibliotecario. Era un commesso di libreria, prima di scoprire la passione per i libri antichi e i documenti rari.
Mandy si infila nella giacca nel momento in cui scende, sentendo freddo. "Questo posto è strano", dice "non è il modo in cui appare, ma il modo in cui mi fa sentire".
"Come?" chiedo in risposta.
"Non importa. È stupido"
"Come?" insisto, cercando un contatto visivo che vorrebbe essere rassicurante.
"Non lo so. Mi fa sentire che non voglio stare qui. È stupido, gliel'ho detto".
"Forse", dico, "forse no"
Immagino che Wendy fosse quella che sbuffava dentro l'autobus. Si guarda intorno come se cercasse un posto dove mangiare Mac. Sfortunatamente, siamo in cima a una collina, nel mezzo del nulla, che in passato, quando il manicomio fu fondato, avrebbe dovuto essere una buona qualità per un posto come questo. Ora non ne sono più tanto sicuro.
Qualcuno mi tocca il braccio e quasi sussulto. Wilton ride di me
"Calmati, amico!" Poi, evidentemente dopo avermi guardato in faccia "tutto bene?"
"No", dico. "Ma sto bene, non preoccuparti" e un attimo dopo "Will? Tutto bene con il Traveller?"
Mi lancia uno sguardo tra il serio e l'ilarità
"Certo che sì. Sai che controllo tutto prima di partire"
"Tieni le chiavi al sicuro con te, ok?"
Ora sembra perplesso
"Qual è il problema?"
"Fai come ti dico, ok? Te lo dirò dopo. Aspetta qui e sii pronto nel caso dovessimo partire in fretta"
"Piano di emergenza? Bene", dice. E riesco a notare un cambiamento nei suoi occhi, qualcosa di meno amichevole ma più professionale e rassicurante.
Fisso l'alta facciata gotica del manicomio e mi sento come Davide, sopraffatto dalla presenza di Golia.
Come se potesse leggere nei miei pensieri Albert mi raggiunge
"L'edificio è ancora impressionante, nonostante tutte le finestre rotte e l'erba che cresce sulla scalinata d'ingresso. Devono essere circa 12 ‐15 metri di altezza, probabilmente 30‐40 metri di larghezza"
"E questo è solo ciò che puoi vedere da qui. Questo posto era come una piccola città nel 1800, circa 2000 persone considerando che sia il personale che i pazienti vivevano qui".
Poi mi rendo conto che tutti sono dietro di me.
"Ok, controlliamo l'ora, per favore. Le 11. Bene. Andiamo. Tutti insieme!"
Il portone principale centrale sembra sbarrato dall'interno, ma riusciamo a trovare una porta secondaria rotta sotto la scalinata in pietra d'ingresso che ci dà accesso al basamento con scale che salgono sia al piano superiore, verso il piano terra, e che scendono al seminterrato sottostante.
Sento qualcuno scherzare sul fatto che curiosamente la porta sembrava rotta dall'interno verso l'esterno, come se qualcuno avesse cercato di sfondarla per scappare. Non posso fare a meno di chiedermi in silenzio se fossero stati pazienti o personale.
Seguiamo le scale fino all'androne principale, che sembra ampio, ma e' scarsamente illuminato, con troppi angoli bui. Solo la zona centrale dell'androne, dove una volta doveva esserci una specie di bancone dell'accoglienza, è in piena luce grazie alle finestre rotte. Almeno finché è giorno, suppongo.
Per un momento, solo per un momento, mi chiedo come sia possibile con tutte le finestre rotte in ogni direzione, che non ci sia un alito di vento in un androne così grande.
Dall'androne, la scala centrale principale ancora solida in legno e marmo sale e si divide a forma di Y, in sezioni sinistra e destra verso le ali opposte dell'edificio. Un dipinto, ancora visibile nonostante lo sporco e le ragnatele, sul muro del pianerottolo dove la scala si biforca cattura l'attenzione generale. Una giovane ragazza che tiene in mano dei gigli e un libro con una decorazione a forma di trifoglio sulla copertina. Un alone dorato intorno alla testa.
"Una specie di Madonna, credo"
L'ipotesi di Wendy è tanto pratica quanto errata.
"Santa Dymphna", spiego, "una ragazza di quattordici anni uccisa dal padre dopo che aveva rifiutato la sua profferte"
"Il padre? Disgustoso", afferma Debbie
"Ma non raro nei tempi antichi. Dymphna è la patrona dei malati mentali"
"Ci sono anche altri patroni per i malati mentali", suggerisce Hanna.
"Certo. Ma Dymphna era un caso speciale. È anche la patrona dei sopravvissuti all'incesto e alle violenze sessuali"
"Strano", dice Albert, "a giudicare dall'architettura interna direi che questo posto fosse gestito da una specie di ordine religioso"
"Esatto, Albert. Le suore della Divina Misericordia, o qualcosa del genere. Niente a che vedere con la rock band, comunque"
Nessuno ride al mio tentativo di battuta, quindi continuo
"il manicomio fu costruito sopra l'abbazia preesistente. Alcuni resti dovrebbero ancora far parte del seminterrato e delle fondamenta. In qualche modo, tuttavia, St. Dymphna non era fuori posto, qui"
"Vuoi dire...?" Fred sembra stupito
"Questo posto era un rifugio, ma non solo per malati mentali. Altri tipi di problemi hanno trovato scampo qui e probabilmente almeno un tentativo di soluzione"
"Qualche sotterraneo, laggiù?" Alla fine salta fuori il gusto di Agatha per il gotico.
"Non ne ho idea, anche se non posso escluderne l'esistenza. So qualcosa di un'enorme cripta senza luce, tenuta sigillata probabilmente per impedire che miasmi e topi ne uscissero. Era accessibile solo tramite una specie di meccanismo nascosto noto solo alla badessa e tramandato alla successiva e così via".
"Topi e cadaveri? Disgustoso", dice Debbie, confermando il suo punto di vista.
"La cripta è vagamente menzionata in alcuni vecchi documenti come "Locus animarum", ovvero la Sala delle anime, ma c'è pochissima documentazione chiara a riguardo. Era una specie di segreto dell'abbazia".