Ombre capp 14 -

Capitolo 14 ‐ La Discesa

Il momento sembra surreale. Stiamo per lasciare la stanza quadrata, l'unico posto in tutto l’ospedale che ci abbia offerto rifugio, guidati da una di noi che in questo momento è abitata da qualcun altro, senza alcuna certezza di tornare indietro e tuttavia anche il più scosso di noi si sente a proprio agio con questo fatto.

"Questa stanza", dice Agnes, "è sempre stata un luogo sicuro per me. Le croci sulle finestre contengono gli spiriti dei cavalieri che hanno combattuto sotto tale segno. Ma dobbiamo andare laggiù dove non c'è luce".

Poi, dopo una pausa di riflessione, aggiunge: "La luce mostra la verità, ecco perché Mater la odia. Laggiù, non affronterete solo l'assenza di luce, ma anche l'assenza di speranza, non la semplice oscurità, ma l'oscurità della sua anima. La vostra fede sarà messa alla prova. Siate preparati"

Lewis, la nostra memoria storica, sembra essere rimasto colpito da qualcosa: "i cavalieri che combatterono sotto un tale segno..." ripete, come se pensasse ad alta voce, "anche Suor Sophia lo sapeva..."

Agnes si gira verso di lui con una domanda negli occhi, e Lewis si sente costretto a rispondere: "le sue mani sulla croce come sull'impugnatura di una spada..." Agnes non risponde, gli rivolge solo un sorriso dolce e insondabile che fa arrossire Lewis fino alle orecchie.

Ricordo a tutti la regola, e Fred la enuncia ad alta voce: "Fidati del gruppo, non dell'edificio".

E così, ci muoviamo, tutti insieme, in silenzio, giù per le scale.

È vero, c'è qualcosa di innaturale che si muove intorno a noi. L'aria diventa sempre più fredda man mano che scendiamo. La luce proveniente dalle finestre in alto diventa sempre più debole, ma non gradualmente, è come se fosse risucchiata dall'oscurità man mano che avanziamo. L'oscurità stessa sembra diventare sempre più densa.

I respiri nel gruppo sono calmi e immutati, nonostante tutto, e mi rendo conto che nessuno perde il contatto con la persona che ha davanti e quella ha dietro. Ben, in qualche modo rassicurante, chiude la fila.

Quando arriviamo in fondo alla scalinati e ci spostiamo verso la rampa che scende nel seminterrato, sentiamo un urlo acuto che ci fa venire i brividi lungo la schiena provenire da ogni direzione.

Agnes ci avverte: "Sa che stiamo arrivando; ci sta aspettando". Poi raccoglie qualcosa dal pavimento e chiede: "Avete un fiammifero?". Da qualche parte lungo la fila, spunta un accendino. Muove qualcosa che tiene tra le mani e dice a chi le sta vicino: "Accendila".

Scopriamo che ha in mano una vecchia lanterna, ancora piena di olio.

Lewis non può fare a meno di commentare: "è qui da tutto questo tempo..."

"Ce n'erano due..." risponde Agnes, pensierosa.

Ci addentriamo nell'oscurità. La scala per il seminterrato sembra stranamente breve, anche se piuttosto inclinata e scivolosa. Ora l'oscurità è totale. La luce della lanterna sembra creare un alone in movimento, e tutti noi circondiamo quell'unica luce.

Intorno a noi, l'oscurità è impenetrabile. E gelida. Ma calma. Stranamente calma. Non succede nulla, ma tutti abbiamo la sensazione di avere molti occhi che ci fissano dal buio.

"Non sono molti, è solo lei", dice Agnes come per rispondere alle nostre domande inespresse. "Le altre anime vedono solo lei, non voi, non rappresentano un pericolo".

Alla luce della lanterna, ci troviamo di fronte a un muro. Nessun'altra direzione da seguire.

"È un vicolo cieco? Ci siamo persi?" chiede Fred, pur cercando di mantenere la calma.

"No, non l'abbiamo fatto" risponde Agnes, "siamo dove dovevamo essere. Tenete questa verso l'alto per me", dice, porgendo la lanterna.

Oltre le nostre teste, sul muro, vediamo una lastra di pietra con incise due parole: Hic Locus.

"Questo è il posto", traduco per tutti ma senza capire.

Nessun'altra indicazione, porta o possibile direzione. Siamo tutti perplessi e muoviamo la lanterna intorno, solo per renderci conto che le pareti laterali sono coperte da piccole nicchie, troppo piccole per essere tombe.

"Cosa sono?" chiede Lewis, come al solito, più curioso che spaventato.

"Non sono tombe", spiego pensieroso, "sono ossari..."

"Cosa?" chiede di nuovo Lewis, e continuo, "gli ossari sono le nicchie dove vengono trasferiti i resti dei corpi deposti prima nelle tombe... Ma dove sono le tombe?"

"Qui!" dice Agnes, rimasta per un momento nell'oscurità, anche se sembra a suo agio. E quando voltiamo di nuovo la lanterna verso di lei, sta tenendo le braccia alzate, premendo i vuoti delle due C di Hic e Locus sulla lastra.

Un forte clangore, come qualcosa di metallico ed enorme che si sta sbloccando, e il muro di fronte a noi si apre in due, rivelando una camera buia e ampia.

"Qui e' dove si trova il Locus", dice, poi semplificando "Hic Locus"

Mi do una pacca sulla fronte, "il Locus Animarum!"

Poi Agnes si sposta a fianco a noi ed annuncia, "Non posso andare oltre"

"Cosa? Non puoi lasciarci adesso!" Debbie suona già allarmante.

Agnes calcia un basso ossario, la sua lastra frontale si crepa e cade: uno scheletro completo rotola fuori, con ancora indosso i resti di abiti bianchi, il cranio rivela una ferita che dev’essere stata fatale, la sua mano tiene ancora una lanterna arrugginita.

"Quella notte, qualcosa mi cadde sulla testa. Questo ossario era vuoto e mi trascinai dentro in cerca di riparo, pensando di poter uscire e completare la mia missione, ma la ferita era troppo grave, e non ce la feci. Ora, in questa forma, non posso andare oltre questo punto. La sala delle anime si trova di fronte a voi. Non perdete la fede"

E dopo aver pronunciato le ultime parole, crolla a terra.

Sappiamo già cosa succederà quando, dopo qualche minuto, Mandy si sveglia lamentando un forte mal di testa e chiedendo "dove siamo? Cosa ci facciamo qui?"

All'improvviso, all'interno del Locus, una serie di torce si accendono fiammeggiando da sole, riempiendo la camera di una luce rossa ultraterrena.

La Sala delle Anime è aperta e siamo gli unici rimasti a risolvere il suo mistero. Senza avere alcuna idea su come farlo.