Oscar Wilde e la sua... ballata (apologia della libertà)
Oscar Wilde (vero nome Oscar Fingal O'Flaherie Wills Wilde) nasce a Dublino (1854) e muore a Parigi (1900). Fu poeta, romanziere, narratore, drammaturgo, aforista, saggista, giornalista e traduttore: uno dei più grandi letterati anglosassoni d'ogni tempo! Il suo più celebre ed acclamato romanzo è "Ritratto di Dorian Gray" (1891), capolavoro del decadentismo mondiale. Nel 1895 fu condannato a due anni di lavori forzati, scontati nel carcere di Reading, per "comportamento contrario alla pubblica morale" (pratica dell'omosessualità e della sodomia, in poche parole: amante di lord Alfred Douglas!): la società di allora, perbenista, benpensante, moralista ed ipocrita, perdonava agli artisti (e quindi a Wilde) ogni cosa tranne, ovviamente, l'immoralità alla luce del giorno! (in buona sostanza: se proprio dovete esserlo ‐ omosessuale ‐ fatelo di nascosto!). E Oscar Wilde, comunque, non era certo un tipo qualunque, di quelli che passano inosservati: l'artista, al contrario, che tutti ammiravano; un vero e proprio modello letterario e di vita, tanto per intenderci alla George Gordon Byron!
Frutto letterario di quella terribile esperienza di vita fu la celebre "Ballata del carcere di Reading": in buona sostanza un vero e proprio apologo della libertà contro le disumane e degradanti condizioni di vita nelle carceri vittoriane (ancora di attualità, visto quello che accade, oggidì, in molti paesi del mondo: nel nostro paese, ad esempio, che si considera di fascia A, in quanto a grado di civiltà, viene attuata ‐ in alcune carceri ‐ la barbara ed inumana pratica del letto di contenzione!) ma, soprattutto, contro la pena di morte (lo scrittore aveva assistito de visu all'impiccagione di un giovane soldato, condannato a morte per l'assassinio della moglie!).
= The Ballad of Reading Gaol/La ballata del carcere di Reading (1898) =
Non portava la giacca rossa
perché rossi sono sangue e vino
e il sangue e il vino li aveva sulle mani
quando lo trovarono con quella donna,
la povera donna morta, che lui amava
e che aveva ucciso nel suo letto.
Camminava fra gli altri condannati
con uno straccio di vestito grigio,
in testa il berretto da cricket;
il suo passo correva allegro e leggero,
ma non ho mai visto un uomo
guardare il giorno con tale intensità.
Non ho mai visto un uomo guardare
con sguardo così intenso
quella breve tenda d'azzurro,
che i prigionieri chiamano cielo,
e contare le nuvole in transito
su vele d'argento.
Camminavo con altre anime in pena
in un braccio differente
e mi domandavo se fosse lì
per qualcosa di grave o di poco conto
quanto dietro di me sento un bisbiglio:
"finirà sulla forca!"
Cristo santo! All'improvviso giravano
tutte le mura della prigione
e il cielo era un casco
di acciaio e di fuoco.
Ero anche io un'anima in pena
ma il mio dolore non lo sentivo più.
Finalmente era chiaro quale tormento
gli rendeva così eccitato il passo
e perché guardasse il giorno
con tanta angoscia negli occhi:
aveva ucciso la cosa che amava
quindi doveva morire.
Eppure tutti uccidono la cosa che amano:
questo si deve sapere;
qualcuno lo fa con uno sguardo d'odio,
qualcuno con parole e lusinghe,
il vigliacco sceglie un bacio,
l'uomo di coraggio la spada!
Alcuni uccidono l'amore da giovani,
altri in vecchiaia,
alcuni lo soffocano con mano di lussuria,
alcuni con mani colme d'oro:
i più umani usano il coltello perché
i morti diventano freddi così in fretta!
Amore troppo breve, amore troppo lungo;
c'è chi vende, c'è chi compra,
alcuni lo fanno con le lacrime agli occhi,
altri senza un sospiro.
Ogni uomo uccide chi ama,
ma non viene per questo messo a morte.
Non muore una morte vergognosa
in un giorno di estrema infamia,
e non si trova un cappio al collo,
un drappo nero sulla faccia.
(traduzione di Pina Spelta per i tipi della "Lieto Colle").
Nessuna nazione, nessun governo di nessuna nazione al mondo, nessun tribunale e nessun giudice, né nessun altro uomo mai, che sia da solo o insieme ad altri ‐ a mio avviso ‐ può decretare (seppur facendolo in virtù di codici e leggi) la fine della vita di un'altro suo simile!
Da trenta anni, ormai, sono ateo ma per Amnesty International, dal 2004, firmo petizioni contro la pena di morte e la tortura andandone fiero!
Taranto, 18 gennaio 2019.