Pagine di sport - Arnold Palmer (Usa)
Ho conosciuto il golf, televisivamente parlando, nei primi anni ottanta attraverso le telecronache indimenticabili (passate in tivù in differita, il più delle volte) di Mario Camicia, giornalista, commentatore, fotografo nonché grande esperto di golf scomparso nel 2011. Così mi sono appassionato a quello sport (da molti, e ingiustamente, ritenuto sport elitario e di nicchia nonchè poco "redditizio" dal punto di vista televisivo: basterebbe informarsi sul seguito che ha nei paesi anglofoni, in nord America e nord Europa, in alcune zone dell'Asia per rendersene conto!) e alle gesta di alcuni grandi campioni che erano in auge in quel periodo: Jack Nicklaus, Tom Watson, Severiano Ballesteros, Lee Trevino, Greg Norman, Arnold Palmer, etc.. Da allora, purtroppo, debbo dire di aver seguito sempre meno questo sport e non per mie colpe: soprattutto per il fatto che nel corso dei decenni successivi, tranne piccole e brevi eccezioni, esso sia stato in massima parte "preda" (televisivamente parlando) dei grossi network a pagamento. In questo spazio di pagine di sport, dedico un articolo proprio ad Arnold Palmer, giocatore statunitense che sicuramente è stato il più popolare di ogni tempo tra i campioni del golf. Egli fu l'eroe antidivo, il mito dello sport per gli americani. L'uomo che ha reso popolare il golf come nessun altro. Basti pensare che creò la "palmermania", cioé la voglia della gente di emularlo nei gesti e nel comportamento. E' stato per questo il campione più simpatico che abbia mai calcato i green e che il golf abbia mai avuto e rimarrà nella storia di questo sport (e dello sport in generale) oltre che per il suo valore tecnico anche per la disponibilità e signorilità verso il pubblico e gli avversari. Dotato di grande estro e carica umana, pochi nomi possono reggere il confronto con lui nel dopoguerra: Nicklaus, Trevino, Player, Watson, Ballesteros e, ultimo, il top degli anni novanta‐duemila, Tiger Woods. In ogni torneo era seguito da una galleria di personaggi, chiamata "Arnie's Army" (Armata di Arny), con cui amava scherzare e divertirsi durante le fasi di gioco. Nato a Latrobe, cittadina della Pennsylvania situata nell'area metropolitana definita "Great Pittsburgh" e famosa per il "banana split" (gelato con banana), per essere stata sede dei camp estivi dei Pittsburgh Steelers, squadra di football della NFL, nonchè per la birra Rolling Rock, il 10 settembre del 1929, nel 1954 trionfa agli US Open Amateurs prima di esordire, l'anno successivo, nel circuito professionistico (PGA Tour) dove otterrà ben sessantadue vittorie (tra l'altro, vinse gli Open ‐ oltre a quello degli Stati Uniti ‐ in cinque diverse nazioni al mondo: Canadian Open nel 1955, Panama e Colombia Open nel 1956, Australian Open nel 1966, Spanish Open nel 1975) e guadagni per 1.902.698 dollari (è stato il primo giocatore ad abbattere il muro del milione di dollari in carriera). La sua prima vittoria in una prova dello slam fu quella nel Masters di Augusta nel 1958. E' da dire che nel golf, così come in un'altro popolare sport giocato con attrezzo (racchetta) e pallina, ossia il tennis, le prove dello slam (note anche come "Major Tournament") sono quattro e si esauriscono in un lasso di tempo che va da aprile a luglio. Il Masters di Augusta è la prima di queste prove, ad aprile. E' così chiamato perché si disputa sempre nella località omonima della Georgia, nel sud degli States, ed è organizzato dal locale club golfistico, uno dei più prestigiosi ed antichi al mondo. Le prove successive, la seconda e la terza, si disputano sempre in territorio americano ma sono "itineranti": tanto il PGA Championship, organizzato in maggio dalla Professional Golfer's Association (l'Associazione dei giocatori professionisti americani di golf), quanto gli US. Open, che si disputano in giugno. L'ultima prova è quella degli Open Championship, meglio noti tra gli appassionati come British Open, e si disputa a luglio in località sempre diverse del Regno Unito. E'la prova più antica del circuito: la prima edizione fu giocata nel lontano 1860. Complessivamente Palmer ottenne sette successi in prove dello slam (2 British Open, 1 US. Open, 4 Masters) tra il 1958 ed il '64 ma ha anche il rammarico, dentro di sé, (giustificato e giustificabile, probabilmente) di non aver mai vinto il PGA Championship in cui è giunto ben nove volte tra i primi 10 (record assoluto che detiene con altri tre giocatori: Ben Hogan, Julian Boros e Nicklaus) e di non esser potuto entrare, così, nell'esclusivo club degli "slammers", ovvero quei giocatori che hanno vinto tutti i majors: Gene Sarazen, Hogan, Gary Player, Nicklaus, Woods. Nel corso della sua carriera, la quale abbraccia oltre un trentennio, (altra peculiarità che lo contraddistingue e lo eleva ulteriormente in excelsis) ha però rivaleggiato con grandissimi giocatori, probabilmente i più forti all‐times (da Sam Snead a Boros, da De Vicenzo a Middlecoff, Billy Casper, Floyd, Player, Trevino, Watson, etc.), tuttavia sono i suoi duelli con Jack Nicklaus ad aver fatto epoca, ad aver lasciato impronta indelebile nella storia del golf e ad aver infiammato oltre modo gli animi degli appassionati di tutto il mondo. L'"orso biondo" (il soprannome con cui addetti ai lavori ed appassionati sono soliti chiamare Nicklaus), che molti considerano il più grande giocatore di tutti i tempi, ha conteso sin dal suo esordio, avvenuto nel 1962 (anno dello storico play‐off di Oakmont, in cui batté il rivale agli Open degli Stati Uniti) popolarità ed onori a Palmer che, però, con grande carattere ha sempre ribattuto colpo su colpo all'avversario. Palmer è stato lo sportivo nel vero senso della parola (praticava tanti sport tra cui nuoto, jogging, tennis) e ovviava alle sue non eccelse doti fisiche con una gran carica agonistica ed un gioco impetuoso. Numerosi anche i suoi successi nelle prove di doppio o a coppia (double) ed in quelle a squadre: ha vinto due volte (1964, 1967) il World Match Play di Wentworth e si è ritirato nel 1992 dal circuito professionistico, lasciando un vuoto incolmabile tra gli appassionati di golf. Ha giocato poi nel PGA Senior Tour come altri rivali‐amici (tra cui lo stesso Nicklaus): disputò il suo ultimo British Open nel 1995 e l'ultimo Master nel 2004, a settantacinque anni: l'ultimo torneo del circuito non dello slam fu invece per lui il Pittsburgh Senior Classic, giocato nel 1997. Dal 1974 fa parte della Hall of Fame (arca della gloria) mondiale del golf, a St. Augustine in Florida. Fu impegnato in molteplici attività collaterali al golf anche dopo il ritiro dalle scene agonistiche (testimonial di alcune grandi aziende, autore di numerosi libri, attore in molti spot televisivi, per strada e sui giornali, etc.), restando al culmine della sua popolarità anche dopo aver appeso la mazza al chiodo. Anche nella graduatoria degli sportivi più ricchi, che annualmente viene stilata da "Forbes", notissima rivista economica americana, compare spesso in alto: 4° nel 1994 e 11° nel 1995 con ventidue milioni di dollari di guadagni complessivi.
Morì nel settembre del 2016, a Pittsburgh, in attesa di un intervento al cuore. "Forse i suoi predecessori hanno vinto di più", ha detto Mario Camicia, "ma lui resterà sempre sinonimo di golf".
‐ Hanno detto di lui ‐ Le simpatie politiche di Palmer erano note nell'ambiente del golf e non solo: non era certo un liberal, un progressista, tanto meno era una "colomba". Egli era un massone e votava repubblicano da sempre (fu amico, tra gli altri, del presidente Eisenhower e donò denaro a molti esponenti del partito dei falchi o rosso, come viene denominato negli Stati Uniti il partito repubblicano, tra cui George W. Bush junior). Tuttavia, il giorno dopo la sua morte, il 26 settembre del 2016, il presidente Barack Obama, che nel 2009 aveva conferito al giocatore l'Arnold Palmer Congressual Gold Medal Act (secondo dei più alti onori civili che il governo Usa possa assegnare), volle tributare omaggio al campione e rilasciò, tramite il suo ufficio stampa, al quotidiano US Today, la seguente dichiarazione: "Con il suo swing fatto in casa e il suo fascino fatto in casa, Arnold Palmer aveva spavalderia prima ancora di diventare famoso. Da un umile inizio, lavorando presso il locale club nella sua amata Latrobe, in Pensylvania, a superstar come volto del golf in tutto il mondo, Arnold è stato il sogno americano che prende vita. Lungo la strada ha collezionato vittorie su vittorie ma non è stato il suo successo a renderlo re. Il suo approccio a ruota libera e senza paura al gioco ha ispirato una generazione di giocatori di golf e, per la prima volta in tivù, ha affascinato il pubblico di tutto il mondo. Certo, ci è piaciuto il fatto che abbia vinto sette major, ma abbiamo apprezzato molto di più che abbia vinto anche quando non era dato per vincente, quello spirito si estendeva oltre i legami in cui si dava liberamente e riversava tutto ciò che aveva in tutto ciò che faceva: dalla costruzione di ospedali alla risposta personale alle innumerevoli lettere dei suoi fan. E ha fatto tutto con un sorriso che lasciava intendere che forse aveva un altro colpo nella manica. Oggi, Michelle e io siamo con l'esercito di Arnie per salutare il re".
‐ I PIU' RICCHI: GUADAGNI DEL PERIODO 1990‐1996(x)
stipendi sponsor totale
Michael Jordan/Basket 47 310 357
Mike Tyson/Boxe 243 5 248
Evander Holyfield/Boxe 176 12 188
Arnold Palmer/Golf 1 130 131
Shaquille O'Neal/Basket 32 93 125
Andre Agassi/Tennis 18 102 120
Jack Nicklaus/Golf 4 115 119
Wayne Gretzky/Hochey su ghiaccio 59 50 109
Ayrton Senna/Automobilismo 84 18 102
(x) ‐ Cifre espresse in miliardi di lire ‐ Fonte: rivista Forbes.