PARLANDO DI TELEVISIONE
Vi ricordate la canzone di Gaber "Ma com'è bella la città, ma com'è grande la città......" Mi viene da dirlo per la tv. "Ma com'è bella la tv, ma com'è grande la tv......appunto, sempre più grande. Supermegagiganteschi schermi piatti al plasma, il nostro plasma, versato goccia a goccia alla scadenza di ogni rata, 240 rate per 20 anni. Non preoccuparti papà, quando muori tu continuo a pagare io, adesso però dobbiamo cercare casa, una casa grande, non perchè siamo in tanti, ma perchè il televisore ha uno schermo così grande che ci vuole una casa con un salone adatto, anche perchè se lo schermo è troppo vicino fa male agli occhi. Giusto, ma una casa con un salone grande ha sicuramente anche una cucina grande, due camere da letto grandi, doppi servizi grandi, doppio garage, doppia cantina, doppia tavernetta, doppio giardino, doppia mansarda, insomma costa circa 800000 euro. Accipicchia! Vendiamo la casa dei nonni, il terreno che ci ha lasciato lo zio Antonio e l' appartamento ereditato dalla zia Liliana e accendiamo un mutuo ipotecario per la differenza. Giusto. Venticinque anni di mutuo, non preoccuparti papà, se muori tu continuo a pagare io, ma almeno sistemiamo la tv come si deve. Giusto.
Quando comparve la tv, in breve fu definita una scatola a volte magica, a volte diabolica, secondo i gusti. Oggi non si può più neppure definirla scatola perchè anche se possiamo guardarla in 3D, lei le 3D non le ha più. E' una specie di foglio animato che possiamo appendere dove ci pare, anche sul soffitto, che ci spia, ci insegue e ci deride mentre passiamo la scopa elettrica o spolveriamo i mobili. Le voci stridule dei conduttori ci inseguono ovunque.
Ah, i conduttori di un tempo! Così a modo e perbene, così misurati nel modo di esprimersi, con quelle facce pulite, perfettamente sbarbate, che potevi immaginare solo odorose di dopobarba. E le conduttrici? Gentili, ammiccanti quel tanto che bastava, senza mai esagerare per non scandalizzare la nostra mente "provinciale", le nostre maniere un po' ipocrite forse, ma bene educate. E sapevano perfino parlare correttamente l'italiano! No, non esistono più! Ogni tanto ne invitano qualcuno per ricordarci quanto i tempi sono cambiati. Adesso ci sono quelli che io definisco i cond‐attori e le cond‐attrici. Piangono, ridono, urlano, si commuovono e si indignano in diretta. Si avvitano sguaiatamente sulle loro poltroncine, abbandonati come si trovassero sul divano di casa, spesso e volentieri si grattano la testa, saranno le tinte, gli "ammorbidenti", i pidocchi, non lo so. So solo che i più educati infilano timidamente un ditino fra i capelli e si danno una grattatina, così, facendo finta di niente, illudendosi di passare inosservati. Quelli meno timidi si grattano con qualunque cosa, penna molletta cartelletta, sarà un fatto emotivo? E invitano tutti. Ormai in tv ci vanno davvero tutti, soprattutto i più sofferenti, i diseredati, i più poveri, i senzatetto, i dimenticati dalle istituzioni, gli ammalati abbandonati dalle ASL e dall'INPS, i perseguitati da equitalia, le vittime delle ingiustizie più svariate. Non sarebbe neppure disdicevole dare voce a tutte queste persone, se non venissero pesantemente strumentalizzate, se il loro dolore non venisse dato in pasto a milioni di teleutenti che, brandendo il telecomando, assetati di vendetta, si immedesimano e sentono salire in superficie i peggiori sentimenti. E il cond‐attore o la cond‐attrice di turno, bisogna dire che le donne sono più brave, rimescola il dito nella piaga per tirare fuori dal malcapitato ospite il racconto, il più straziante possibile, delle sue disavventure, incoraggiandolo a svelare i dettagli più morbosi. Con fare suadente ed ambiguo, con lo sguardo triste e solidale, anche con qualche lacrima, se è particolarmente in gamba...ecco che la "cond" ha raggiunto il suo scopo perverso. E poi la ciliegina sulla torta: se all'ospite di turno hanno ammazzato un famigliare il giorno prima, lei chiede sottovoce: "Lei perdona l'assassino?" Se lì ci fossi io lo sganassone partirebbe in automatico, neppure bisognoso di una breve riflessione introduttiva. Uno sganassone secco, preciso, liberatorio.
Ma non bisogna dimenticare il povero diavolo che sta dall'altra parte. Quel disgraziato che deve difendersi dalle parolacce e insulti che arrivano dalla tv. Il tizio che rappresenta l'istituzione di turno, che di solito è quello appena arrivato, oppure l'ultima ruota del carro, che viene spinto a calci davanti alle telecamere a balbettare spiegazioni su qualcosa di cui non sa nulla. Lui o lei si trova lì, all'improvviso, di fronte a una persona che l'incalza di domande, con un'aggressività inaudita, e gli o le piazza il microfono davanti alla bocca, a momenti glielo infila su per il naso, mentre un cameramen lo o la riprende in primo piano. Ma vi immaginate? Che figura può fare questo poveraccio o poveraccia, se non quella dell'idiota? Ma tutto fa aumentare l'indice di gradimento.
Ormai la tv è di tutti e tutti vanno a dire la loro. Non importa se vengono dette e urlate delle autentiche castronerie, basta fare rumore, litigare meglio ancora, se poi si arriva alle mani l'indice di gradimento si impenna. E mi fanno ridere quei cond che, dopo le parole di un ospite scervellato che magari ha inneggiato a qualcosa "che non si può dire in tv" ci tengono a sottolineare che "Eh no, non possiamo far passare un messaggio del genere!" Cretino, il messaggio è già passato e forse, se te ne stavi zitto, non sarebbe stato notato.
Beh ragazzi, mi sono stufata di parlare di tv, ma è un argomento su cui tornerò quando ne riavrò voglia. Ciao.