Paura della libertà
"Da me si lavora 8 ore più 45 minuti dovuti alla pausa pranzo e poi ogni giorno sta ai cazzi miei fare di più o di meno , basta che a fine mese non sia sotto di più di 2 ore e che se si esce prima delle 16.45 bisogna fare un permesso con recupero.
Bene, ieri io sono uscito alle ore 16 e la gente lo ha preso come un atto di alta libertà annusata. Prima di uscire faccio il corridoio e chi mi incontrava si allarmava per quel mio non portare a termine la giornata completa, capiva che stavo andando fuori ad assaporare libertà di ore mai vissute all'aria aperta, qualcosa che quando capita è un evento poichè niente e nulla ti può bloccare dal fare le 8 ore del porcoddio.
Insomma loro non erano invidiosi o comunque non era quello il sentimento maggiore che partiva dal cuore e usciva dai loro occhi, bensì una sorta di paura e smarrimento per quello che avrei potuto trovare fuori a quelle ore.
Che potevo saper io se alle ore 16 non girano per Milano leoni e tigri, bande di saccheggiatori e quant'altro?
Loro son solo sicuri e tranquilli che dopo le ore 16.45 la buona polizia del governo italiano pensa a mantener la calma per la città e ad assicurare ai cittadini un buon felice ritorno a casa, una metrò sicura, un ingorgo sicuro e pacifico.
Insomma io stavo osando il non plus ultra, mi stavo avventurando oltre le colonne d'Ercole, ero quasi un eroe che voleva metter nero su bianco che esiste qualcosa prima delle 16.45 e che non è il nulla o il nero.
E una storia triste e l'assuefazione alla prigione non ti permette un reinserimento nella società, ti fa sentire impaurito e sporco in coscienza se ti concedi qualcosa di più, quel qualcosa di più che una volta era la vita normale".