Per sempre tornato
Ci sono dei giorni al risveglio il cui il sole mi splende in maniera particolare.
Tiro su la tapparella e zac, gli occhi mi rimangono abbagliati dalla sua luce folgorante e pure il suo calore mi cattura subito ed allora, anche se avevo impegni, mollo tutto e scappo in collina: dove so posso permettermelo sul serio dal vivo, in pace, da solo ed appieno e.
E wow!
Oggi è giusto una giornata del genere.
Un vento del nord est ha spinto via le nubi nella notte.
L'aria adesso è tersa e rende le cose più vivide.
Meglio piene di loro.
Così le montagne, il cielo, la cremosa terra arata ed il secco verde, nello sguardo diventano un possente coro creando contrasti cromatici che esaltano il mio buon sentimento verso di loro.
Non è ancora proprio primavera conclamata, ragion per cui solamente in certi caldi avvallamenti creati dal piccolissimo rio, nel ripido boschetto d'acacie e castagni, gli aromi delle primule, degli ultimi bucaneve, delle splendide pervinche
assieme alla, per me, magnificente regalità dell'indescrivibile dente di cane mi rapiscono ed incantano e.
E va intanto di cuffie il reggae nella mia testa e così guardandomi attorno ed apprezzando rilassato, è come se mi dimentico di me, al che quando poi un lontano rumore o un pessimo trattore trombone, disturbano mi ritrovo spaesato.
Sospeso tra il mio mondo ed il mondo.
Acceso e spento.
La realtà che mi s'è creata purtroppo attorno mi rivuole, però fossi io a decidere veramente resterei qui.
Questa infatti è vita certa.
Non i locali, i grattacieli, le incombenze, le stazioni, il lavoro o peggio.
E comunque ora alzo il volume e mi sdraio, con, sull'erba per gustarmi l'ennesimo dub.
Mentre il sole mi pressa giù il basso mi porta su.
Con il pianoforte che saltella l'acqua non gorgoglia audace, si muove in sordina e rispettosa.
Gli uccellini non solfeggiano quando la chitarra con il suo cià, cià, cià, dà il ritmo alla foglia che si scrolla sul ramo e le poche parole cantate sorgono direttamente dal centro del cielo espandendosi, tra echi e riverberi, in tutte le direzioni quasi per ringraziare ogni singola cosa, bensì gli occhi. Gli occhi con la musica nelle orecchie funzionano invece ancora benissimo e. E da un po' mi convogliano l'attenzione verso uno spettinato cespuglio di rovo.
Si vede hanno notato un movimento e curiosi vogliono approfondire.
Boia!
Lì dentro c'è qualcuno.
Di sicuro.
E la mia mano dunque corre verso il tasto per fermare la musica mentre mi tiro su interessato, ma si ferma a mezz'aria perché il, fluido e suadente, suono d'un flauto ha iniziato a dondolare, a curvare ed a strisciare, un nerissimo serpente che sta bellamente, fra erbe, fusti e radici, venendo verso di me.
Non bastasse rimango immobile quando s'avvicina ed allorché butta in acqua l'aggeggio delegato al fornire musica.
E non reagisco nemmeno nel mentre lancia lontano il portafoglio ed i documenti.
E non so che dire, eppure mi sta di per sé simpatico se l'osservo bene laddove mi toglie le scarpe e. Ed in sua presenza non mi vergogno per niente se ricambia l'occhiata dopo avermi fatto sparire i vestiti.
E nell'ombelico, previo aver chiesto ed ottenuto permesso, lo vedo ora infilarsi ed affondare fino a sparire intero.
Lo sento che mi cammina dentro.
Che serpeggia per lo stomaco.
Che risale la trachea e che in seguito ad un'attenta esplorazione di bocca, naso ed occhi, si piazza con la testa nel centro della fronte e con il corpo arrotolato ad avvolgere il mio cervello.
Urca!
Adesso mi muovo strisciando e poggiando sulla costola salgo il tronco.
Nei buchi tra le pietre nere dell'argine dormo o riposo.
Ed i simpatici topini campagnoli fanno baldoria tranquilli nel contempo, anche se sembra percepiscano il mio appetito crudele mentre sono in fase di caccia. Che difatti spariscono lesti lesti.
Con la luce sono attivo, col buio fermo non passivo.
E deambulando tra i raggi obliqui cadenti sul pavimento del bosco non ho nessuna preoccupazione.
Anzi non so addirittura nemmeno chi m'ha generato ed appena posso me la godo, pure se sono perennemente attento ai rapaci, ai ricci ed agli scarponi degli uomini.
C'è un vero paradiso qui.
Non mancano cibo ed acqua.
Ho diversi conoscenti di varie razze che mi tengono compagnia e le sorprese nel prato o sulla cima degli alberi, non mancano mai.
C'è persino una giovane bisciotta che mi coccola ed attira e. Ed immancabilmente va per i fatti suoi.
Da quando è cominciata quest'avventura non ho mai pensato all'orario.
Il ciclo vitale funziona da solo, senza lancette o appuntamenti pre ordinati che.
Che bellezza tuttavia. Tuttavia è il tramonto e purtroppo sento di nuovo lui muoversi in me.
In questo momento uscendo da dov'era entrato e riordinandosi un minimo sopra la mia pancia, senza emettere nessun suono mi dice.
«Troppe schifezze dentro il tuo cervello.
Ho avuto modo di notarlo perfettamente».
Lo so, gli rispondo.
Molte sono costretto a tenerle contro voglia.
«Sicuro!
Se t'è comodo pensarlo fai bene, comunque sappi in realtà non le puoi del tutto lasciare e. E per l'infinito ti vorranno condizionare».
Aiutami tu.
«Non ne ho facoltà però. Però voglio dirti di tuo sei nel giusto.
Volendo non ti impediranno troppo le visioni ed oggi non cederai. Oggi proprio no.
Ciao».
E girandosi per tornare nel rovo ha ripreso dall'acqua il coso delle cuffie e nel darmelo ha sorriso annuendo.
Ed in seguito sono ricomparsi da soli i vestiti ed il resto, al che lui per il suo fato è: con mio enorme malincuore; per sempre tornato.